Sol Levante

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Sol Levante

Se siete allla ricerca di una trilogia sullo stato dei rapporti Usa-Oriente a cavallo tra anni '80 e '90 ve la fornisco io: L'Anno Del Dragone, Black Rain e Sol Levante. Dei primi due abbiamo già scritto, ora è il turno dell'adattamento del romanzo di Michael Crichton ('92), rielaborato da Philip Kaufman (il quale veniva da due mattoni ...drammoni erotici come L'Insostenibile Leggerezza Dell'Essere e Henry & June, e che poi proseguirà con il film sul Divino Marchese, Quills). Il libro di Crichton non era passato inosservato, accusato di razzismo a 360 gradi dai lettori; chi lo reputava antigiapponese - vista la descrizione delle multinazionali nipponiche come delle iene che venivano a rubare la tecnologia americana a colpi di banconote e codici etico-morali feudali - chi antiamericano, poiché i figli dello zio Sam fanno la figura dei cialtroni rozzi al cospetto della raffinatezza sublime del millenario popolo dell'Impero del Sole. Manco un anno e la 20th Century Fox produce il film.

A Los Angeles è in corso una trattativa per l'acquisizione della Microcon, un'azienda americana di microcomponentistica informatica, da parte della Nakamoto, un colosso finanziario giapponese. Pure il Congresso dovrà pronunciarsi al riguardo. Nel frattempo la Nakamoto, sbarcata in pompa magna negli States, inaugura il suo personale grattacielo in città ma, durante le celebrazioni, viene rinvenuto il cadavere di una bionda seminuda (Tatjana Patitz) nella sala riunioni all'ultimo piano (con annessa cameretta-scannatoio per dirigenti, tutta rosa). La Nakamoto chiama la Polizia ma richiede la massima discrezione, affinché la notizia non trapeli e non turbi le trattative commerciali in atto. Si occupano dell'indagine il giovane agente Web Smith (Wesley Snipes) e il capitano John Connor (Sean Connery), in qualità di profondo conoscitore della cultura nipponica. Le ricerche si scontrano da subito con un clima di omertà e diffidenza reciproca. L'atteggiamento dei giapponesi antepone regole derivate da un codice di comportamento molto rigido e antico, vincolato da rapporti di forza basati sull'anzianità, la classe sociale di appartenenza e l'onore. Smith e Conner devono penetrare con intelligenza in quel mondo, tra pressioni di ogni tipo. Viene intanto individuato il probabile omicida della donna, mediante registrazioni a circuito chiuso nel grattacielo. - SPOILER: si tratta di una falsa pista, la registrazione è stata manipolata, gli agenti lo scorpriranno grazie al provvidenziale aiuto dell'espreta informatica Jingo Asakuma (Tia Carrere). Prima di morire la femme fatale bionda aveva avuto un rapporto sessuale col senatore Morton, presente alla festa, e dichiaratosi nettamente contrario alla svendita della Microcon alla Nakamoto; tuttavia non è stato neppure lui ad ucciderla (praticandole la tecnica sessuale dell'asfissia durante l'orgasmo), ma un terzo uomo sopraggiunto successivamente, Bob Richmond (Kevin Anderson), un losco faccendiere yankee al soldo della Nakamoto, il quale intendeva così porre sotto ricatto il senatore per comprare il suo voto al Congresso.

Kaufman edulcora un po' i violenti attacchi al rapacismo e all'avidità giapponese, incentrandosi maggiormente sulla trama poliziesca e sui siparietti di folclore, quasi tutti a carico di Connery, nei quali il capitano Connor, come una specie di cattedratico e borioso professore, chiosa ogni minima virgola giapponese, spiegando i perché ed i percome, sempre con quell'aria sarcastica di grande autocompiacimento. Sono proprio i personaggi (del film) a funzionare poco. Connery è più rigido del solito, tutto preoccupato dallo spandere il suo carisma ovunque, finendo col rendere il capitano Conner-y piuttosto antipatico. Snipes di contro è alle prese con un agente di polizia insipido, poco caratterizzato e titanicamente dominato dal suo sensei. Il rapporto tra i due protagonisti principali già scricchiola. Nemmeno l'affiorare di una vecchia indagine per corruzione ai danni di Web Smith serve a rinfoltire di polpa un andamento troppo piatto. Allo stesso tempo la trama è inutilmente ingarbugliata, tanto che alla fine il "ghiaccio bollente" stona, e purtroppo annoia. Sol Levante (129 minuti) è inutilmente prolisso, macchinoso, farraginoso. Pure L'Anno Del Dragone e Black Rain sforano le due ore di durata, eppure catturano lo spettatore dal primo all'ultimo fotogramma, senza mai farsi cogliere impreparati da uno sbadiglio. Qui una certa eleganza di fondo e la vanità esponenziale di Connery dovrebbero da sole reggere l'intera pellicola, proposito che si sgonfia dopo una mezzoretta di film. Il capitano John Connor veste Armani, i giapponesi guidano supercar sportive come la Vector W8, e Kaufman prova persino a omaggiare Kurosawa, mettendo in apertura la citazione del cane che porta una mano umana in bocca (Sfida Al Samurai) e di una donna a cavallo vestita come la principessa de La Fortezza Nascosta. Non basta, Sol Levante è pretenzioso e vuoto. Belle e sensuali la Patitz e la Carrere, che messe insieme occupano un quarto d'ora di pellicola; oltre ciò ci si concede rapidissime impennate del termometro con scene vagamente erotiche, come quella in cui Eddie Sakamura (Cary-Hiroyuki Tagawa) si intrattiene con delle fanciulle coniugando sesso e cibo. Il tutto agitò blandamente i Media all'uscita del film, ma si trattò di un fuoco di paglia poiché, glamour a parte, il film non era di quelli destinati a far parlare di sé a lungo. Decisamente migliori Michael Cimino o Ridley Scott.

Trailer ufficiale

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