Horror Safari

Horror Safari
Horror Safari

Misteriosa produzione (italiana? Inglese? di Hong Kong?) del 1982 il cui titolo originale risulterebbe essere Horror Safari, ma che è circolata anche come Safari Senza Ritorno e Raiders Of The Lost Gold. Diretto da Alan Birkinshaw, uno che non ha grandi titoli nel curriculum, ma di folclore, come le ennesime trasposizioni dei racconti di Poe The Fall Of The House Of The Usher (con Oliver Reed e Donald Pleasance) e Masque Of The Red Death (sempre con Pleasance e anche Frank Stallone), l'ennesima trasposizione di Dieci Piccoli Indiani (con Pleasance e Frank Stallone) e Killer's Moon, ritenuto il film britannico a più alto tasso di cattivo gusto di tutti i tempi. Un regista di exploitation insomma, abituato a fare i conti con budget irrisori da tramutare in lungometraggi compiuti. Horror Safari è esattamente questo, exploitation allo stato puro, nelle location, nel cast, nella sceneggiatura, nella regia, nel montaggio, nelle musiche.

Il prologo ci mostra dei soldati giapponesi che nel '45, durante la guerra in terra filippina, nascondono un carico d'oro trafugato; la grotta dove il malloppo viene sistemato è nella giungla, nei territori delle tribù tagliatrici di teste. Solo tre ufficiali giapponesi tornano a casa, anche perché sparano a tutti per evitare scomodi testimoni. Oltre 30 anni dopo, un faccendiere americano, Rex Larson (Edmund Purdom), in possesso di molte informazioni su questo tesoro abbandonato, entra in contatto con i tre ex militari, ruba loro la mappa e tenta di coinvolgerli nella spedizione, ma il primo tenta di ucciderlo e rimane a sua volta ucciso, il secondo si suicida commettendo seppuku (il rituale dei samurai) piuttosto che cedere alle avances, il terzo accetta. Larson si affida ad un altro faccendiere losco, Douglas Jefferson, col quale si spartirà il bottino. Jefferson allestisce la spedizione, reclutando guide e mercenari. Della spedizione fa parte anche sua figlia Janice (Glynis Barber). - SPOILER: Larson è un avido figlio di puttana, fa il doppio e il triplo gioco, ed è contro tutti; durante la spedizione metterà il bastone tra le ruote a chiunque pur di arraffare il tesoro in solitaria; un po' ne ammazzerà lui, un po' la giungla. Ma alla fine egli stesso morirà e gli unici a salvarsi saranno Janice ed il capo spedizione Mark Forrest (Stuart Whitman).

La pellicola è terribile, indifendibile da ogni punto di vista. Grossolana, approssimativa, scomposta, scalcagnata, un qualsiasi studente alle prime armi di una scuola di cinema non avrebbe fatto peggio, anzi. La sceneggiatura ha dei buchi mostruosi, tutto è dato per scontato. La recitazione è agghiacciante, Purdom (il Dracula di Fracchia) è completamente fuori parte, il povero Woody Strode pare parecchio rattrappito (aveva pure i suoi 68 anni all'epoca), Whitman sembra sin troppo calato nella parte del miserabile alcolizzato, la Barber è Barbie, si aggira nella giungla con la sua chioma platinata e l'impeccabile frangetta, senza che col 200% di umidità avverta la benché minima necessità di legarsi i capelli né versi una goccia di sudore su quel musino col naso all'insù; David De Martyn ha una fisionomia impagabile, a metà strada tra il Devon di Supercar (Edward Mulhare) e una comparsa di un film dei Monty Python, pare uscito da un fumetto di Topolino sulle Giovani Marmotte, e c'è pure Laura Gemser, che dura lo spazio di un quarto d'ora, per poi morire in uno dei modi più misteriosi della storia del cinema. Impossibile capire di cosa si tratti, fa il bagno presso una cascatella (nuda ovviamente, per concedere qualcosa al pubblico), poi comincia a fare la faccia contrita e annega. Nessun animale in zona, niente sangue....un attacco di diarrea cruenta? Bah!

Anche Horror Safari è inquadrabile come una derivazione di Dieci Piccoli Indiani (con un timido ammiccamento pure a I Predatori Dell'Arca Perduta, uscito l'anno prima), poiché il succo del film è che una spedizione parte alla volta della giungla per trovare un tesoro e, uno dopo l'altro, i membri muoiono, per colpa dei coccodrilli, dei serpenti, chi cade da un ponte, chi annega, chi viene ucciso a tradimento. Un altro dei titoli con cui è circolato il film è Greed, la cifra della pellicola, tutto viene fatto per avidità ma il più pulito ha la rogna, e infatti muoiono quasi tutti. Come detto, si salvano Whitman e la Barber, che nel film flirtano, una storia d'amore molto credibile, poiché lui ha esattamente il doppio degli anni di lei (54 contro 27), e anche perché la Barber è la tipica bambolina americana che nella realtà si innamorerebbe di un mezzo barbone alcolizzato e disastrato, ovvio. Il finale del film è tirato via, pare che finisca la pellicola disponibile e allora Birkinshaw con due capriole mette la parola fine sullo schermo e bon, tutti a casa. La sciatteria e la trascuratezza di questo film sono enormi, non si quaglia, non si capisce dove si voglia andare a parare, e alla fine lo si capisce fin troppo bene: da nessuna parte. Il titolo Horror Safari probabilmente è studiato ad arte per irretire il pubblico dei cannibal movie (anche aver messo la Gemser tra i nomi in cartellone per una parte risibile lo farebbe pensare) ma di cannibali non c' traccia per tutto il film (né di effettacci gore), anche se l'edizione dvd della Pulp Video dura qualche minuto in meno rispetto ai 90 ufficiali.

Galleria Fotografica