W.E. – Edward E Wallis

W.E. – Edward E Wallis
W.E. – Edward E Wallis

La domanda sorge spontanea, avrebbe detto un celebre giornalista televisivo di qualche anno fa: ma il film è veramente farina del sacco di Madonna? Mi riferisco strettamente al discorso registico, dato che narratori di storie lo si può pure diventare di punto in bianco (ma la Ciccone non può certo dirsi una neofita, la sua carriera di artista è quella di una "cantastorie") ma registi no, lì serve il mestiere, la competenza tecnica, l'esperienza, la preparazione. Oggi però son tutti registi, Panariello fa ridere in tv (...fa ridere in tv?) e diventa regista, lo stesso dicasi per Ceccherini o Ligabue o Battiato o Baricco, o chi vi pare, sono artisti di successo in un qualche campo e automaticamente si danno alla regia. Qual è il trucco? Il trucco è che vengono dotati dalla Produzione del film (che grazie al nome di richiamo spera di ricavare abbondanti incassi) di un cast tecnico che tappi tutte le falle, operatori di ripresa, direttori della fotografia, sceneggiatori che traducono in film le idee della "star", organizzatori pragmatici a tutti i livelli, ed ecco che a Madonna basta dire: "voglio che in questa scena gli attori facciano e dicano questo e quello e che sullo schermo si veda questo e quello", che i "tecnici" si mettono a lavoro e, come per magia, trasformano i desiderata della "regista" nel film che lo spettatore vedrà al cinema.

Il processo creativo del film si evince abbastanza spudoratamente dando un'occhiata agli extra contenuti nel dvd, nel quale si vede chiaramente Madonna dettare istruzioni allo stuolo di collaboratori, e tra questi vi è addirittura un tizio assunto apposta per consigliare quale tipo di camera usare in ogni scena, per raggiungere l'effetto voluto da Madonna (atmosfere più vintage, altre più moderne, quindi magari una Super 8 piuttosto che una digitale, etc.), che poi sarebbe il minimo richiesto ad un regista. Insomma, Madonna ha in mente una storia, si documenta, stende una bozza di "sceneggiatura" (come la chiama lei, ma le sceneggiature hanno tutta una serie di regole e codici molto precisi che chi non lavora nel cinema non può conoscere) e ne fa un film. Ora, dato che un film non è un libro, ma ha una componente visiva inscindibile da quella narrativa, è evidente che il merito di un bel film non può essere unicamente ascritto all'artista concettuale che ha ideato la pellicola, ma deve essere equamente ripartito con chi quelle immagini le ha concretizzate davvero, scegliendo filtri colori, luci, costumi, scenografie, atmosfere. Questo giusto per fare il Precisetti della situazione, e calmare i bollenti spiriti di quelli che vedono il proprio idolo cimentarsi nella regia di un film (ed io sono un fan di Madonna), ed uscire estasiati a fine proiezione dalla bravura del suddetto idolo. Provate voi a fare un film da zero (dallo zero delle vostre competenze tecniche) e vediamo che capolavoro viene fuori.

Finito il pistolotto savonaroliano, il giudizio su W./E., per quanto mi riguarda, rimane duplice. Il film è molto gradevole nella forma, meno entusiasmante nei contenuti. Come è noto, si racconta la "storia d'amore del secolo" (scorso), tra Edoardo VIII di Windsor e Wallis Simpson, la "sgualdrina americana" che tolse ai sudditi inglesi il primo re che si occupava dei poveri. La Simpson, senza alcun titolo nobiliare, e invisa alla famiglia reale britannica, non venne mai digerita dagli inglesi, coronati e non, e per poterla sposare Edward David Windsor dovette abdicare al trono e rimanere un principe "qualsiasi", per altro impossibilitato a risiedere nella sua Inghilterra per ostracismo di suo fratello, re Giorgio VI. Il grande amore è raccontata sulla falsariga del rapporto tra Wally e William Winthrop, due agiatissimi sposini upper class di New York. Lui è uno psichiatra stimatissimo e ricchissimo, lei una specie di Alessia Fabiani che si strafoga di lusso ma vorrebbe tanto un figlio. Il rapporto tra i due, apparentemente perfetto, nasconde in realtà una totale infelicità, poiché William è disinteressato alla moglie, lei è inappagata perché non amata. Ecco che Wally inizia una liaison con un buttafuori russo di Sotheby's, Evgeni, fino a lasciare il marito (dopo essere stata percossa malamente, proprio come Wallis) e rimanere finalmente incinta, divenendo padrona del suo destino. Come è facile intuire, W./E. è tanto l'acronimo di Edoardo e Wallis, quanto quello di Wally e Evgeni.

Wally è ossessionata dai duchi di Windsor, e come lei lo erano sua madre e sua nonna. In Wallis rivede ogni sua esigenza, ogni suo bisogno, ogni suo slancio; la figura della Simpson si materializza accanto a Wally, nel suo bagno, nello specchio, e tra le due hanno luogo conversazioni e scambi di consigli. Le due storie sentimentali procedono parallele per poi intrecciarsi continuamente, riversandosi l'una nell'altra; il film procede per continui flashback, dai quali si riemerge nell'America di fine '90. Gli attori sono encomiabili, Andrea Riseborough (Wallis Simpson) è un talento di recitazione, carismatica e magnetica; molto valido anche James D'Arcy nel ruolo di Edoardo VIII. Abbi Cornish (Wally Winthrop) è chiamata a fare la donna tutta vestitini di lusso, pelle d'avorio e scarpe tacco 12, la sua lingerie è sempre impeccabile, le sue labbra turgide, non un capello fuori posto, il suo sguardo con gli occhiali da segretaria assolutamente irresistibile. Per ciò che le è richiesto svolge un compito encomiabile; anche i suoi silenzi sono sguardi carichi di espressione e tanto basta. Meno brillanti i vari comprimari, più per colpa dei ruoli che degli attori.

Madonna ci va giù di accetta e affetta personaggi stereotipati al massimo, veri e propri contenitori di un tipo caratteriale preciso, netto, identificato, monodimensionale, paradigmatico, esemplificativo. William Winthrop "sarebbe" uno psichiatra, addirittura di grido, prestigioso e premiatissimo, sempre disponibile per i pazienti bisognosi e attivo per le fondazioni di beneficienza infantile; incomprensibilmente però a casa è un mostro, trascura la moglie, forse ha l'amante, non vuole bambini, e impermeabile alla sofferenze altrui, non è in grado di leggere emotivamente le situazioni, è arrogante, violento, mentitore, ottuso. Ora, francamente è risibile come personaggio, ma è funzionale alla ruolo di "vittima" che Madonna intende assegnare senza se e senza ma alla mogliettina Wally, una specie di piccola pastorella santa e incompresa (leggi: una che fondamentalmente si annoia, debosciata nel lusso esasperato e nei conti correnti bancari a zero periodico, ma che ha la sensibilità del Dalai Lama). Ancora più risibile il suo rapporto con Evgeni, il profugo buttafuori russo che però è anche un "intellettuale", con l'animo di artista, suona il piano divinamente, ovviamente è vedovo (perchè separato, divorziato o single non avrebbe avuto lo stesso fascino di "vedovo"). Nella realtà una figa di legno ventenne come Wally non avrebbe neanche degnato di uno sguardo un buttafuori profugo di 1 metro e 50, con la busta paga da pezzente, e quindi ecco che il nostro russo è in realtà un intellettuale che legge Rilke....come ce ne sono a milioni del resto. Chiaramente però Madonna non può trascurare il testosterone, perchè va bene la cultura però....ed ecco che Evgeni, costretto a indossare giacca e cravatta a lavoro, al bar se ne va come un tamarro, gioca a biliardo, indossa la coppola, fuma come un dannato e a casa sta col petto di fuori, da vero super cafone. A casa ha pure l'intera collezione di cd di Piff Diddy e Snoop Dogg, nel film non si vede però è così.

Il primo marito di Wallis Simpson pare l'orso Yoghi, un omone ebete con il quoziente intellettivo di un mollusco. Anche in quel caso, la perfezione sublime di Wallis deve essere plastica, plateale, luminosa, dunque di contro il suo compagno pre Principe scintillante deve essere un deficiente (....ma non se lo era scelto lei?). Evidente quanto Madonna si identifichi in Wallis, che dipinge a propria immagine e somiglianza, una donna decisa, tenace, volitiva, "con le palle", capace di tenere testa a chiunque e soprattutto agli uomini, intelligente, artefice del proprio destino, coraggiosa....come Madonna vede se stessa insomma. Infatti è anche poco femminile, calcolatrice, poco sentimentale e molto razionale, e amante del glamour. Il punto di vista dell'intera storia è quello femminile, ci viene precisato; e lo avevo capito pure da solo visto che, come nel più deleterio film di Jane Campion, le donne son tutta una meraviglia di profondità emotiva, mentre gli uomini al massimo possono essere belli o "maschi", ma sono destinati irrimediabilmente al secondo posto nella scala evolutiva. In più rispetto, ad un Lezioni Di Piano (stesso uso smodato del commento sonoro pianistico), subentra la componente Sex And The City, visto l'insopprimibile bisogno di Madonna di condire il tutto con costumi, gioielli e arredi sempre e comunque ultra fashion.

Il film è estremamente retorico, a tratti stucchevole, dura 2 ore perché quella è lunghezza minima di un"film d'autore" e ha molte pretese e velleità. In qualche misura sta in piedi per la l'eleganza della fotografia, ed il mestiere dei protagonisti. Madonna mette assieme luci ed ombre, se la scena in cui Wallis balla il twist per il marito oramai esanime ha un suo tono ironico e dissacrante, dall'altro la scena nella quale sempre Wallis balla i Sex Pistols (...negli anni '30) per una platea di nobili impigriti e addormentati si segnala come una caduta di gusto molto cicconiana, un momento di svacco al quale Madonna non sa proprio dire di no. Rimane comunque il fatto che l'accoglienza tiepida, dove non ostile, riservata dalla critica a Madonna puzza di snobberia lontano un miglio poiché, lungi dall'essere un capolavoro, questo film non pecca di un numero di difetti maggiore di uno dei tanti "stupendi film d'essai" che ogni anno i festival ci propinano; in W./E. non c'è più onanismo, ambizione e autoreferenzialità di un qualsiasi film "d'autove" sul quale sbrodolano i vari Morandini, Mereghetti o Mollica di turno. Però il cinema ha dichiarato guerra da tempo a Madonna, che si tratti della regia o della recitazione, a lei non pare essere consentito cimentarsi in 35 mm, a Fabio Volo si invece.

Trailer ufficiale

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