Flesh Evil - Il Male Nella Carne è del 2002 e successivamente conosce una nuova edizione, upgradata qualitativamente per quanto riguarda audio e video, ed anche parzialmente rimontata per volere dell'autore Roger A. Fratter. L'ispirazione nasce dal racconto di Poe, "Ombra", contenuto ne "I Racconti del Grottesco e dell'Arabesco" (1840). Fratter si fa pervadere da quel clima, da quegli umori, da quelle visioni, anche se non mette in scena pari pari quella storia, ma la metabolizza, la mastica e se ne serve per scrivere la propria narrazione che in alcuni momenti specifici e peculiari lascia affiorare il racconto di Poe che scorre come un fiume carsico lungo tutto il minutaggio del film. Siamo nella cittadina immaginaria di Badmarin (non sfuggirà ai cinefili più accaniti la citazione di Femmine Carnivore, la cui clinica aveva sede proprio a Badmarin), un avamposto apparentemente rurale e tranquillo dove però iniziano a verificarsi morti inquietanti. Improvvisamente persone normali commettono crimini senza spiegazione. Lo spettatore è messo subito sull'attenti poiché fin dall'inizio sa che ciò accade per il manifestarsi di una enigmatica e misteriosa figura, totalmente ammantata di nero. Alcuni telepati, interessati all'occulto, fanno gruppo cercando di dare una logica a questi fenomeni. Non sarà facile perché la lotta è impari, ciò contro cui questi ragazzi combattono è il Male assoluto, quello con la M maiuscola, quello imponderabile, indescrivibile, inconcepibile. Il suo solo passaggio corrompe le anime, tortura le menti, genera perversione, annichilimento, cancellazione della vita e della volontà. Anche chi ne rimane affascinata come Mary Ann (Samantha Jameson) deve pagare uno scotto di sottomissione, tant'è che il bel volto della ragazza sarà deturpato esattamente come quello della creatura che si cela sotto il pesante manto. E del resto nel racconto di Poe la visione del cadavere sul tavolo dei commensali è quella di un appestato i cui tratti somatici sono stati completamente devastati dal morbo nero.
Fratter in alcuni frangenti, come quello appena descritto, cita apertamente Poe. Ad esempio anche nella scena in cui Cleo (Roxy Osbourne) viene posseduta durante una seduta spiritica e diventa il tramite tra i vivi ed i morti. Per tramite della sua bocca spalancata escono mille voci dall'oltretomba. Espediente mutuato da Poe ma reso con una potenza ed un fascino (demoniaco) degno del miglior Fulci. Probabilmente la scena più suggestiva ed emozionante del film, perché con estrema semplicità e con i consueti pochi mezzi dovuti ad una produzione del tutto indipendente, Fratter dimostra che si può ingenerare inquietudine se si ha l'idea giusta e si sa come rappresentarla. Altro aspetto da considerare è l'attitudine atmosferica e metafisica del film; Fratter non persegue necessariamente una completezza narrativa con un inizio, uno svolgimento ed una conclusione, piuttosto Flesh Evil è una sorta di spaccato, di parentesi, una sbirciata che lo spettatore getta in una realtà parallela dove accadono fatti, perlopiù inspiegabili (dato il confronto con entità ultraterrene) e di certo non gestibili con un approccio da ragionieri della sceneggiatura. E' stato così anche per il miglior Argento se ci pensate; Suspiria, Inferno e le migliori prove (schiettamente horror) del regista romano non vengono ricordate per la coerenza dello script o per l'attendibilità dei dialoghi e degli accadimenti, quanto per la capacità visionaria, immaginifica, estetizzante di metterli in scena. Non che Flesh Evil sia sconclusionato, tuttavia appare evidente - almeno a me è parso tale - come Fratter cerchi di comunicare uno stato d'animo, una cornice d'ambiente più che un puntiglioso susseguirsi cronachistico di fatti che poi arrivano a naturale e tranquillizzante conclusione. Il finale è aperto, apertissimo e con molta probabilità la figura nera mieterà ancora vittime senza che nessuno osi o sappia fermarla. E' l'ineluttabilità del cielo sopra le nostre teste e delle profondità oscure che si ramificano sotto i nostri piedi, le quali ci ingabbiano e ci possiedono a loro piacimento, quasi in un'ottica di impotenza assoluta di stampo lovecraftiano.
Al solito, molto belle alcune inquadrature, anche apparentemente "banali"; mi riferisco ad un semplice dialogo ripreso tra due personaggi in una camera da letto ma con il punto di vista obliquo ed un taglio del personaggio che sta di "quinta" tale da rendere estremamente dinamica e diversa una scena che altrimenti sarebbe scivolata via piatta, anonima e uguale a mille altre. Importanti le musiche a corollario del clima generale (anche qui la lectio è argentiana), discreto il cast anche se il doppiaggio rompe un po' l'incantesimo, decontestualizzando voci e rumori d'ambiente. Puntuale ritroviamo nella pellicola anche qualche goccia di erotismo, con scene di amplessi e un tocco saffico tra due sacerdotesse consacratesi al Male, un trademark che lega a doppio filo Fratter al nostro vecchio e caro cinema di genere (in questo caso sexy horror), oltre alla chiave exploitation di saper fare molto con poco a disposizione.