Questo Vampyres del 2015 è un remake spagnolo dell'omonima pellicola britannica del 1975 (ma diretta dall'iberico José Ramón Larraz e da noi arrivata come Ossessione Carnale), per certi versi anche abbastanza coraggioso perché il taglio è quello del cinema indipendente e di basso budget, e il titolo originale è uno dei più controversi della sua epoca. Larraz girò una pellicola che venne bollata col divieto ai minori, come fosse un film pornografico, per via della sua violenza grafica e del suo erotismo esplicito. La storia era quella di due donne vampiro e cannibali, sessualmente molto attive anche sul versante saffico. Una delle due protagonista era Anulka Dziubinska, coniglietta di Playboy. Nel caso del remake di Víctor Matellano invece la stessa vampira (Fran) è interpretata da una donna altrettanto particolare e per certi versi eccentrica. Marta Flich è sì un'attrice, ma anche laureata in economia con master internazionale americano (all'Università del Delaware) e alterna il mestiere di attrice a quello di divulgatrice televisiva e giornalista in materie strettamente finanziarie (a tal proposito ha un videoblog sull'Huffington Post). Con le dovute differenze, è un po' come se da noi la Bruzzone si dedicasse anche al mestiere di attrice, per altro senza grosse remore nel recitare completamente nuda, coperta di sangue, amoreggiando con donne e uomini. La Flich è molto bella e la sua recitazione è assolutamente credibile nel film, certamente una donna a cui non manca il coraggio e la voglia di mettersi in gioco, considerando che tipo di produzione sia Vampyres.
La trama a ben guardare è talmente labile da rasentare l'inconsistenza, due donne vivono in una casa abbandonato nel centro di un bosco disperso nel nulla. Chiunque si aggiri nei paraggi viene risucchiato nella casa, circuito, prosciugato sessualmente e poi ematicamente. Oltre a succhiare il sangue le donne non disdegnano di cibarsi delle loro vittime. Nello specifico assistiamo ad un gruppo di ragazzi che vanno a campeggiare nel bosco in cerca di ispirazione artistica e ad un uomo di mezza età che prende residenza in un albergo ai confini del bosco. Solo alla fine scopriremo che la sua presenza sul posto non era casuale ma si trattava di un cacciatore di vampiri o comunque di qualcuno che aveva un motivo personale per andare a stanare le due donne diaboliche (riuscendone ad uccidere una). La durata della pellicola è molto breve, appena 76 minuti, ma del resto Vampyres è pura atmosfera, non una storia dove accadono cose. La narrazione è appena impostata, viene dato il là ad una vicenda che poi avanza per inerzia, in modo financo prevedibile ma non è quello il punto. E' evidente che Matellano non voglia raccontare il cosa ma il come; questo spiega scene molto lunghe, la MdP che si sofferma generosamente sui corpi, sugli sguardi, sugli ambienti. Questo spiega la poca profondità dei personaggi. Questo spiega anche alcune ingenuità che andrebbero forse lette con minor severità, ad esempio il fatto che le due vampire abbiano una estrema facilità nell'influenzare gli altri, che riescano a bloccare le proprie vittime semplicemente apponendo una mano sulla loro testa. Beh, da che letteratura vampirica è letteratura vampirica, quelle creature sono in grado di esercitare un fascino, un magnetismo, una malìa tale da circuire le proprie vittime, quindi non ho trovato affatto stupefacente che uomini e donne siano stati così facilmente soggiogabili.
Anche il loro cacciatore, Christian Stamm (che solo alla fine scopriremo essere lì apposta), inizialmente ne cade preda, diventa un pupazzo completamente in balia della Flich, e lui tra tutti era quello più corazzato mentalmente per resistere ed imporsi. Detto ciò, Vampyres non lesina violenza e nudità, è tutto molto grafico, bagni di sangue infiniti, seni esibiti ed accarezzati, lingue che non smettono mai di volteggiare come pale di elicottero, corpi che si sfregano e si uniscono. Il senso dell'operazione è raccontare l'aurea della storia non il suo contenuto calligrafico, ed in questo Vampyres riesce egregiamente, anche se il cast non è particolarmente performante e dotato, anche se è evidente il basso costo della produzione, anche se si colgono acerbità e semplificazioni. Certo, magari la scena dei titoli di testa poteva durare decisamente meno, qualcosa poteva essere fatto meglio, ma personalmente ho gradito ed apprezzato e soprattutto avrei voglia di rivedere il più presto possibile la Flich all'opera (possibilmente nuda). In poco più che un cameo c'è una celebre scream queen degli anni '70, Caroline Munro, che interpreta la padrona dell'albergo che si affaccia sul bosco (e che evidentemente sa cosa cela).