Primo film della cosiddetta trilogia "Karnstein" della Hammer Film Productions, a cui seguiranno (entrambi nel 1971) Mircalla L'Amata Immortale e Le Figlie di Dracula. Una decina di anni prima Roger Vadim aveva diretto Anette Vadim e Elsa Martinelli ne Il Sangue E La Rosa, il cui retroterra letterario era sempre Sheridan Le Fanu con la sua Carmilla, e i cui sceneggiatori erano esattamente quelli stipendiati pure dalla Hammer per Vampiri Amanti, ovvero Tudor Gates, Harry Fine e Michael Style. Si ripiomba appieno nelle atmosfere gotiche di Carmilla dunque, con il dovuto aggiornamento estetico e formale però, da imputare alla decade intercorsa e ad un generale alleggerimento delle maglie censorie. In concreto questo si traduce in tonnellate di erotismo riversato nella pellicola, con lil dichiarato proposito di realizzare un film "bloodshed and bosoms", la famosa formula sangue e seni della Hammer. Stiamo parlando di sexy horror, incarnato (e proprio il caso di dirlo) magnificamente dalla vampira polacca Ingrid Pitt, la quale in questa pellicola in particolare offre generosamente i propri "bosoms", assieme a quasi tutto il cast femminile impiegato. A conti fatti, ci sono più scollature rigonfie che canini appuntiti nei 91 minuti di Vampiri Amanti, senza contare le trasparenze, i nudi e il sottotesto (neanche tanto "sotto"...) lesbico, che del resto derivava direttamente dalle suggestioni letterarie di Le Fanu. Per questi motivi il film uscì in sala con il divieto ai minori di 18 anni.
In pieno Ottocento, da qualche parte in Austria, l'unica sopravvissuta della famiglia cinquecentesca dei Karnstein si aggira per i castelli del bosco mietendo vittime a colpi di attacchi alla giugulare (nel caso di succube maschio) o ai seni (nel caso di succube femmina). Mircalla (Ingrid Pitt) che di volta in volta cambia nome con un anagramma (Marcilla, Carmilla, etc) - raffinatissimo stratagemma degno degli occhiali di Clark Kent - si aggira indisturbata nelle tenute dell'aristocrazia locale, carpendo il sangue di giovani e bellissime donne, ma non disdegnando neppure quello di uomini, nobili e meno nobili, anche se la sua schietta preferenza sembra andare al gentil sesso. La "cattura" avviene mediante una pressante seduzione, amoreggiamenti compresi, quindi il/la malcapitato/a si prosciuga giorno dopo giorno sotto le zanne di Mircalla, fino alla consunzione, Quando incrociando le coincidenze di varie morti avvenute nel comprensorio Mircalla viene definitivamente individuata, anche grazie alla testimonianza del Barone von Hartog (Douglas Wilmer), il quale ha materialmente impalato nella propria tomba tutti i Karnstein tranne Mircalla, che gli ha vampirizzato la sorella, la caccia si stringe e padri, fidanzati e familiari delle vittime si ritrovano alle rovine del castello dei Karnstein, intenzionati a porre fine alla maledizione una volta per tutte. - SPOILER: viene finalmente trovata la tomba di Mircalla e la vampira viene trafitta e decapitata dal generale Spielsdorf (Peter Cushing), il quale così facendo libera dal giogo diabolico anche la povera Emma Morton (Madeline Smith), figlia di un amico del generale e ormai prossima alla morte.
Il piatto forte di Vampiri Amanti sono le tenebrose scene iper-gotiche (con scenari naturali assai più anglosassoni che asburgici) e gli ammiccamenti lesbo erotici della Pitt con tutte le sue damigelle plagiate. La prima scena, che ritrae il castello Karnstein, pare direttamente estrapolata da Frankenstein Junior e quando arrivano i fondali di cartapesta, decorati con una campagna notturna ricostruita in studio, si prova un brivido fortissimo, una sensazione familiare, come accade con tutti i film Hammer (o quando si va nella casa dei mostri al luna park). Mereghetti liquida Ingrid Pitt come un'attrice dalla scarsa attitudine recitativa compensata con le nudità. C'era da aspettarsi il consueto giudizio ingeneroso. La Pitt invece non è affatto inetta, anzi dona carisma e vitalità al suo personaggio; molto espressiva, fa certamente della sensualità (e di un bellissimo corpo) un'arma di conquista, tuttavia ciò nulla toglie alla intensità della sua Mircalla. Aggiungono pepe le altre comprimarie, dalla (qui giovanissima) Madeline Smith alla governante Madame Perrodot (Kate O'Mara), dallo sguardo notevolmente intrigante. Un aneddoto in particolare riguarda la scena nella quale la Pitt mette sotto la propria influenza la O'Mara. Le zanne finte della vampira continuavano staccarsi dalla dentatura dell'attrice, finendo regolarmente nella florida scollatura della O'Mara e gettando il set in grasse risate da osteria. Per rimediare all'inconveniente la Pitt fissò la protesi con un chewingum che un tecnico stava masticando, riuscendo così a portare a casa la scena con molto spirito di iniziativa.
Rimane qualcosa di poco chiaro in sceneggiatura, chi siano la Contessa (Dawn Addams) ed il suo cadaverico onnipresente accompagnatore (John Forbes-Robertson); o meglio, se per la Contessa si può supporre che si tratti dell'ennesima soggiogata di Mircalla, per quanto riguarda l'uomo in nero il suo ruolo è tutto da decriptare. Che si tratti di un Karnstein? Non dovrebbe, il Barone von Hartog li ha sterminati Allora è il diavolo in persona? La Hammer non scioglie il dilemma e anzi chiude il film proprio sulla sua beffarda risata. Il regista Roy Ward Baker da qui in poi dirigerà praticamente solo pellicole di stampo horror gotico, ma in precedenza aveva coperto vari generi, occupandosi per altro nel 1952 della regia dell'ottimo La Tua Bocca Brucia con Marilyn Monroe.