Vanessa

Vanessa
Vanessa

Pur essendo un erotico di produzione tedesca, Vanessa è stato il film che ha aperto ufficialmente il canale tv a pagamento di Playboy, una bella medaglia per una produzione europea che si affidava ad un'attrice protagonista esordiente (ex medico), e la cui regia era cambiata in corso d'opera non senza contraccolpi. Il subentrante Hubert Frank infatti si affidò generosamente all'improvvisazione sul set tralasciando spesso e volentieri lo script. E l'improvvisazione si vede perché a tratti la storia procede in modo sfilacciato, anche se a conti fatti il film sta in piedi ma si conclude un po' frettolosamente. Vanessa (Olivia Pascal) è un'ereditiera che alla morte di un lontano zio di Hong Kong lascia il collegio/convento bavarese dove ha vissuto fino a quel momento per volare dal notaio che deve curare le procedure testamentarie. Sul luogo viene accolta nella casa dello zio da Jackie (Uschi Zech) la nipote del notaio. La ragazza è molto sveglia e disinibita e mostra da subito attenzioni particolari per Vanessa. Mentre le varie pratiche burocratiche vengono dispiegate (nodo cruciale è una piantagione gestita da un presunto figlio illegittimo dello zio di Vanessa che reclama  i propri diritti ed intende dare filo da torcere all'ereditiera), Vanessa ha modo di addentrarsi nell'esotico mondo di Hong Kong, fatto di bordelli per donne e per uomini, di predominio maschile, di amore saffico, di massaggi decisamente intimi, di magia e santoni, di pratiche violente e BDSM. - SPOILER: al termine di questo viaggio di formazione, assicuratasi l'eredità di famiglia, Vanessa farà ritorno a casa, lasciandosi alle spalle tutte le esperienze assaporate in Oriente.

Alcuni dettagli del film tradiscono i suoi punti di riferimento, come ad esempio le sedie di vimini di emmanuellesca memoria, o la camera delle torture che ci proietta nel clima sadomaso di Histoire D'O (entrambe filiazioni di Just Jaeckin per altro). Più in generale il clima esotico, il viaggio di esplorazione verso Oriente, l'iniziazione a piaceri estremi, proibiti e torbidi da parte di una giovare donna degli anni '70 non può che gettare un ponte ideale soprattutto verso Emmanuelle. Anche in questo caso il contesto è upper class, borghese, con grandi capi d'abbigliamento, piscine, macchine di lusso, tenute di centinaia di ettari e persino schiavitù sessuale sempre pronta a soddisfare i bisogni del padrone. La Pascal è una bella ragazza, dai seni molto particolari (rosa e "puffosi") che affronta la sua iniziazione non con grande mimica ed espressività per la verità, ma indubbiamente con una presenza statuaria; tutte le sue comprimarie risultano più da batteria, a cominciare dalla trottola Zech, passando per la ninfomane un po' sciatta e sbattuta, la cinese sempre infoiata, la tenebrosa fidanzata di Günter Clemens (il fattore) e tutte le compagne di collegio fino alla suora che frusta il deretano di Vanessa quando la scolara discola deve essere punita (per aver sbirciato in un libro l'arte erotica di Pompei). Un gineceo tutto ad uso e consumo dello spettatore che pilucca il fiore del piacere da un petalo all'altro, tenendo sempre ben presente che la regina del boudoir è la Pascal, fintamente ingenua, apparentemente infastidita da tanta lascivia ma in realtà sempre ambiguamente pencolante tra il rifiuto e la curiosità di assaggiare. Che poi è la cifra di molti erotici del periodo più o meno centrati sullo stesso tema.

Molto bella la canzone che apre il film, dedicata alla protagonista; gradevole la regia e la fotografia, vuoi anche per il piacere di scorgere con degli occhi europei la penisola di Hong Kong, per altro di fine anni '70, quindi ancora più fascinosa e "vintage". L'impianto generale è visceralmente antifemminista, nonostante ad un livello più superficiale di lettura tutto sembri invece costruito sul punto di vista di una donna libera che compie le proprie esperienze e grazie ad esse si emancipa. Il pregio dell'erotismo dell'epoca certamente risiedeva anche nel mostrare situazioni molto vere e realistiche, ai limiti del documentarismo (ad un passo c'erano infatti i mondo movies), dove le donne avevano fisici naturali con pregi e difetti ma mai parossistici. Tutto è poco approfondito, ma condotto avanti quel tanto che basta per concedere alla Pascal di muoversi da un luogo ad un altro e apprendere nuove conoscenze sull'amore. Un soft core abbastanza nella media della concorrenza coeva, comunque ben girato e piacevole anche per aspetti non strettamente connessi all'erotismo.

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