Scorri la filmografia di Carole Bouquet e scopri cosa è disponibile e reperibile sul mercato homevideo. C'è questo dvd della Mondo Home Entertainment di Vendette Di Famiglia; lo acquisti, lo vedi e ti chiedi se sia una mezza fregatura o no. I colori sono tremendi, pare una vecchia VHS smagnetizzata; all'inizio è tutto azzurrognolo sbiadito, poi la dominante è un giallo caldissimo, a tratti spara il rosso. No, non può essere l'effetto VHS, i colori sono troppo vivi, ma non può essere neppure una consapevole scelta registica perché, oltre a non avere alcun legame con la sceneggiatura, con la trama, con i personaggi, con gli snodi narrativi, questo cromatismo sballato è proprio brutto. Se non è casuale lo sembra parecchio e pregiudica il film. Metti da parte l'aspetto strettamente "tecnico" (che si fa anche estetico) e cerchi comunque di goderti la storia per quel che è. Pure in questo caso si parte malino, anche se poi per fortuna la bizzarria della mise en scene (e qualche altro aspetto collaterale) riequilibrano un po' la performance complessiva.
Inizialmente abbiamo due evasi (Lorànt Deutsch, Jean Dujardin) i quali, dopo aver lasciato la scena di un delitto, braccati e feriti trovano rifugio nella casa di una donna eccentrica (Carole Bouquet) e di sua figlia (Clémence Poésy), affaccendate nel pieno dei preparativi per l'anniversario di matrimonio - 20 anni - della signora e del marito sommelier (André Wilms). - SPOILER: Col passare del tempo i rapporti di forza all'interno della casa si rovesciano, gli ostaggi si trasformano in predatori e i malviventi diventano vittime e strumenti nelle mani della famigliola scombinata. Tutte le faide familiari vengono finalmente regolate approfittando della presenza dei criminali; vengono giustiziati la cameriera arrogante e lo zio creditore, inoltre i coniugi cercano di arraffare il malloppo degli evasi e contemporaneamente la figlia flirta col più giovane ed ingenuo dei due, proponendosi per una fuga romantica. A latere di questo groviglio ci sono l'amante lolita dello zio, rimasta chiusa nel portabagagli di un auto, un vicino di casa invadente (anche'egli infine preso a pistolettate), il figlio della coppia, dedito a sordidi traffici digitali (ha riempito la casa di webcam e rivende i filmati in giro).
L'umorismo e l'atmosfera del film sono tipicamente francesi, stranianti e a tratti persino irritanti, ma si riconosce perfettamente la firma dei cugini transalpini e va accettata come è, prendere o lasciare. Il mio è stato un rapporto di amore e odio con il film, certe cose le trovavo buffe e divertenti, altre da orticaria, esagerate e fuori contesto. Certo non si può dire che non si assista a rovesciamenti di fronte continui e non si venga sballottati a destra ed a manca come una pallina da flipper. Gli attori sono solidi, tutti, e per fortuna fanno un po' argine alla bizzarria della rappresentazione. Mamma e figlia aggiungono un tocco di erotismo francamente inaspettato (anche se la locandina qualche spunto lo suggeriva....); il film non ne ha bisogno, è già sufficientemente scoppiettante di suo, eppure una manciata di momenti fanno salire vertiginosamente il termometro. Mi riferisco alla Bouquet che passa lo straccio a terra scoprendo le autoreggenti; le conseguenti (pesanti) avance al capo degli evasi ed infine il tentativo di seduzione della Poésy ai danni di Deutsch, durante il quale la ninfa si denuda scoprendo un fisico esplosivo a metà strada tra l'adolescenza e la maturità. Anche in questo caso si ripete la sensazione di dolce e salato che accompagna tutto il film, perché episodi come la Bouquet che allunga mani ovunque e agogna di sentirsi una pu**ana (citazione testuale), o la Poèsy che intavola financo atti di autoerotismo, sembrano uscire da una zozzeria francese degli anni '70 di dubbio lignaggio. Soprattutto se posti in contrapposizione con il tono da commedia del resto della pellicola, ardita ma non volgare. Estrosa, bislacca, eccentrica, stravagante, d'accordo, ma mai eccessivamente sboccata o estrema. Anche la violenza è edulcorata dall'aspetto comico e non-sense.
La fantasiosa stralunatezza della cornice alla fine prende il sopravvento e fa si che il film si lasci seguire fino in fondo, anche se i personaggi, in particolare marito e moglie, virano sempre di più sul macchiettistico e sul cartoonesco. Finale per fortuna coerente, senza ulteriori stramberie che avrebbero finito per mettere al tappeto l'esausto spettatore, come un knock out che chiude l'incontro. Divertente il montaggio incrociato iniziale, autentica finezza che rimanda allo stesso espediente tarantiniano di Pulp Fiction, anche se qui costituisce solo il preambolo di presentazione del film e non l'intero corpus narrativo. A discapito di Vendette Di Famiglia invece (che in originale si chiama Bienvenue Chez Le Rozes, dove Roze è il cognome di famiglia, il cui giardino è popolato dei medesimi fiori) va il tratto registico che a momenti pare più vicino ad un film tv che ad uno uscito in sala. Non ha alcuno sviluppo il personaggio del figlio contrabbandiere digitale, una figurina senza profondità e senza orizzonte in sceneggiatura, fine a se stesso; così come la botta di lascivia della Bouquet contrasta sensibilmente con la sottolineatura del felicissimo menage familiare; non si capisce se la Bouquet ci faccia o ci sia, troppo sopra le righe per trarne un profilo leggibile in modo netto e cristallino. Una cosa è certa, all'epoca 46enne, l'attrice dell'Ile de France, era e si confermava radiosa.