De Palma è già un nome forte nel 1980, tra gli altri ha girato e si è fatto conoscere per Carry e Il Fantasma Del Palcoscenico, due opere quasi monumentali ed in ogni caso ha una dozzina di pellicole all'attivo. Le ultime due però sono stato un insuccesso, Fury e Vizietti Familiari, entrambi con Kirk Douglas. L'arrivo del nuovo decennio in qualche maniera lo rivitalizza, visto che perlomeno nella prima metà sarà una corsa a perdifiato di titoli che entreranno nella storia del cinema americano e mondiale (Blow Out, Scarface, Omicidio A Luci Rosse, Gli Intoccabili). Il primo di questi è Vestito Per Uccidere, un thriller macabro e affilatissimo come il rasoio usato dall'assassino, a tal punto da entrare di diritto nell'ambito delle pellicole slasher (gli anni '80 sono il decennio per eccellenza degli slasher). In pieno sodalizio sentimentale con l'attrice Nancy Allen, la coinvolge direttamente nel film, assegnandole un ruolo praticamente da protagonista. Si parte infatti con Angie Dickinson ma, secondo uno stratagemma narrativa mutuato da Hitchcock, ben presto il testimone passa proprio alla Allen, che forse qui ha il ruolo della vita, quello di una squillo d'alto borgo, testimone oculare di un omicidio, nonché conseguentemente principale sospettata della Polizia. Alcuni fotogrammi della Allen - segnatamente quelli in lingerie nera, adagiata sulla scrivania dello psichiatra Robert Elliot (Michael Caine) - rimarranno impressi per sempre negli occhi degli spettatori.
Sempre in riferimento al cast femminile, non è da meno la Dickinson, che accetta un ruolo assai trasgressivo e provocatorio. Lo sarebbe stato di per sé (tant'è che Liv Ullmann, prima scelta di De Palma, declinò l'offerta), a maggior ragione per un'attrice all'epoca cinquantenne (come del resto richiedeva il personaggio), che con Vestito Per Uccidere interpreta un ruolo nel quale le scene erotiche sono quantitativamente maggiori di quelle "normali". Certo, tra queste ultime va ricordata l'incredibile sequenza divertissement al museo, dove la Dickinson gioca a rimpiattino con uno spasimante, in una caccia reciproca fatta di nessun dialogo ed un meraviglioso uso di macchina da presa e musiche (di Pino Donaggio, compositore feticcio di De Palma). Un manuale visivo su come si costruisce la tensione sullo schermo. Il film si apre subito con una doccia da fare invidia al nostro cinema sexy degli anni '70. La Dickinson getta sguardi voluttuosi al proprio uomo che si rade mentre è a torso nudo, ne immagina il contatto fisico e per questo pratica dell'autoerotismo, mentre vapore e goccioline d'acqua tempestano il vetro tra il vedo e il non vedo (...ma più che altro vedo). Questa scena sollevò un bel vespaio, in primis perché il corpo femminile non è realmente quello della Dickinson ma di una modella di Penthouse, tale Victoria Lynn. In secundis perché questa parentesi di lussuria, insieme alle altre sparse lungo il film, fu motivo di accuse di strumentalizzazione rivolte al regista. Sesso e nudità erano troppo a buon mercato nel film di De Palma, il quale evidentemente se ne serviva per portare la gente al cinema. Difficile dire che non sia così, senza nulla togliere al grande talento registico che pure viene platealmente dispiegato in Vestito Per Uccidere. Violenza e amplessi sono chiaramente degli ingredienti preponderanti in questo thriller, che tuttavia rimane strabordante di tensione e inquadrature fenomenali (split screen, piani sequenza e virtuosismi vari, cifra identificativa di De Palma).
Cattolici, moralisti, omosessuali, femministe, tutto il mondo aveva un motivo per attaccare De Palma e il suo film, rei di aver sistematicamente mancato di rispetto a qualche categoria, come se in una pellicola ci fossero tutta la sociologia e la pedagogia dell'universo. Donne degradate, transessuali incolpati, troppo sesso, troppa violenza, troppe frustrazioni... e chissà cosa avrebbero dovuto dire allora le associazioni professionali come quelle degli psichiatri! Ovvio che quando, nel manicomio, una infermiera si presta ad assistere i malati con una uniforme che avrebbe fatto invidia a Ursula Andress qualche campanello di razionalità suoni, ma anche quello nel film ha un senso, un motivo, e mi taccio solo per non spoilerare. Vestito Per Uccidere è anche un film sul sesso e sul voyeurismo, tanto dello spettatore quanto del guardone libidinoso, che fatalmente tendono ad identificarsi. Noi guardiamo le peripezie disinibite ed emancipate della Dickinson come il giovane Peter Miller (Keith Gordon), suo figlio nel film, spia con un binocolo le nudità della Allen nello studio di Michael Caine. Le analogie (per non dire i prestiti) con Hitchcock sono molteplici; una l'ho già citata, per il resto provate a pensare Psycho e vedrete che ve ne verranno in mente diverse. Sean Connery sarebbe dovuto essere al posto di Michael Caine, differentemente dalla Ullmann lo scozzese avrebbe gradito assai ma gli incroci lavorativi non permisero il concretizzarsi della sua partecipazione. Vestito Per Uccidere rimane a distanza di anni un film di grande impatto e stile visivo (naturalmente qualche credit andrebbe imputato anche al nostro Dario Argento, influenza a lungo negata da De Palma ma poi infine ammessa), fortunatamente uno dei tanti girati dal regista del New Jersey di origini italiane (il padre, ortopedico, era figlio di immigrati foggiani ma anche la madre aveva genitori italiani).