James Bond numero 16, secondo ed ultimo con Timothy Dalton, quinto ed ultimo ad essere firmato come regista da John Glenn, praticamente l'ultimo a sfruttare scampoli e frattaglie rimaste dei racconti originali di Ian Fleming. Se si fa eccezione per Casino Royale, tutti i titoli successivi avranno sceneggiature avulse dalle pagine di Fleming. Appena due anni intercorrono tra questo e Zona Pericolo, un bienni nel quale Dalton è comprensibilmente assorbito quasi del tutto da Bond, salvo Hawks, che gira per Robert Ellis Miller. Si narra che Dalton soffrisse molto questa severa dedizione al personaggio, anche e soprattutto in termini di popolarità. Il suo privato, la sua vita normale era stata sconvolta dal carrozzone rotante intorno a Bond, qualcosa a cui è difficile essere preparati e persino le semplici conferenze stampe erano un sacrificio per l'attore gallese. Chissà se anche questo aspetto personale di Dalton ha contribuito al profilo più cupo e serioso del suo Bond, evidenziatosi sin da Zona Pericolo e qui accentuatosi anche per esigenze di sceneggiatura, trattandosi del primo film in assoluto nel quale l'agente segreto si svincola da una missione del Governo britannico per dedicarsi ad una vendetta tutta privata e all'insegna del risentimento e del biblico "occhio per occhio". C'è una scena in particolare nel quale Bond condanna a morte un avversario, Everett McGill, gettandolo in pasto agli squali, un momento truce e quasi senza precedenti nella saga. Era accaduto a Moore in Solo Per I Tuoi Occhi, una scena lungamente dibattuta dal'attore col regista perché ritenuta inadeguata allo stile di 007, un omicidio freddo e calcolato di qualcuno oramai indifeso (quando Moore spinge giù per un burrone il cattivo di turno dentro un'auto pencolante sull'orlo).
In Vendetta Privata Bond non si dà scrupoli di sorta; nel giorno del loro matrimonio, un suo collega (David Hedison Junior, tornato ad interpretare Felix Leither) e la sua moglie bellissima moglie (Priscilla Barnes) subiscono l'agguato di un boss del narcotraffico evaso dalla precedente cattura ad opera di Leither e Bond. La Barnes viene assassinata, Hedison è gettato in pasti ai pescecani, mutilato quasi a morte e ridotto in fin di vita in un letto d'ospedale. Bond perde anche un altro compagno di scorribande (Frank McRae). Gli eventi trasformano Bond in un vendicativo killer, disposto a pagare decine di migliaia di dollari per ottenere il favore di sparring partner nella sua missione, naturalmente molto sexy, come Pam Bouvier (Carey Lowell), ex agente CIA dalle mille risorse, non ultima la bellezza. Non è l'unica Bond girl, a lei si associa Talisa Soto, le cui fattezze tradiscono origini latine (portoricane per l'esattezza), top model anni '80, famosa per le copertine su Vogue, Glamour, Elle, all'epoca fidanzata di Nick Kamen. Pare che fu Robert Davi a volerla (dicendo che "avrebbe ucciso per una come lei"). A quest'ultimo fu assegnato il ruolo del villain del film, visibilmente ispirato a Pablo Escobar, spietato, cinico, trucido. Vendetta Privata spinge abbastanza sull'acceleratore per quanto riguarda le efferatezze, quel genere di dettagli che a Sir. Moore sarebbero andati poco a genio, come arti amputati, dissanguamenti, frustate sul fondo schiena della povera Soto (la quale cerca giustificazione addossandosi la colpa per aver fatto arrabbiare il fidanzato Davi, una linea di dialogo che suona terribilmente anacronistica e avvilente).
Il film è molto spettacolare, pieno di inseguimenti ed esplosioni, non latita in ritmo ed adrenalina, ma snatura abbastanza il franchise. Già Dalton ha le sue paturnie, si fa anche riferimento all'unico matrimonio finito male di Bond (nella continua ricerca di allacci al passato del personaggio); viene molto sviluppata la parte di Q (Desmond Llewelyn), che stavolta si prende la scena e diventa operativo insieme a Bond e alla Bovier. Se da un verso il film inizia con Bond addirittura in abiti da matrimonio, dall'altro termina in un tripudio di fuoco, sangue e violenza; l'ultimissima scena vede - al solito - Bond intrattenersi con la ragazza di turno, la Bouvier (in una piscina), ma perde tutta la magia e l'eleganza che accompagnano questi epiloghi, dando al contesto un sapore un po' qualunque ed improvvisato, che è poi il sentimento che mi ha trasmesso tutto il film. Nonostante il grande dispiego di dollari, sembra di trovarsi in un gigantesco telefilm d'azione; anche grazie alle facce di Davi e McGill (ma anche Anthony Zerbe), habitué della tv e di action movie a basso costo. Torna Caroline Bliss come Moneypenny, che non viene nemmeno nominata e finirà qui il suo rapporto col personaggio. Questa è anche l'ultima pellicola con Albert Broccoli produttore, dopo la sua morte il testimone passerà alla figlia Barbara.
Il titolo originale del film (License To Kill) confliggeva col titolo italiano dato al primo episodio (Mr. No), quindi si optò per Vendetta Privata, facendo anche riferimento a quanto detto da M a Bond ("si sta impegnando in una vendetta privata che rischia di compromettere lo stesso governo di Sua Maestà"). Un titolo sorprendentemente appropriato, per una volta. Tra i vari trademark del film c'è anche quello di essere stato il primo ad essere girato interamente all'estero, fuori dai Pinewood Studio britannici, naturalmente per esigenze di budget. L'omonima theme song cantata da Gladys Knight è, a mio giudizio, tra le più belle della saga. Tra gli sgherri del cattivo anche un giovane Benicio Del Toro. Vendetta Privata è uno dei capitoli di Bond che ricordo meno volentieri, il povero Dalton incattivito, le Bond girl particolarmente anonime (Priscilla Barnes è in scena per pochi minuti ma già surclassa entrambe), un antagonista scappato da un film con Steven Seagal, un ritmo d'azione forsennato che cerca di coprire tutto il resto che manca in sceneggiatura. Ci vorranno sei anni prima di riaccendere i motori con un altro Bond movie.