
Raul Bova nel cast, e aridanghete con commenti sarcastici, defecazioni pubbliche e conati di vomito. Poi il film uscì, e venne regolarmente stroncato urbi et orbi, ma gli ammeregani, non contenti, fecero pure il sequel. Il fatto è che il film sarà stato pure una roba per far cassa (oppofferbacco, e quale film non lo sarebbe, di grazia?), ma aveva un suo perché, ovvero una serie a fumetti, evidentemente spin off, pubbicata da Dark Horse Comics tra l'89 e il '90, quindi tanto peregrina come idea non era. Il tutto parte da millemila anni fa, ai tempi della "prima civiltà" terrestre, per poi spostarsi nel 1904 ed infine nel 2004; la trama, invero, è facile facile e breve breve. I Predator usano la Terra sin dai tempi dei dinosauri (che loro stessi hanno sterminato con le fionde cibernetiche) come riserva di caccia. In Antartide, a 400 m sotto il ghiaccio, c'è una simpatica piramide carcere che i Predator usano come stadio per fare il tiro al piattello con gli alieni xenomorfi. Una spedizione archeologica umana giunta in loco si trova così nel mezzo della guerra tra le due fazioni, venendo ovviamente trucidata pezzo per pezzo, nel sommo gaudio dello spettatore assetato di sangue (acido), violenza belluina e popcorn caramellati.
La vicenda qui narrata precede la tetralogia di Alien, ambientata nel futuro sin dal primo episodio, c'è però Bishop (Lance Henriksen), definito un magnate della tecnologia robotica (non stupisce che poi gli androidi del futuro abbiano le sue fattezze). Charles Bishop Weyland è il co-fondatore della Weyland Yutani Corporation, la compagnia citata in tutti i film della serie Alien (e infatti, sempre per gli appassionati di trivia: in una scena si vede Bishop che fa il gioco del coltello tra le dita usando una penna, chiaro riferimento ad una scena di Aliens).
Giacobbo, ma anche chissene, non è che guardi Alien vs Predator pensando che ci sia Piero Angela a condurre la dissertazione. Raul Bova se la cavicchia, per essere una produzione americana, anche se come super prof di anticaglie a noialtri italiani scafati ci fa un po' ridere. La guida della spedizione, Sanaa Lathan, è la Ripley della situèscion, una tostissima negra pure discretamente figa e con le belle tette, che purtroppo si vedono poco; peccato che dopo tutto il cataclisma della battaglia, le esplosioni, le distruzioni e quant'altro, si rialzi da terra con appena un ciuffo fuori posto, ed un look tipo "ho appena finito di ovulare, se sei interessato alla copula, sono al massimo della mia carica erotica, dacci sotto cowboy!". Così come il modo in cui apostrofa Xenomorfi e Predator ha un che di grottesco, manco fossero gli amichetti delle elementari che gli hanno rubato la Barbie. Vabbè, alla fine io mi sono divertito, pur con tutti i limiti che il film può avere, che sono comunque inferiori al désengagement spassoso che garantisce. Il bluray ti permette la visione di una versione estesa del film, diversa da quella cinematografica, e correda le immagini di info e curiosità varie che non vengono esplicitate nella sceneggiatura ma che servono a contestualizzare il background della storia e delle razze aliene.