Coproduzione Australia-Singapore per una pellicola che ha sbancato in Italia, paese nel quale non a caso è stata proiettata in anteprima nelle sale. Bait 3D - rititolato da noi Shark 3D, così, giusto per non rischiare di distinguerlo da altri 896 film con gli squali - a suo modo è un piccolo caso. Si perché, senza essere un blockbuster americano, si preoccupa di rinverdire il filone pescecanesco (oltre a Spielberg, anche in Italia abbiamo avuto una bella tradizione di pellicole di genere sull'argomento, oltre poi alle variazioni sul tema tipo piranha, orche e quant'altro), ovviamente sfrutta il trend del momento (il 3D) e piazza la storia dentro un supermercato. E chi vi viene in mente così? Bravi, Romero e i suoi zombi proletari che assediavano gli umani dentro alla cattedrale del capitalismo, il supermarket. Ci ho sperato parecchio che Shark 3D si incaricasse di raccogliere il testimone romeriano e sfruttasse (anche ruffianamente, perché no) il leit motiv produci-consuma-crepa. Invece nisba; l'idea era grandiosa, ma lo svolgimento non pare curarsene. Il supermercato qui funge solo da grande luogo chiuso, ma se invece che nei corridoi con gli scaffali ci fossimo trovati in un hangar aeroportuale o in un'abbazia benedettina poco sarebbe cambiato (anzi, mi sa che gli ho pure appena fornito uno spunto di sceneggiatura per qualche sequel). Prova ne è che il film vive su due livelli, il supermercato, ed il garage sottostante. Drappelli di protagonisti tentano di sopravvivere agli squali bianchi nei due diversi ambienti, e fa poca differenza che siano sopra o sotto.
E veniamo alla recitazione, aspetto piuttosto dolente del film. Innanzitutto per una sceneggiatura che concede davvero pochissimo all'approfondimento; agli attori è richiesta una monodimensionalità deprimente, dialoghi banali stanchi e prevedibili, macchiettismo, e una caratterizzazione ai minimi storici (il coraggioso, il polemico, il burbero, il timido, il polemico, etc.). Per carità, questo è un action horror, non che dovessero esplorare aspetti junghiani, tuttavia un buon film, anche horror, è fatto pure da dettagli, particolari, credibilità del racconto. Per darla a bere allo spettatore bisogna crederci insomma, a tutti i livelli, sempre e comunque, anche se si tratta di squali sanguinari che cacciano dei ragazzetti in un supermercato allagato da uno tsunami. Vedasi i Monty Python, nel delirio assurdo, beffardo e sarcastico delle loro ambientazioni arturian-cavalleresche (Holy Grail) o cristiane (Brian Di Nazareth), la ricostruzione storica è impressionante, precisa, filologica, quanto e più di un vero film sull'argomento. Perché il loro umorismo risalta ancora di più se il substrato è credibile e "serio". Shark 3D questo non lo fa (come la stragrande maggioranza dei film mordi e fuggi) e si limita a ritenere che, mostrate le zanne del carcarodonte e un po' di facce spaventate, il gioco sia fatto. Si insiste invece su dettagli un po' truculenti, ovviamente i fieri pasti degli squali, qualche trucezza random gratuita (il tizio arpionato da Julian McMahon, che poi è quello di Nip/Tuck, o i mozziconi di persone calpestati di tanto in tanto dai sopravvissuti....non ho compreso ad esempio perché la testa che c'è nel garage di uno con la bocca spalancata nella consueta espressione di puro terrore abbia le pupille totalmente bianche, ma è Dracula o Shark 3D?)
Siamo quindi davanti ad un fallimento completo? No, perché accettata la premessa che ci si deve aspettare poco e anche meno, preso come mera esibizione di computer grafica Shark 3D diverte abbastanza. Ha dei tempi morti improponibili per essere un film che ti deve tenere sulla corda, tuttavia le scene in cui c'è un po' di polpa per la nostra voglia di azione e tensione si guardano molto volentieri. C'è anche una sottotraccia ironica che non dispiace (i battibecchi tra i due fidanzatini intrappolati nell'auto nel garage, ad esempio, sono impagabili; lei è praticamente Paris Hilton, lui è il tipico quarterback stracciapassere del liceo). E qualche bel colpo di macchina da presa graffia (sempre la coppia nel garage, seduta comodamente in macchina, che si vede sfilare davanti lo squalo come fossero al drive in, mentre invece sono intrappolati sott'acqua). E' tutta computer grafica si diceva, e fa un po' specie pensare che il povero Spielberg e la sua troupe impazzirono con i mostri meccanici che si inceppavano ogni 3x2 e con le condizioni meteo bislacche, mentre Kimble Rendall ha affidato tutto a qualche manipolo di nerd occhialuti che, dopo estenuanti sessioni davanti a monitor e tastiera, ha praticamente tirato su un film intero. Ma è il progresso baby, e non ci si può far niente. Ripeto, alla fine Shark 3D non è affatto un film da buttare, anzi, col dovuto distacco diverte abbastanza.
Sboronissimo il finale - SPOILER: l'uccisione dei due squali non sta né in cielo né in terra, uno letteralmente preso a fucilate con pose plastiche dell'eroe di turno che manco El Grinta di John Wayne; l'altro addirittura elettrificato in un crescendo drammatico condito con altrettante pose plastico-acrobatiche stavolta degne di Charlize Theron in Aeon Flux. Battuta finale del film che sembra citare Rambo (il secondo, quando Trautman dopo tutto il macello chiede a Rambo: "e adesso, come vivrai John?" - e lui, serafico e ultimativo: "giorno per giorno"). Previsto ovviamente il sequel.