Nel 2016 esce il romanzo di Ruth Ware intitolato La Donna Della Cabina Numero 10, una decade dopo Simon Stone ne dirige l'adattamento prodotto da Netflix. Un buon thriller dalle atmosfere nord europee (si tratta di una coproduzione Usa/Uk) benché perlopiù la vicenda avvenga nel chiuso di una nave, un asfittico yacht di lusso da 150.000 milioni di dollari con ospiti facoltosi a bordo, in perfetto stile Agatha Christie. Per certi versi sembra trattarsi di una versione alternativa di 10 Piccoli Indiani anche se qui di morti non ce ne sono, o forse si. E' quello che cerca di capire la protagonista, la giornalista Laura (Keira Knightley), convintissima di aver visto cadere una donna in mare dopo aver ascoltato una violenta lite avvenuta nella cabina accanto alla propria. Eppure tutto l'equipaggio nega. L'evidenze sono contro Laura e in breve la sua ansia per il probabile omicidio la trasforma in una paranoica visionaria e psicolabile agli occhi dei compagni di viaggio. In quel frangente il film assume un taglio quasi polanskiano, tutti contro uno, in un delirio di alternanza tra finzione e realtà, suggestioni e complottismo. Tanti piccoli elementi e dettagli rafforzano in Laura la convinzione di essere nel giusto, tuttavia più va a fondo della faccenda e più mette a rischio la sua stessa vita, evidentemente troppo scomoda per qualcuno a bordo dello yacht.
Di positivo La Donna Della Cabina Numero 10 ha che come protagonista è stata scelta "semplicemente" una brava attrice anziché una seducente e glamour star di Hollywood. Provate a immaginare lo stesso film con le sue atmosfere plumbee, gelide e taglienti, con Sydney Sweeney al centro della vicenda, sarebbe stato impossibile separare la sceneggiatura dalla sessualizzazione del personaggio. Intelligentemente si sceglie di privilegiare il racconto, la narrazione, il clima in cui tutto ciò avviene ed in questo la Knightley è assolutamente funzionale all'obbiettivo, va per sottrazione pur essendo il perno di tutto. Anche le sue mise sono alquanto algide, anonime, spersonalizzanti, persino mascoline (tranne nei momenti in cui il galateo richiede lunghi vestiti femminili ed eleganti). Va molto peggio con il cast di contorno, quello di Guy Pearce è un personaggio vistoso, volgare, sopra le righe, che mal si sposa con quello della consorte Anne, interpretata da Lisa Loven Kongsli. Così come anche altre figure peccano della stessa faciloneria, penso alla rockstar bohemienne o alla fatalona interpretata da Hannah Waddingham, espressione di una ricca borghesia snob e di lana grossa. Certi personaggi sono rozzi, certi dialoghi sono rozzi e la risoluzione di certe situazioni è rozza (il finale), sembra che l'australiano Simone Stone (nato a Basilea) cerchi in tutti i modi di tenere a freno l'americanità di fondo del film, non sempre riuscendovi, tuttavia La Donna Della Cabina Numero 10 rimane una buona prova, capace di mantenere la tensione viva lungo tutta la sua durata e di avere una bella fotografia. Come detto all'inizio di questa breve escursione tra i fotogrammi del film, si tratta di un buon thriller, godibile, solido, senza picchi di eccellenza ma anche senza grosse sbavature o handicap.



