Babygirl

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Babygirl

Dopo una breve carriera da attrice e l'olandese Halina Rejin passa dietro la macchina da presa, Babygirl è la sua terza prova e fa il botto. Film piuttosto disagevole, senz'altro coraggioso ma non sono sicuro di aver compreso fino in fondo dove volesse andare a parare, ammesso che ci fosse realmente un punto di ricaduta stabilito in modo lucido e consapevole. Prendete Rivelazioni (1994) di Barry Levinson e mischiatelo con Secretary (2002) di Steven Shainberg e grosso modo vi troverete al centro, equidistanti tra queste due polarità. Abbiamo l'azienda americana upperclass fondata da una donna volitiva e con gli attributi (professionali), una che parla poco, ha lo sguardo di ghiaccio ed è sempre assertiva. Abbiamo il rapporto gerarchico con lo stagista giovane, rapporto che da lavorativo si riversa in qualcosa di altro e di oltre. I ruoli si rovesciano e così il sottoposto domina il proprio padrone, il giovane prende il sopravvento sull'età matura. Babygirl è pieno di ambiguità e di passi avanti che poi tornano indietro. C'è una libera trasgressione, fatta di giochi di dominazione e sovvertimento delle regole? No, perché la protagonista (Nicole Kidman) vive tutto malissimo, vorrebbe ma non potrebbe, e questo la fa desiderare ancora di più, e soprattutto le fa fare tutto ciò che non dovrebbe fare. Ma pensa di sé di essere una persona profondamente sbagliata, forse persino malata. Il suo amante (Harris Dickinson) è uno spietato aguzzino? No, perché poi nel lettone si fa abbracciare come farebbe un figlio con la madre, e quando lei paventa la fine del rapporto piangnucola come una vita tagliata. Poi c'è la famiglia di lei, formata da due figlie di cui una lesbica (naturalmente, per dare cornice al quadro complessivo di anomalie e diversità) e da un marito del tutto insignificante e impalpabile, nonostante sia Antonio Banderas. Un maschio autocompiaciuto e strutturalmente incapace di soddisfare il bisogno di extra di una donna intelligente come la Kidman, che è tale perché se lo dice anche da sola oltre a sentirselo ripetere dai colleghi.

Babygirl vuole osare, vuole scandalizzare, ma vuole anche normalizzare. La Rejin ha scelto appositamente un partner molto più giovane della Kidman per far passare il messaggio che è cosa normale e accettata tanto per gli uomini verso le partner più giovani che viceversa. I momenti di sesso, tranne la primissima scena su cui si apre il film (che vede un rapporto "classico" tra marito e moglie), sono sempre borderline, gli sguardi della Kidman sono sempre allucinati, destabilizzanti, come quelli di chi è sull'orlo della schizofrenia o dell'esaurimento nervoso. Questo dipende senz'altro dall'interpretazione della Kidman ma anche dall'eccesso di interventi estetici che l'hanno ridotta ad una statua di cera del Madame Tussauds con espressioni ai limiti del parossismo. Più che lo scalpore dettato dalle nudità della Kidman, sono rimasto sconcertato dalla sua attuale condizione; l'attrice è stata lodata per questo personaggio (candidatura ai Golden Globe e Coppa Volpi a Venezia) ma francamente piange il cuore a vederla ridotta così. Il punto non sono i sessantanni ma come ci si arriva, a tal proposito abbiamo Monica Guerritore che potrebbe dare lezioni a molte donne di spettacolo.

Il film ha qualcosa di artificiale, una sofisticazione che risulta lavorata e affettata per ottenere un determinato risultato sul pubblico. Si tratta indubbiamente di una prova audace, temeraria, la Kidman si mette tantissimo in gioco, ma c'è una specie di doppio binario, manca genuinità nella sceneggiatura. In qualche maniera tutto ciò emerge nello scambio di battute che Harris Dickinson e Antonio Banderas hanno sul finale, dopo aver fatto a cazzotti per la Kidman; Banderas rimprovera a Dickinson di aver manipolato sua moglie in un gioco di sottomissione che è una fantasia prettamente maschile (e maschilista), Dickinson ribatte con saccenteria che quella di Banderas è una visione antiquata; l'equazione è chiara, Banderas è un vecchio con idee antiquate, Dickinson è un giovane rampante con idee giovani e rampanti. Chi sta usando chi in questo gioco di ruolo sul cui sfondo rimangono gli avanzamenti di carriera nelle mega ditte che lavorano con robot e intelligenza artificiale? Il film porta avanti convintamente questa patina di futuro e avanguardia, ulteriormente impreziosita anche dalle musiche, perlopiù elettroniche. Babygirl, è una pellicola realmente provocatoria, sfidante e sovvertitrice della morale? La patina appare quella, la sostanza forse non tanto, esattamente come l'erotismo algido e pieno di spigoli che viene continuamente mostrato, o sarebbe più corretto dire esibito.

Trailer ufficiale

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