Viva

Viva
Viva

The Love Witch di Anna Biller è stato per me una vera e propria epifania, un film fulminante, indimenticabile, il miglior film del 2016 e tra le cose più care viste su di uno schermo a posteriori della grande epoca del cinema di genere, exploitation e commerciale (al quale The Love Witch si ispira). La mente dietro quella storia è Anna Biller, cineasta indipendente hawaiana, di origini nippo-americane. Dopo alcuni cortometraggi la Biller esordisce sulla lunga distanza con Viva nel 2007, film che finalmente sono riuscito a vedere grazie all'ottimo dvd edito da Shameless (traccia audio esclusivamente originale e senza alcun tipo di sottotitoli, in compenso la qualità video è ottima). Chiaro che dopo lo splendore di The Love Witch (che tuttavia cronologicamente è successivo) le aspettative erano altissime e tutto sommato non sono andate deluse. Il film interpretato dalla meravigliosa Samantha Robinson rimane insuperabile e una spanna sopra, ma Viva è una brillantissima prova d'esordio. Basterebbe pensare che un film del genere è alla fin fine un'opera prima e che concettualmente, tecnicamente e qualitativamente (sceneggiatura, cast, costumi, fotografia, musiche, etc) in Italia è molto molto raro assistere a debutti del genere.

Esattamente come The Love Witch, anche Viva ha un doppio piano di lettura, uno più superficiale, coloratissimo, allegro, stuzzicante, allegrotto, retrò, ed uno più profondo, che trae linfa dal ruolo di filmaker femminista autoassegnatosi dalla Biller. Viva è la storia di Barbi (Anna Biller), moglie e casalinga completamente dedita al proprio marito Rick (Chad England), lavoratore, capofamiglia e leader indiscusso di una famiglia patriarcale in una società patriarcale. A Rick tutto è dovuto, quasi per diritto naturale, a Barbi nulla è concesso; divertimenti, gratificazioni, realizzazione del proprio io. Progressivamente Barbi prende coscienza della propria condizione e - complice anche il clima di emancipazione femminile e di liberazione sessuale che la circonda, a partire dalle fregole della sua migliore amica nonché vicina di casa Sheila (Bridget Brno) - decide di prendere la propria vita tra le mani e concedersi finalmente tutto ciò che le è sempre stato negato. Mentre Rick è assente un intero mese per lavoro, Barbi diventa prima modella e poi call girl (prostituta), assumendo il nome di Viva. Quindi si dedica alla ricerca di un'anima gemella che possa finalmente completarla per davvero (essendosi lasciata in malo modo col marito, a seguito di un litigio).
- SPOILER: il suo avventuroso percorso di catarsi termina in un'orgia durante la quale viene drogata e posseduta sessualmente da un'artista (Cole Chipman) al quale si era sempre negata. Solo allora Barbi, consapevole di aver esplorato a 360 gradi la propria femminilità e sessualità (compresa quella omosessuale con una bellissima donna di colore, Robbin Ryan), e di aver dato libero sfogo al proprio io, decide di recuperare il rapporto con Rick, avendo maturato una nuova e più matura coscienza.

Viva, esattamente come The Love Witch, è delizioso, visivamente affascinante. Attraverso la consultazione di riviste e film dell'epoca, la Biller ricostruisce perfettamente un ambiente a cavallo tra anni '60 e '70 ("il miglior periodo nel quale essere uomo", come afferma uno dei personaggi). Arredamento, costumi, acconciature, oggettistica, riviste di Playboy, tutto concorre a ricreare quei nostalgici anni psichedelici e fiammeggianti, fatti di colori acidi, lussureggianti e accostati senza il minimo freno inibitorio. La recitazione è estremamente maliziosa, gli abiti fanno sempre pandant con i tessuti, i mobili, le pareti; giacca marrone con muro marrone, pantaloni verdi su divano verde, e così via. Il trucco della Biller è "estremo", con occhi immersi nel celeste infinito sormontato da ciglia a gabbiano altissime. La messa in scena è volutamente teatrale, un po' pacchiana, sopra le righe, ma quel tanto che basta per aggiungere un po' di sale simpaticamente citazionista, senza mai cadere nella volgarità. Bellissima la scena dell'orgasmo di Viva durante la festa, con quel gioco di alternanza tra i sospiri della Biller e le rossissime mele (del peccato), ora in primo piano ora fuori fuoco. Una finezza di grande intuizione. Così come il finale, a proposito di citazioni, sembra omaggiare la Monroe e la Russell di Gli Uomini Preferiscono Le Bionde.

L'intenzione della Biller era di creare una pellicola sexploitation che desse l'illusione di lisciare il pelo al maschio (non siamo lontani dallo stile alla Russ Meyer, anche se meno aggressivo e più di classe) ma che in realtà usasse l'erotismo come cavallo di troia (non fate battute per piacere....) per rovesciare il fronte e far riflettere sulla condizione femminile. Le donne salgono al potere con la Biller e Viva alla fine diventa l'oggetto del desiderio di tutti, uomini, donne, giovani, meno giovani, indipendentemente dalla classe sociale o da qualsiasi barriera possa frapporsi al desiderio nei suoi confronti, il desiderio di possedere una donna libera. La casalinga disperata, nata esclusivamente per lucidare le scarpe al marito, preparargli il caffè ed aspettarlo pazientemente dentro le mura di una casa tirata a lucido, ha dimostrato al mondo che volere è potere, le gerarchie possono essere soverchiate.

Alcuni personaggi sono davvero irresistibili, come il coiffeur interpretato dal fisicatissimo Barry Morse, ovviamente gay e pieno di risorse. Ovviamente Non c'è da rimanere delusi nemmeno  dal comparto femminile, poiché sostanzialmente tutte le attrici, Biller compresa, hanno (ripetute) scene di nudo, c'è pure una parentesi in una Comune nudista. L'unica eccezione è Bridget Brno, coprotagonista con la Biller ma poco incline a posgliarsi, tanto da costringere la Biller a fare il doppio lavoro. La regista dice di aver usato tutte quelle scene naked come terapia d'urto per vincere la sua naturale ritrosia e timidezza al riguardo. Il suo apparire sempre un po' "intimidita" in quei frangenti rafforza la visione del personaggio di Barbi come una "vittima", dunque perfettamente funzionale alla storia raccontata. Quando si dice che non tutti i mali vengono per nuocere. Da segnalare inoltre il fatto che i corpi femminili non sono quelli di modelle senza un filo di grasso e dalle proporzioni perfette; anzi, molto realisticamente, si tratta di madri di famiglia, dunque con la cellulite, l'addome affatto piatto, il sedere basso, il seno imperfetto, insomma donne normali, ugualmente belle ed attraenti ma non di plastica (ulteriore acqua al mulino femminista). Viva è chiaramente un divertissement ma fatto con sale in zucca, con la possibilità di veicolare un messaggio attraverso la giocosità e l'erotismo facile. Bravissima Anna Biller. Adesso ci vuole un terzo film!

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica