Non è un film di Castellano e Pipolo ma potrebbe esserlo, perché ha diversi leit motiv che poi ritroveremo nei loro film con Adriano Celentano. Il molleggiato all'altezza del 1976, cinematograficamente parlando non era ancora esploso; per carità, aveva già all'attivo Yuppi Du, Rugantino, Serafino, Super Rapina A Milano e i musicarelli di fine anni '50, ma non era ancora assurto ad eroe delle famiglie italiane che si riversavano nei cinema a vedere la commedia italiana di Natale. E' proprio dalla seconda metà dei '70 che la sua carriera prenderà una piega sempre più vistosa, da protagonista, forse a cominciare da Bluff - Storia Di Truffe e di Imbroglioni, dove però ancora ha un ruolo da comprimario, o meglio, da co-protagonista. Con la regia di Sergio Corbucci, che collabora pure alla sceneggiatura, e le musiche charleston di Lelio Luttazzi (nessun ruolo di Celentano in questo caso), Celentano è Felice Brianza, in arte Felix, truffatore di professione già finito al gabbio. Durante un trasbordo di detenuti riesce a fuggire e viene sorprendentemente aiutato da dei tizi con l'aria da gangsters. In breve si rende conto che c'è stato uno scambio di persona; al suo posto sarebbe dovuto fuggire Philip Bang (Anthony Quinn), uno dei più leggendari criminali di Francia. La banda di gangsters, capeggiata da Belle Duke (Capucine), costringe Felix a tornare nel penitenziario e organizzare la fuga di Bang. Felix ci riesce e, una volta fuori, decide di allearsi con Bang per truffare proprio Belle Duke ed i suoi sgherri. La resa dei conti avverrà in occasione del ritrovamento archeologico più importante di tutti i tempi: la tomba nibelunga di Sigfrido.
Come dice lo stesso titolo, il film è un bluff continuo, perpetrato da imbroglioni patentati ed incalliti. Ogni personaggio truffa e inganna qualcuno. Lo fa Bang che inizialmente non si spaccia per tale, e che mette continuamente alla prova Felix; lo fa Felix, che vive proprio di tiri mancini ai danni del prossimi, lo fa Belle Duke, che è la regina del crimine e intende gabbare sia il suo ex amante Bang che Felix, lo è Charlotte (Corinne Clery), figlia di Bang, che fa il doppiogioco con Belle Duke e con Felix. Tutti concorrono ad espropriare qualcosa a chi ne ha di più. Colpi su colpi fino all'ultima fregatura. In questo senso la pellicola scorre via agilmente, soprattutto nella parte di mezzo, dove il duo Celentano/Quinn va in giro a procacciarsi denaro ed abiti eleganti mettendo a segno molti bidoni. Si risolvono forse con un po' troppa facilità e disinvoltura in sceneggiatura, ma la commedia ha un tono leggero e non intende necessariamente rispettare la verosimiglianza ad ogni costo. Così come risulta poco credibile che sul finale il "professore" di Belle Duke si beva tutta la messa in scena dello scavo archeologico con tanto di paccottiglia di tesori e preziosi vari, ma tant'è, il lieto fine doveva esserci perché il pubblico, quando ride, parteggia per i buoni. Il cast è ben assortito, il burbero Anthony Quinn ha come contraltare lo scavezzacollo Celentano, dalla battuta sempre pronta. La Clery è la fatina della situazione, che alla bisogna mostra il reggicalze. Capucine è un po' sempre Capucine, donna algida, cinica, un po' perfida (in superficie). Tra la sua manovalanza possiamo scoprire anche Tony Binarelli, essenziale per i giochi di carte al tavolo verde. Che c'entrano Castellano e Pipolo citati all'inizio? C'entrano perché qui abbiamo gli stessi tempi fulminanti, le battute non-sense di Celentano, persino la consueta scena del balletto un po' stralunato di Adriano, manca solo la scena in loop che prima o poi arriva sempre in un loro film. L'ambientazione anni '20 rende estremamente gradevole il tutto, così come le musiche di commento di Luttazzi. I successivi film di Adriano saranno più divertenti, ma in qualche caso anche meno "film" e più "one man show", Bluff invece è un lavoro corale e molto equilibrato, con una sceneggiatura solida.