
Per qualche motivo Luc Besson non è mai diventato fino in fondo e per davvero un regista fashion, un Tim Burton o un Guillermo Del Toro della situazione; eterna promessa, autore di pellicole considerate veri e propri cult, osannato da uno zoccolo duro di estimatori, amato (e anche un po' odiato) dalla critica, a metà anni '90 con lavori come Nikita, Léon e Il Quinto Elemento nel carniere pareva avere il cinema nelle sue mani. Poi il tonfo con l'ambizioso Giovanna d'Arco, una serie di pellicole ai limiti dell'inutile fino al 2013, quando torna inaspettatamente in auge con Lucy (grazie anche ad un'altra icona fashion molto amata dai Media, Scarlett Johansonn). Nel 2011 gira The Lady - L'Amore Per La Libertà, vibrante atto d'amore dedicato a Aung San Suu Kyi (scegliendo un'eroina action per interpretarla, Michelle Yeoah, Luc Besson è fatto così...), un'opera troppo fuori dalle sue corde, perlomeno secondo i suoi fan della prima ora. Una cosa è certa, Besson ha sempre avuto una predilezione per le protagoniste femminili, volitive, battagliere, indipendenti. Nikita, la Natalie Portman di Léon, la Milla Jovovich di Il Quinto Elemento e Giovanna D'Arco, la stessa San Suu Kyi, poi Lucy/Johansson e infine Anna Poliatova, interpretata dalla modella russa Aleksandra Alekseevna Luss. Sono passati 30 anni da Nikita ma Besson è ancora fermo lì, Anna è quasi un remake rivisto, corretto ed aggiornato di Nikita (e un po' di tutto il suo cinema). Punto di forza o limite di Besson? Decidete voi. Ci si può rallegrare del fatto che il regista sia tornato a fare ciò che sa fare meglio, d'altra parte vedremo esattamente ciò che ci aspettiamo, confortante ma poco sorprendente.
Anna non è ancora maggiorenne ed ha già subìto di tutto, ha perso i genitori in un incidente stradale, è stata nell'esercito ma poi lo ha abbandonato, è una giocatrice provetta di scacchi, sta con un tossico sbandato e finisce col venire arruolata dal KGB. Un anno di apprendistato e quattro di missioni, poi potrà decidere liberamente del proprio futuro. Naturalmente le cose non andranno così, non si entra e si esce dal KGB come dalle porte girevoli di un albergo. Anna si troverà sempre più avviluppata dalle maglie dello spionaggio, stretta tra l'incudine ed il martello, CIA e KGB, e dovrà - come è sempre accaduto in vita sua - provvedere a sé stessa senza l'aiuto di nessuno e potendo fidarsi esclusivamente della donna che vede tutti i giorni allo specchio e che tuttavia stenta sempre più a riconoscere. Besson ha gusto e stile con la macchina da presa, sa dove piazzarla, come muoverla, ma ha dei cliché dai quali non intende derogare manco morto. Anna ha un piacevole respiro europeo, ogni tanto mettere il naso fuori da Hollywood fa piacere. Mosca, Milano, Parigi, scenari diversi, atmosfere peculiari, europee, aristocratiche, magniloquenti e intime al contempo, senz'altro meno patinate rispetto ad un action thriller a stelle e strisce. Besson poi ama i colpi di scena, i twist, i rovesciamenti di fronte, l'impensabile che irrompe e accade davanti ai vostri occhi, come volesse provocare lo spettatore e dirgli: "...guarda se non riesco a farlo!". E così Anna è spesso e volentieri costretta ad uscire da situazioni al limite, di improbabile risoluzione, ma che lei invece risolve ampiamente. Questo porta il film a spingere talmente sul pedale dell'acceleratore (le due mega risse, una nel ristorante moscovita, l'altra nella sede del KGB, sono davvero cartoonesche per coreografie), con il verificarsi di quei buchi di "realismo" tipici di queste genere "estreme", vedi ad esempio decine di armi da fuoco che esplodono centinaia di colpi su di un unico obbiettivo (Anna) a pochi metri di distanza, colpiscono la qualunque, fanno la sagome del bersaglio tipo Will Coyote ma mancano sempre e clamorosamente l'obbiettivo. E noi ci crediamo perché questo richiede la prima regola (non scritta) del cinema action. Per non parlare dei quarti di bue che l'efebica (e poco espressiva) Anna tira già con i suoi 30 chili scarsi a forza di piroette (persino in autoreggenti).
A suo modo Besson non perde mai di vista il glamour, semmai lo manipola a modo suo. Anna ad esempio è un personaggio moderno ed emancipato, ama uomini e donne, anche più di uno/a contemporaneamente, flirta con chi le fa comodo e non solo con chi le piace, sfrutta tutto a proprio vantaggio, non si lega a nessuno, non concede niente di sé, non a caso è il profilo perfetto per un'agenzia di spionaggio. Per qualche motivo Besson decide che fare continuamente avanti e indietro temporalmente con la sceneggiatura sia una cosa fighissima e assilla lo spettatore con un andirivieni di eventi che si spostano ripetutamente mesi prima e mesi dopo rispetto al presente. Questo gli consente di creare un effetto sorpresa permanente, tuttavia è uno stratagemma talmente abusato che finisce con lo sfiancare il pubblico. Non ci si aspetta di dover credere più a niente durante la visione poiché qualsiasi accadimento avrà il respiro di un moscerino e verrà presto smentito o smontato pezzo per pezzo con un salto temporale che spiega, contestualizza e svela segreti. Anna è un film divertente, ritmato da impazzire e girato divinamente, ma è anche il "solito" film di Besson elevato a potenza, possiamo gustarne la maniacale perfezione formale, tuttavia la sensazione di deja-vu è fortissima. Particolarmente caricaturale l'interpretazione di Helen Mirren, quantomeno assai più espressiva della Luss.