
All'epoca di Blow Out De Palma è già diventato De Palma, regista apprezzatissimo che qualcuno comincia ad associare ai grandi nomi, come Altman, Coppola e Hitchcock. Essendo un regista di genere, prevalentemente thriller, con spunti horror o comunque visionari ed inquietanti, anche De Palma si trova naturalmente ad avversare quella fetta di critica che vede nel cinema di genere e segnatamente thriller una sorta di filone basso, popolare, che non può e non deve contribuire a definire un regista "autore" (con la R e la A maiuscole). Cosa nota, basti pensare al menzionato Hitchcock, o al nostro Dario Argento, due nomi che certamente hanno segnato la strada per De Palma, ai quali si ispira vistosamente e cita senza tante remore nei propri film. Anche in Blow Out ad esempio l'uso del colore è praticamente quello di Suspiria ed Inferno (e che Argento a sua volta aveva mutuato da Mario Bava). Dopo capolavori come Carrie e Vestito Per Uccidere, De Palma diventa un marchio ingombrante dal quale è difficile prescindere, anche e soprattutto quando il livello rimane altissimo come in Blow Out. L'aspetto forse più gustoso di questa pellicola è il continuo citazionismo, persino metacinematografico. Non solo il film inizia in modo "truffaldino", facendoci credere di essere dentro una specie di slasher per adolescenti, quando invece è il film (nel film) al quale sta lavorando il protagonista Jack Terry (John Travolta), sonorizzatore di professione; ma poi, lungo l'arco di tutta la storia, siamo continuamente trasportati dentro i laboratori che Terry usa per dare corpo ai suoni dei film nei quali è coinvolto, assistiamo materialmente al processo in divenire, vediamo i macchinari, li vediamo in uso, scorgiamo metri di nastro avvolti e riavvolti mille volte; entriamo insomma nella stanza dei bottoni, condotti per mano da De Palma, che accetta di farci vedere l'antro del mago, mentre è al lavoro. Scopriamo come una verità può diventare finzione o, di contro, una finzione può essere eletta a verità.
Intriganti anche i momenti nei quali Terry lavora sul campo, raccogliendo quei rumori che poi rielaborerà in laboratorio associandoli ad immagini. Blow Out si basa si di un complotto, dunque è un climax continuo di realtà trasfigurata in menzogna e viceversa. L'ingrediente che lega tutti e 108 i minuti di questa corsa è la tensione, il senso di minaccia, di pericolo, la caccia all'uomo, tipica esperienza hitchcockiana. Travolta, e con lui Nancy Allen (all'epoca moglie di De Palma), non sa neanche bene da chi deve difendersi ma entrambi sanno per certo che qualcuno intende toglierli di mezzo poiché, incidentalmente, hanno visto e sentito ciò che non dovevano. Se la componente visiva e registica è impeccabile (con tanti virtuosismi di macchina mai fini a loro stessi ma anzi, estremamente narrativi e ansiogeni), non si può dir lo stesso dei dialoghi, talvolta un po' superficiali. Soprattutto quelli tra Travolta e la Allen. Si poteva affinare meglio la sceneggiatura in determinati passaggi, come ad esempio nel dialogo a casa della Allen, quando Travolta cerca in tutti i modi di convincerla a partecipare con lui ad un programma televisivo per smascherare le false testimonianze sull'incidente occorso ad un politico morto annegato. D'altra parte è anche vero che il livello di Sally, il personaggio della Allen, è bassissimo, ed in parte ciò finisce col giustificare scambi di battute così anonimi e terra terra. Chiaro che il "core business" del film siano le scene di tensione (su tutte, la pazza corsa in macchina di Travolta ed il successivo epilogo durante la parata per la festa nazionale). Curioso che circa il 70% del film sia stato girato di notte, permettendo così a De Palma di giocare molto con dei cromatismi fortissimi accentuati dal nero delle tenebre. Split screen, flashback, il cosiddetto "deep focus" (messa a fuoco perfetta di primo piano, sfondo e tutto ciò che sta nel mezzo, ottenuta con un particolare sistema di lenti), carrellate, tutto l'armamentario caro a De Palma viene apparecchiato in Blow Out, contribuendo a generare un clima di assoluta spigolosità per lo spettatore che non può non venir risucchiato dentro il meccanismo stritolante. Decisamente amaro il finale, pure questo abbastanza in linea con lo spirito di De Palma (si pensi a Carrie). Così come non mancano altre tematiche "tipiche" come il senso di colpa e il voyeurismo. Le reazioni alla pellicola furono contrastanti, Blow Out venne tanto elogiato quanto affossato, ma comunque la si pensi, a tutt'oggi rimane uno dei più calzanti esempi di come si gira un film, una specie di manuale in pellicola (sorte toccata a molti dei lavori di De Palma, che in qualche misura mi verrebbe quindi da associare al compare Wes Craven).