Venere In Pelliccia (aka Le Malizie Di Venere)

Venere In Pelliccia (aka Le Malizie Di Venere)
Venere In Pelliccia (aka Le Malizie Di Venere)

Venere in Pelliccia è una pellicola travagliatissima , uscita nel 1968...."uscita" son parole grosse, visto che in sala quell'anno non è mai arrivata, fustigata, saccheggiata e umiliata dalla censura, che si accanì fin sui manifesti. Ci vollero 7 anni e un pesante rimaneggiamento di Dallamano (qualcuno dice di Paolo Heusch) perché il film potesse vedere la luce, con il titolo di Le Malizie di Venere. Dallamano fu costretto a tagliare abbondantemente i momenti più estremi (di sesso ma non solo, anche concettuali), addomesticare alcuni dialoghi e spostare temporalmente degli accadimenti all'interno della narrazione; tutto ciò lo obbligò a girare ex novo una cornice "a ritroso" che potesse restituire nuovo senso logico al film. Ecco che Venere In Pelliccia e Le Malizie Di Venere sono dunque lo stesso film, ma non sono esattamente la stessa cosa. Per decenni in Italia è stato impossibile vedere la versione originale integrale dell'opera di Dallamano (ci si doveva rivolgere a VHS carbonare tedesche) fino a che il popolo dell'homevideo ha potuto godere dell'edizione Cinekult che riunisce in un unico dvd entrambe le versioni.

La fonte primaria è l'opera di Sacher Masoch e, mentre il film del '68 è un erotico puro, duro e disturbante, ma erotico, quello del '75 diventa un giallo venato di erotismo, più "in linea" con la normale partizione dei generi. Protagonista indiscussa è una Laura Antonelli veramente "extreme", per altro atipica sin dal look, con lunghi capelli lisci e biondi, vestita con mise alla moda molto Sixties, decisamente bella, e sicuramente nuda e provocatoria come in nessun altro suo film. Il suo corpo è costantemente a disposizione dei partner maschili (e del pubblico), Dallamano spinge molto sull'aspetto esibizionistico e in qualche modo "ninfomane" del personaggio, anche se la sua carica trasgressiva verrà poi superata e oscurata da quella di Régis Vallée, incontenibile masochista che spingerà la Antonelli oltre ogni limite, fino a farsi rifiutare dalla sua sposa, quasi impazzita. Si narra del rapporto padrona-schiavo che si instaura tra i due, un accordo premeditato e dettagliatissimo in cui entrambi si assegnano un ruolo ben preciso, "per amore" dell'altro, fino alle estreme conseguenze. C'è chi desidera soffrire e chi è deputato ad infliggere pene, fisiche e sentimentali, perché la routine non assalga blandamente il menage matrimoniale e conservi sempre vivo e pungente il rapporto amorso, che altrimenti si ridurrebbe ad una meccanica erotica prossima all'appassimento.

I dettagli del raconto non vengono risparmiati a chi guarda (abbiamo persino la Antonelli incatenata nuda ad un giogo), lo spettatore è un voyeur tale e quale al marito della Venere, che ama patire guardando la moglie accoppiarsi con altri pretendenti. Per quanto la Antonelli inizialmente venga descritta come una libertina ben propensa al sesso con gli uomini, procedendo avanti si ha l'impressione che la donna, pur tentata dalla corruzione del marito, si renda adultera solo per compiacerlo, e che soffra dopo ogni rapporto extraconiugale, anche se poi, il dolore ricevuto la porta ad infliggere nuove pene al coniuge, reo di averla spinta oltre, in un continuo andirivieni di sadismo e masochismo circolare. Il finale hitchcockiano crea un cortocircuito, poiché i ruoli sembrano invertirsi, lo schiavo diviene dominatore e la padrona diventa serva compiaciuta, pronti ad iniziare un nuovo gioco erotico il cui collante era e rimane la violenza.

La versione del '75 stravolge questa intensa ragnatela di eventi e sottigliezze psicologiche, dando nuovo senso al film, ma anche banalizzandolo e svuotandolo sensibilmente. Al di là degli pseudo raccordi narrativi a posteriori, anche l'espunzione delle scene di sesso nuoce al film, che proprio sullo strumento sessuale imbastisce la propria forte tematica concettuale, dunque del tutto funzionale al messaggio della storia. Indubbiamente, per essere il '68, momenti forti non mancavano al film, dalle scene lesbiche alle penetrazioni equine, dal sesso orale al sadismo esplicito. L'estetica del film è molto sbarazzina, fatta di acconciature, tessuti, musiche e colori anni '60, talvolte ai limiti della psichedelia, in un turbine di atmosfere anticonformiste, disinibite, libertarie. Il film è ambientato in Spagna e, per le prime due settimane, fu realmente girato in loco, salvo poi dovresi trasferire in Germania poiché la Spagna franchiste rimase inorridita dal "porno" che Dallamano intendeva girare, e sfrattò letteralmente la produzione.

Trailer ufficiale

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