Pur trattandosi di un film in uscita in streaming anziché in sala, Acque Profonde ha ricevuto un discreto battage pubblicitario; vuoi perché in effetti le piattaforme casalinghe hanno più richiamo di un cinema, vuoi perché è il ritorno dietro la macchina da presa di Adrian Lyne, vuoi anche e soprattutto per la curiosità di vedere Ana De Armas - oramai affermatissima - cimentarsi in un thriller dai sapori un po' caldi, alla maniera di Lyne, quello di 9 Settimane e 1/2, Attrazione Fatale, Proposta Indecente, Unfaithful - L'Amore Infedele. Il cineasta britannico ha un po' sempre girato attorno alla stessa tematica, vero chiodo fisso del suo metamondo di celluloide, declinando il topos di volta in volta con sfumature ed accenti diversi. Anche in Acque Profonde abbiamo un amore intenso, viscerale e doloroso, un ménage matrimoniale atipico nel quale la bella Melinda (Ana De Armas) è una moglie vivace ed intraprendente con gli altri uomini, nonostante un marito. Accade però che sistematicamente i flirt di Melinda facciano una brutta fine e vengano rinvenuti cadavere da qualche parte (in genere in acqua, ecco perché il titolo). Il rapporto tra Vic (Ben Affleck) e la sua irrequieta moglie latina (la Armas per altro è una cubana naturalizzata spagnola) è ricco di chioroscuri che lo rendono enigmatico, sottile, affatto semplice da decriptare, e proprio in quelle pieghe si cela la chiave dei fatti morbosi e delittuosi che circondano la famiglia.
Con mia sorpresa ho notato che diverse recensioni al film hanno un tono negativi, financo sprezzante. Lyne è sempre stato circondato da questo tipo di approccio critico, sin dai tempi di 9 Settimane e 1/2 (nonostante l'oceanico successo del precedente Flashdance) è sempre stato etichettato come un regista effimero, ruffiano, un po' paraculo. Oltre trent'anni dopo ci si aspettava chissà quale resurrezione da lui e chissà perché poi visto che, al di là del glamour - e del botteghino che comunque spesso lo ha premiato - la considerazione di cui ha goduto è stata scarsa e spocchiosa. In tutta onestà, pur apprezzandola, non ho mai considerato la sua filmografia eccezionale, se proprio devo citare un bel film di Lyne direi A Donne Con Gli Amici del 1980. Detto ciò, credo invece che Acque Profonde sia ottimo e certamente uno dei suoi migliori in carriera, faccio fatica a comprendere tanta acredine. Stavolta Lyne evita accuratamente la superficialità che di tanto in tanto è affiorata nel suo cinema. Il romanzo di Patricia Highsmith, tradotto in sceneggiatura da Sam Levinson e Zach Helm, è una discreta base di partenza per la pellicola; in Acque Profonde ci sono molti dialoghi accattivanti, potenti (uno su tutti quello che avviene a tavola tra i due protagonisti alla presenza del terzo incomodo Brendan Miller, ennesimo giocattolo della De Armas, davvero emblematico del loro rapporto); Affleck si impietrisce in degli sguardi talmente intensi e penetranti da inquietare lo spettatore, una prova eccellente la sua a mio avviso. Il confine tra sopportazione e destabilizzazione psicologica del suo personaggio è resa in maniera sublime da Affleck. Appesantito fisicamente, vagamente trasandato, trasmette tutta la sua sofferenza emotiva e la sua dicotomia tra arrendevolezza vittimistica e senso di rivalsa.
Impressionante pure la prova della De Armas, la sua Melinda è incredibilmente sgradevole, sfuggente, maligna, non era affatto facile per un volto così solare e disneyano come il suo riuscire a calarsi nella parte senza apparire fuori fuoco. Lyne regala belle atmosfere sospese e cariche di tensione, la fotografia è cupa e fredda. Non tutto è perfetto però, nel finale la risoluzione ha qualche forzatura ed anche tra i comprimari non tutti i personaggi sono ben scritti; gli amici di Affleck in particolare sembrano usciti da un film da una teen comedy di collegiali americani sovrappeso con la canna sempre in bocca. Sono tuttavia interessanti le citazioni sottotesto; Affleck è un riccone praticamente in pensione dopo aver inventato un microchip montato sui droni militari, la sua scienza viene usata per uccidere, questo gli viene fatto notare durante il film ma lui replica che un conto è la tecnologia in sé e un conto l'uso che se ne fa. Quei droni potrebbero portare cibo a bambini affamati anziché ucciderli. E proprio la figlia di Vic gioca un ruolo importante nella vicenda, è il collante dell'uomo con la realtà ed è il trade union che ha con la moglie. La piccola è quasi una complice (c'è un preciso dialogo in merito). L'uomo inoltre coltiva lumache come animali domestici, riuscite a pensare a delle bestie meno empatiche? Lui ne contempla la bellezza e sembra quasi gratificato dalla totale assenza di implicazione di rapporti che le lumache comportano. Questo echeggia anche nelle accuse di Melinda, che ne stigmatizza la mancanza di passione e reazione, quasi intendesse provocarlo con le sue continue scappatelle (spesso esplicite, fatte persino in casa, nella stanza accanto). Vic è un uomo strano, "non normale" (altro dialogo bruciante ad un certo punto del film) ed i suoi comportamenti sono una sorta di "anima" del film, in essi si rispecchia tutta la materia viva di Lyne.
L'insistenza su quanto sia "erotico" come thriller gioca a sfavore di Acque Profonde, intanto perché di erotismo ce n'è poco e funzionale a quel che serve, poi perché predispone lo spettatore a tutt'altro tipo di attesa che inevitabilmente resta inappagata. Il film è un thriller, un bel thriller psicologico, tagliente un rasoio e, a conti fatti, è molto più interessante Affleck che la De Armas come chiave narrativa, a prescindere dalle grazie e dalle nudità generosamente concesse dalla protagonista. Forse è sempre stato il grande equivoco con Lyne, il quale però indubbiamente ci ha pure un po' marciato visto che ha portato in dote dollaroni sonanti, perlomeno nella seconda metà degli anni '80. Stavolta però, oltre al bel tocco, Lyne dimostra un certa profondità di elaborazione di personaggi e situazioni che altrove sembrava latitare. Ripeto, sul finale si poteva fare di più e di meglio ma complessivamente oltre che intrattenere e divertire, Acque Profonde lascia un certo senso di malessere addosso, segno che gli ingredienti sono stati dosati nel modo giusto.