Arrivano I Gatti

Arrivano I Gatti
Arrivano I Gatti

Primo film dei Gatti di Vicolo Miracoli al cinema, esordio di Diego Abatantuono, terza prova di Carlo Vanzina, questo Arrivano I Gatti tiene a battesimo il decennio degli anni '80 e per certi versi rappresenta una vera "primizia" per molti dei suoi protagonisti, se non prima, quasi prima opera a vederli coinvolti. I Gatti erano in circolazione già dal '71 e per tutta quella decade avevano costruito il loro successo, esploso con la partecipazione a Non Stop di Enzo Trapani nel '77, su Rai 1 il giovedì sera. Oltre alla tv, anche a livello discografico le loro "Capito?!" (sigla della Domenica In condotta da Corrado), "Verona Beat", "Prova" e "Discogatto" sono già ampiamente conosciute quando nei cinema esce Arrivano I Gatti, che diventa una sorta di consacrazione del percorso seguito sin lì. La pellicola è praticamente costruita su di loro, delineando una sorta di biografia ideale del quartetto; dunque non un vero e proprio film ma una serie di situazioni con un flebilissimo filo di trama a fare da collante tra le mille trovate dei Gatti. A tutti gli effetti un film "situazionista" (una comicità "che affonda le proprie radici nel puro spirito ebraico-newyorkese", come ripete ossessivamente Ninì Salerno). I quattro "fantasisti", ognuno con il proprio lavoro di grande (in)soddisfazione, lasciano Verona alla volta di Roma (la metropoli tentacolare), in cerca di fortuna nel mondo dello spettacolo. Prenderanno una cantonata dietro l'altra, finendo con l'andare in televisione per puro caso, venendo scambiati per rapinatori in un supermercato. Intervistati dal TG1, i nostri ruberanno letteralmente lo spazio dell'intervista per mettersi in mostra. Arriverà quindi l'agognato contratto con la Rai ed uno show che chiude il film sulle note simil Bee Gees di "Discogatto".

Vanzina con grande equilibrio dispensa e suddivide l'attenzione per tutti e quattro i cavalli di razza, ognuno di loro ha il proprio momento, la propria battuta servita a favore di telecamera, quando non sono assieme a condurre il gioco come una piccola orchestrina. Per come ho descritto il film, appare chiaro quanto il progetto sia al servizio dei Gatti e non viceversa, e di come conseguentemente il tutto viva di spot, di flash che improvvisamente si accendono, magari dopo qualche momento di flessione, all'insegna di una certa discontinuità. Tuttavia alcune fiammate fanno davvero morir dal ridere. I comici veronesi giocano moltissimo con il non-sense (che era tipico del loro repertorio) e con una comicità assurda e metafisica, ma al contempo delicata e naive. Ninì Salerno è forse il mattatore dei quattro in tal senso ed infatti cuce su di sé il ruolo dell'intellettuale; Oppini è completamente sfasato rispetto alla realtà, con manie depressive e suicide, Smaila e Calà sono più intraprendenti ma scemotti. La sinergia dei quattro è perfetta e vede reciprocità ed integrazione precise al millimetro. Particolarmente significativa la parte della commedia sexy con Orchidea De Santis (La Dottoressa Del Distretto Ogni Sera Cià Il Vizietto Di Portar Gli Alpini A Letto - col titolo pure sgrammaticato), nella quale Cesare Gelli incarna le parti di un Mariano Laurenti o di un Michele Massimo Tarantini di turno intento a dirigere una di quelle "storiacce" sgangherate e scollacciate tutte in guepierre e reggiseni di pizzo. Salerno si incaponisce a smitizzare il filone, tentando di dimostrare come la "solita" doccia della protagonista sia oramai un cliché gratuito, o sottolineando la contraddizione di un ambientazione invernale mentre la De Santis invece gira sul set solo e soltanto in lingerie. Fuori di metafora, Salerno cerca una via razionale all'interpretazione di un prodotto commerciale che voleva solo incontrare il favore del pubblico (soprattutto quello di poche pretese), ma viene inesorabilmente zittito, ubi maior minor cessat.

Il film ha una presa nostalgica incredibile. Gli anni '80, i Gatti, una "piccola Italia antica" che praticamente non esiste più, e poi la bellissima Verona che - per chi la ama come me - vale da sola la visione (soprattutto nella sigla iniziale, accompagnata dalla malinconica ed insolitamente seriosa "Verona Beat" di Smaila, un brano il cui testo dice molto di più di quanto tanti cantautori di quella generazione abbiano assai più noiosamente proposto). Il caffè espresso da Roma, i cinesi col risciò, il supermercato al campeggio, il regista greco Takis Atanopulos, sono momenti di puro astrattismo poetico, di contro abbiamo il gioco delle scorreggione alla festa del commendator Bonivento, aka Ugo Bologna (Claudio Bonivento era effettivamente il produttore dei Gatti), o il tenente La Pezza, interpretato da un Aldo Puglisi particolarmente irritante e fuori contesto. Rimane agli atti una prova molto divertente dei Gatti, una pellicola che va presa per quel che è, un hellzapoppin costruito apposta per loro, una Orchidea De Santis bollente (la quale purtroppo si infortunò durante le riprese, cadendo nella botola nella quale la vediamo effettivamente cadere durante il film), delle musiche che giocano ulteriormente di sponda con la comicità dei Gatti, una platea sterminata di caratteristi (Bologna, Antonelli, Tedeschi, Zardini, Scagnetti, Jimmy il Fenomeno, etc) e una piccola parte per Bruno Lauzi, direttore del supermercato che i Gatti rapinano (a loro insaputa). La De Santis non lavorò per diversi anni dopo l'incidente e ricorda il film come un periodo particolarmente negativo; per una protagonista della commedia sexy come lei (per altro di grande intelligenza e consapevolezza, la De Santis era un'attrice vera) il film dei Gatti suonò come una sorta di sentenza crepuscolare ed altezzosa nei confronti di quel modo di fare cinema "alla buona", e forse la parentesi che la vede coinvolta intendeva proprio andare in quella direzione. Gli incassi furono notevoli, la critica - manco a dirlo - impietosa. Fortunatamente - colsenno di poi - ebbero torto tanto sui Gatti quanto su Vanzina.

Sempre Vanzina nel 1980 accompagna i Gatti anche nel meno riuscito Una Vacanza Bestiale, tuttavia già nel 1981 Calà molla il gruppo alla ricerca di una carriera solista. Smaila e Oppini partecipano (con ruoli secondari) al film Miracoloni di Francesco Massaro, dove pure Salerno risulta latitante. Contemporaneamente Vanzina dirige Calà e Abatantuono ne I Fichissimi, film dal successo spettacolare che oscurerà in modo imbarazzante il flop di Miracoloni, facendo propendere la bilancia tutta sul versante di Calà, unico dei Gatti a coltivare una carriera autonoma e con una discreto successo.

Trailer ufficiale

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