La vicenda giudiziaria e umana di Dominique Strauss-Khan non poteva non solleticare uno come Abel Ferrara, abituato a peccatori, poliziotti, gangster e uomini bui preda di demoni notturni e metrolpolitani, spesso invischiati in questioni di corruxzione, droga e sesso. L'ex Presidente del Fondo Monetario Internazionale pareva il profilo perfetto per un film del regista americano. Scritto dallo stesso Ferrara assieme a Christ Zois (già suo sceneggiatore per The Blackout e New Rose Hotel), Welcome To New York non fa esplicito riferimento alla cronaca, nel senso che non usa i veri nomi dei personaggi coinvolti, ma è abbastanza palese che si stia parlando dei fatti occorsi nel maggio del 2011 in un hotel newyorkese di Times Square, e più precisamente della presunta violenza sessuale perpetrara da Strauss-Khan ai danni di una donna delle pulizie. Non solo, nel film vengono riportati altri elementi della vita personale dell'economista francese, come un precedente scandalo sempre a sfondo sessuale e i festini orgiastici a base di esort ai quali Strauss-Khan era solito partecipare, e per il quale è finito nuovamente sotto processo nel 2015. Il papavero francese è sempre stato scagionato da tutto, anche se, nel caso della causa civile intentata dai legali della cameriera dell'hotel, tutto è stato acquietato da un cospicuo risarcimento versato dall'accusato alla propria vittima. Non c'è mai stata un'assoluzione piena ma una serie di "intoppi" che hanno fiaccato i processi, scagionandolo. Nel 2008 Strauss-Khan fu costretto a scusarsi con sua moglie e con il FMI per "l'errore di valutazione" commesso nell'aver favorito una sua subordinata (ovvero la sua amante Piroska Nagy) nell'istituzione da lui presieduta. Nel 2012, chiusosi a suo favore il processo per tentato stupro della cameriera Nafissatou Diallo, si separò comunque dalla moglie e, ad appena pochi anni di distanza, ha dovuto ammetere che effettivamente partecipava di buon grado a incontri con escort anche se non le "srfuttava" penalmente e non era a conoscenza che fossero delle meretrici a pagamento (vi ricorda qualcuno....?). Ferrara non va tanto per il sottile nel concedere attenuanti e ragionevoli dubbi di non colpevolezza a Strauss-Khan, il suo film è un dito d'accusa puntato verso il mostro, interpretato da Gérard Depardieu. La violenza sessuale paradossalmente è il comportamento meno grave tra tutti quelli a cui assistiamo. Deveraux (qui si chiama così) è spregevole dalla mattina quando si alza alla sera quando va a letto, per lui le donne sono oggetti sessuali a prescindere, ci prova sempre, subito, non appena le incrocia. Come la dipendente dell'albergo che lo accompagna nella sua stanza, in ascensore, lungo il corridoio lui è già a fare il marpione. O come la cameriera che gli porta il caffè mentre è agli arresti domicialiari (e sua moglie è in casa), Deveraux non resiste e tenta subito un approccio. Lui è fatto così, lo confessa alla moglie in un confronto drammatico che è un po' il cuore del film. La sua malattia è la sesso-dipendenza, alla quale per altro non ha nessuna intenzione di rinunciare poiché è coinvinto che nessuno possa salvare nessuno, perché nessuno vuole veramente essere salvato (nella seconda parte l'ogre Deveraux prende a filosofeggiare, trasformandosi in un reietto sconfitto). Motivo per il quale non accetta l'intervento di uno psicologo e si serve della moglie solo per essere tirato fuori di galera (a colpi di cauzione milionaria, sei nella realtà, uno solo nel film). Dopo un primo ringraziamento goffo e petulante, Devereaux prende a pallettoni anche la mano che lo nutre, insultando la moglie e accusando la sua famiglia. Da parte sua Simone Deveraux (una sofferta Jacqueline Blisset) non pare più equilibrata del marito, ha una sorta di dipendenza nei suoi confronti, anche se oramai è esasperata dai suoi eccessi e dalla sua patologia, alla quale deve costantemente mettere un freno per non veder travolta anche la propria vita professionale. In qualche maniera i coniugi Deveraux sono due freak, una famiglia Addams molto meno ironica e grottesca e terribilmente più perversa e diabolica, completamente in balia delle proprie manie e dei propri vizi.
Una scena di grande squallore è l'incontro nel quale la figlia di Deveraux presenta il suo fidanzato al padre. Dopo pochi minuti questi inizia a chiedere insistentemente notizie sulla vita sessuale dei due ragazzi, premettendo che lui ha appena trascorso la nottata a darci dentro e la cosa lo ha rimesso in gran salute. Deveraux è orgoglioso e riottoso, manda tutti a quel paese, ama il potere ed è un ingordo di sesso. La prima parte di Welcome To New York, nella quale Ferrara presenta e costruisce la situazione, ha toni molto forti. Al suo arrivo nella camera d'albergo Deveraux trova già i suoi collaboratori intenti ad amoreggiare con delle prostitute. Tutto è reparato in onore del Presidente dell'FMI. Neppure si leva il cappotto che già si avventa su una bionda il cui seno strabuzza dalla scollatura. La possiede con violenza. Quindi passa ad un'altra ospite. Quando, terminato il festino (a base anche di abbondanti dosi di alcol), si getta sul letto apparentemente stremato, i suoi collaboratori scendono nella hall ad accogliere un altra coppia di escort. Due brune che stavolta lo intrattengono con uno spettacolino bisex prima di soddisfarlo. Deveraux non ne ha mai abbastanza. Il taglio della scena (ma di "tagliato" c'è pochissimo) ci porta al mattino dopo, quando l'uomo esce dalla doccia trovando la donna delle pulizie che si appresta a rassettare la camera. Non appena Deveraux la mette nel mirino ci si avventa contro. Insaziabile.
E' vero che scopriamo gli eventi a ritroso, attraverso il racconto della cameriera, ma non appare credibile pensare che Ferrara intenda sostenere che potrebbe essere tutto falso, in quanto versione manichea dei fatti; è marchiano quanto affidi alla versione della donna la fredda e verosimile cronaca degli eventi. Successivamente è lo stesso Deveraux a raccontare con dovizia di dettagli l'accaduto alla moglie, minimizzando quella che è stata una violenza sessuale a tutti gli effetti. Ferrara insomma non ha benevolenza per il dottor Jekyll, il suo è solo ed unicamente mister Hyde, e ci va giù con la delicatezza di un macete. Lo stile estetico è quello tipico del regista, le luci, i colori, i silenzi, il gelo, la contemporaneità urbana, tutto converge verso una ennesima rappresentazione di una storia "alla maniera di Ferrara". Anche l'arresto di Deveraux, il suo rapporto conflittuale con gli agenti di Polizia e la sua detenzione, sono crudi e disagevoli. Grande interpretazione da parte di Dépardieu, un ruolo davvero sgradevolissimo il suo (appare ripetutamente nudo, ed in forma fisica decisamente non invidiabile), che ha motivato ritenendosi un attore che ama interpretare personaggi che detesta, dai quali si sente profondamente distante, in particolare i politici, il gradino più basso dell'umanità. Per il ruolo di Simone inizialmente si era pensato a Isabelle Adjani.
Il film termina senza un vero finale, la vicenda processuale si chiude sostanzialmente a favore di Deveraux, il rapporto con la moglie è inaridito da tempo e questo ennesimo colpo non contribuirà a risollevarlo, le sue ambizioni di aspirare alla Presidenza della Repubblica francese vengono minate, la sua hybris e la sua fame di sesso manco per niente, visto che prima dei titoli di coda fa in tempo ad iniziare un imbarazzante corteggiamento della cameriera. Come nella realtà, nulla si è risolto per davvero, tutto continua a scorrere, per inerzia. Contrariamente alla fenomenologia cinematografica ferrariana, nella quale solitamente anche l'ultimo dei peggiori può avere un'occasione per redimersi ed accettarla, pur avendo sguazzato nei bassifondi, qui Deveraux afferma titanicamente che la salvezza non è data, e continua testardamente ad andare a fondo, distruggendo ogni relazione umana che lo circonda. All'uscita del film in Francia (con tanto di anteprima a Cannes in pompa magna) e in Usa, Strauss-Khan annunciò querela per Ferrara. In Italia la pellicola è andata direttamente in video on demand.