Michael Radford è quello de Il Postino (pubblicità strombazzatissima sul dvd), il celebre film col Troisi morente, uno di quei titoli che ha assunto un valore trascendentale, con il significante che ha oltrepassato generosamente il significato. B.Monkey invece è quello con Asia Argento, decisamente tutto un altro campo d'azione, anche se la sceneggiatura è tratta dall'adattamento dell'omonimo romanzo del 1992 di Andrew Davis, scrittore britannico e soprattutto sceneggiatore cinema e tv (sua la firma sui primi due capitoli di Bridget Jones e sulla più recente serie tv House Of Cards). La trama: maestro elementare rimane folgorato dalla bellezza di un'avventrice notturna di un pub, apparentemente senza un motivo preciso se non una semplice questione di magnetismo. Lei però è una fuorilegge, rapinatrice, ladra, frequentatrice di pessime compagnie nonché forse tossica fino a l'altro ieri. L'incontro è pura chimica e malìa, perché lui vuole quella meravigliosa creatura, lei desidera una vita finalmente normale. I due dunque si mettono assieme, ci metteranno poco a scoprire che non è così facile "uscire dal giro". Ma l'amore...
Il lui della situazione è un incomprensibile Jared Harris, la lei è naturalmente Asia Argento. Le malelingue stenteranno a crederlo ma quello inespressivo dei due è Harris. Radford gli mette accanto pure Rupert Everett, che stranamente è un sodomita (ma dai?) e Jonathan Rhys Meyers, quello con la faccia da pubblicità di profumi poco eterosessuali (e che nel film infatti....). Everett e Meyers sono la vecchia cricca criminale di Asia e, per quanto sussista il legame affettivo delle scampagnate dei vecchi tempi (dar fuoco alle macchine e rapinare gioiellerie), rappresentano pur sempre una minaccia per il nuovo amore puro e ordinato col maestrino delle elementari (che ovviamente ascolta musica jazz). L'idea - piuttosto didascalica e telefonata - è quella di due mondi opposti che si scontrano, finendo però col compenetrarsi, ma il prezzo da pagare è alto, perché la società è brutta e cattiva e solo l'amore ci può salvare, meglio se con due emme.
Il film è caruccio dai, e (almeno) stavolta in larga parte per merito di Asia, che ne è protagonista indiscussa, facendo letteralmente il bello ed il cattivo tempo. Qui ci voleva il suo fluido esoterico e un po' maledetto, il suo physique du role; con i "se" ed i "ma" non si farà la storia ma io dico, sulla fiducia e senza riprova, che non sarebbero andati bene un'altra faccia ed un altro corpo. Senza la Argento B.Monkey avrebbe perso la carrozza motrice. Diverse le scene "calde" tra i protagonisti, tutte abbastanza caste ma non troppo troppo. E lì si ringrazia sentitamente il regista per la scelta di casting, sulla generosità di Asia non c'è discussione. B.Monkey sarebbe il nomignolo del suo personaggio, Monkey perché da ladra riesce ad infilarsi praticamente ovunque e B perché si chiama Beatrice, ma d'altra parte è anche vero che al contrario si tratterebbe di Monkey B(usiness), ovvero "affari sporchi", nomen omen avrebbero detto i latini, pure se letto al contrario, aggiungo io. Originariamente la regia era stata prevista per Michael Caton-Jones (regista, tra l'altro, del curioso Scandal, ma anche dell'orrido sequel di Basic Instinct), il quale rivelò che per il ruolo della protagonista aveva pensato a Sophie Okonedo, ma il produttore Harvey Weinstein si oppose sostenendo che la Okonedo non fosse "fuckable" (cito testuale). Col senno di poi, sapendo cosa è accaduto tra la Argento e Weinstein, quell'aggettivo assume una serie di sfumature piuttosto inquietanti. Naturalmente Caton-Jones perse l'incarico per "divergenze creative" con la Produzione.