L’Arma, L’Ora, Il Movente

L’Arma, L’Ora, Il Movente
L’Arma, L’Ora, Il Movente

Francesco Mazzei è stato un produttore ed uno sceneggiatore, il suo nome è legato in particolar modo ai mondo movies Il Mondo Di Notte (n. 1, 2, 3), come regista ha unicamente diretto un titolo, il qui presente L'Arma, L'Ora, Il Movente. Esperimento curioso sotto diversi punti di vista. Il titolo è intrigante ed enigmatico, anche se lascia immediatamente presagire che saremo davanti ad un giallo thriller (seppur con l'aggiunta di qualche elemento sexy). Il cast è assai meno prevedibile, Renzo Montagnani nel ruolo "serio" di un commissario di Polizia non è affatto ovvio, basti pensare che nello stesso anno l'attore toscano recita in due decamerotici come Jus Primae Noctis o Una Cavalla Tutta Nuda; poi Bedy Moratti, attrice prevalentemente di teatro, che nel '72 quasi non aveva un curriculum cinematografico e che comunque anche dopo non sarà tra le prime donne del cinema italiano degli anni '70, nonostante una bellezza sfolgorante ed una presenza scenica notevole; Eva Czemerys, attrice tedesca (naturalizzata italiana) quasi esclusivamente dedita a pellicole erotiche, qui in un ruolo insolito e particolarmente imbruttita; Claudia Gravy, sin lì prevalentemente impiegata nei western e che proprio grazie alla suorina assegnatale da Mazzei, nel '73 interpreterà nuovamente una donna con la tonaca in Le Monache Di Sant'Arcangelo di Domenico Paolella. A seguire una folta schiera di caratteristi ma nessun nome da primo piano in cartellone, un cast di "seconde file" (salvo Montagnani) che tuttavia sa il fatto suo e porta a casa il film. Tra questi Maurizio Bonuglia, belloccio abbastanza gettonato all'epoca, qui impiegato in un ruolo da non protagonista ma comunque essenziale per lo sviluppo della trama.

Anche la sceneggiatura non è così scontata, pur tradendo elementi argentiani e baviani al suo interno. Il bel parroco Don Giorgio (Bonuglia), insegnante ai bambini in un convento di suore, viene assassinato. Ad indagare sul caso c'è il commissario Boito (Montagnani), che abbastanza rapidamente si invaghisce di Orchidea (Moratti), moglie di un costruttore (Arnaldo Bellofiore) che vive vicino al convento e che ha aiutato le suore per quanto riguarda il loro comprensorio. Della combriccola che frequenta il convento fanno parte anche una cartomante amica di Orchidea (Czemerys), suo marito (Francesco D'Adda), il sacrestano di Don Giulio, ex pregiudicato (Adolfo Belletti), un trovatello ospite del convento (Arturo Trina), mentre tra le suore spiccano due in particolare, la madre superiora (Gina Mascetti) e suor Tarquinia (Claudia Gravy) molto affezionata a Don Giulio. All'interno di questo plotone di personaggi, Boito ed il suo aiutante Moriconi (Salvatore Puntillo) devono orientarsi per trovare il presunto colpevole, seguendo la pista di identificare in sequenza arma, ora e movente. Boito metterà in fila i tre elementi individuando l'assassino... forse.

Che qualcosa non torni durante le indagini di Boito appare subito chiaro allo spettatore, Mazzei punta a trasmettere questa sensazione a chi guarda, tuttavia la faccenda è sufficientemente ingarbugliata per aprire e chiudere continuamente ipotesi e false piste, in modo tale da non rendere troppo banale la risoluzione dell'enigma. Molto interessante la prova attoriale di Montagnani, che una volta di più - casomai ce ne fosse stato bisogno - conferma la sua grandezza professionale prestandosi ad un ruolo drammatico ma mai enfatico, pedante o troppo austero, bensì riempiendo di umanità il suo personaggio di commissario (e comunque qualche fugace parentesi buffa c'è, come la colluttazione al buio con Moriconi). L'atmosfera complessiva è alquanto morbosa, come sempre quando si mescola sacro e profano, ovvero abiti clericali e pulsioni sessuali. In tal senso la scena dell'autofustigazione delle suore in forma di sostegno spirituale a Don Giulio è realmente disturbante. La religione sporcata dalla materialità del corpo. Le suore sono inquadrate nel buio, una sfilata di veli bianchi poggiati sulla carne viva e sui seni liberi, mentre le fruste martoriano le schiene e le donne assumono espressioni di rapimento estatico (alquanto prossimo all'orgasmo), davvero un momento di intensità pazzesca, piuttosto destabilizzante. A questo si vanno ad aggiungere altre parentesi decisamente eterogenee, come la fuga nei sotterranei del convento di Arturo Trina, in un contesto che pare uscito da Inferno di Argento, o la costruzione di un omicidio in particolare che sembra estratta dalle pagine di un romanzo di Agatha Christie. Bella, sfuggente e misteriosa la Moratti, così come l'ambientazione di provincia, apparentemente indolente e statica, trasforma le indagini di Boito in un pantano da sabbie mobili. Certo, Mazzei non ha una mano particolarmente felice, la sua regia è lenta, a tratti spenta e il film assomma momenti morti che non contribuiscono a dare il giusto ritmo alla storia, ma queste acerbità si lasciano volentieri perdonare da una storia e da un cast che invece convincono e risultano piuttosto originali. Film non troppo citato quando si parla dei gialli nostrani anni '70 e che invece a mio parere risulta discreto e meritevole.

Trailer ufficiale

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