Vado A Vivere Da Solo

Vado A Vivere Da Solo
Vado A Vivere Da Solo

Dopo i film con i Gatti (Arrivano I Gatti, Una Vacanza Bestiale) e quelli da sparring partner per Abatantuono (I Fichissimi) e Bud Spencer (Bomber), era nell'aria che Jerry Calà dovesse spiccare il grande salto, arrischiarsi in un film da protagonista, provare a costruire una carriera di nuovo comico del cinema italiano. L'occasione la fornì Enrico Vanzina, che scrisse la sceneggiatura partendo dal titolo (idea di Calà). Il film è nato proprio così, da un titolo. Quindi i due partirono alla ricerca di un produttore, Lucisano non sposò il progetto, Bonivento - ex agente di Calà - invece si. La regia venne affidata a Marco Risi, che i Gatti avevano già provato a coinvolgere per i loro film senza successo. Stavolta Risi accettò, stimolato dalla possibilità di costruire una commedia a tutto tondo e non un film con forti tratti demenziali (anche se, benedetto Risi, Arrivano I Gatti non è forse una commedia, anche malinconica?). Esordio alla regia, esordio dell'attore protagonista, esordio del produttore, una bella scommessa, vinta e stravinta su tutta la linea, poiché Vado A Vivere Da Solo fu un successo di botteghino e consacrò Calà come solista (anche se subito dopo vennero nuovi film corali come Sapore Di Mare e Vacanze Di Natale; bisognerà aspettare Un Ragazzo E Una Ragazza, sempre diretto da Risi, per rivedere Calà protagonista).

A dirla tutta, la pellicola non ha una trama fortissima, si basa su un'idea cardine, quella di Giacomino/Calà che molla la famiglia a 26 anni e va a vivere da solo (oggi impensabile). C'è la ricerca dell'appartamento (sempre in coppia con quella delle donne, poiché emancipazione corrisponde a grandi potenzialità seduttive), quindi si passa ad un centro di gravità che diventa il loft leggendario nel quale il ragazzo si stabilisce. Tutto fuorché solo; dapprima è insidiato dal sig. Giuseppe (Lando Buzzanca), terrificante zecca di una invadenza senza pari, che si stabilisce a casa di Giacomo essendo stato cacciato dalla moglie; quindi, uno/a dopo l'altro/a, da casa sua transita un'umanità varia fatta di amici, conoscenti, ladre, francesine con fidanzati sballati al seguito, santoni, addirittura sua madre. Il meglio arriva quando meno te lo aspetti, una regola che viene immancabilmente rispettata anche per Giacomino; quando è sul punto di mollare tutto, trova finalmente la donna della sua vita, Françoise (Elvire Audray), con la quale convolerà a nozze.

Come detto, si potrebbe tranquillamente obbiettare che il film si basi su una sceneggiatura evenaescente e magari un po' furba, ma sarebbe un'accusa da poco, poiché è evidente come tutta l'architettura regga a prescindere, per lo stato di grazia di chi ha realizzato il progetto, da Vanzina a Risi, da Calà ai comprimari (uno migliore dell'altro). Tutto è al posto giusto e contribuisce alla resa perfetta del meccanismo. Le battute sono fulminanti, e per altro mai volgari o triviali; la comicità di Jerry è un po' stralunata, surreale, figlia del suo tempo e della televisione del periodo, ma comunque personale e fresca. Basta il semplice soprannome di "Punta Raisi" all'accigliato Calogero, fidanzato pro tempore di Françoise, per suscitare una risata. Poche pennellate, calate magnificamente, al momento giusto, nel modo giusto. E' un film fatto con poco ma che ottimizza ogni risorsa, andando ben oltre le intenzioni e le aspettative. Vado A Vivere Da Solo è diventato un cult della commedia italiana, ma anche un film generazionale, che fotografa quasi inconsapevolmente un preciso momento di passaggio della nostra società, un atteggiamento dei giovani dei primi anni '80, immersi nel contesto delle mode importate dall'America e di quella autoctona (ma comunque d'ispirazione yankee) dei cosiddetti paninari.

Calà racconta di come il cast fosse molto affiatato, e anche di come Buzzanca fosse stato un "recupero" voluto da Marco Risi. Lando era una vecchia gloria in disarmo all'epoca, era finito il periodo del merlo maschio e dell'homo eroticus; la convivenza con Calà non fu semplicissima. Pare che Buzzanca scalpitasse per riprendersi la ribalta, che faticasse a stare un passo indietro a Calà. Ed infatti la sua recitazione nel film è parecchio sopra le righe, concitata, caricaturale, parossistica, un po' troppo sforzata. Contrasta con la flemma di Calà, tuttavia il connubio ha una sua chimica, grazie anche all'intelligenza di Jerry che concede i dovuti spazi a Buzzanca, sfruttandone l'adrenalinica propulsione a proprio vantaggio. La presenza femminile del film è una dolcissima Elvire Audray (pare tale e quale anche fuori dal set), bellissima ragazza della quale non si decide di accentuare ruffianamente la carica erotica ma che rimane una presenza romantica e un po' buffa nel contesto del film. E' noto anche ai sassi che la Audray purtroppo morirà poi in un incidente stradale nel 2000, all'età di 40 anni.

Gran merito va pure allo scenografo Giuseppe Mangano, che col suo loft crea un film nel film. Pezzi di arredamento studiati ed assemblati fin nel minimi particolari, apparentemente casual, gettati lì, ma in reatà studiati con grande attenzione, tanto che spesso ci si ricorda aneddoti del film legati espressamente alla mobilia (la tavoletta del cesso punk, il tavolo con le gambe di donna, il lettone a due piazze e tre/quarti "modello maiale in calore", i divanetti ricavati dai seggiolini di automobili, etc.). Fanno ridere le cose più semplici, come la scena in cui Jerry passeggia per strada giocando a calcio con una lattina, ed un vecchietto che passa lo dribbla e gli porta via "la palla", segno di come il mondo fosse alla rovescia, con i giovani che non riescono ad emanciparsi anche per colpa dei vecchi, ed infatti i genitori di Giacomino sono disperati all'idea che lui abbandoni la casa in cui è cresciuto, e festeggiano i suoi compleanni mettendogli al collo il bavaglino celeste e rievocando episodi della fanciullezza.

Tra i caratteristi da segnalare la divertentissima madre di Calà, Elsa Vazzoler, lo squinternato Francesco Salvi, un Franz Di Cioccio che si presta come attore riuscendovi per altro benissimo, Stefano Alteri, padre di Giacomino, che rinuncia a comprendere il figlio (ma che vuole mandarlo a quel paese e prenderlo a calci nel sedere), Renato Scarpa, attore caro a De Crescenzo, che qui fa il professore che respinge Calà all'esame universitario, Sergio Di Pinto, il solito romano coatto "anvedi". Il film è ambientato a Milano ma, contrariamente a quanto si pensi, non è interamente girato a Milano; il mitico cinema hard Palladio infatti - realmente esistito - sopra il quale (ottavo piano senza ascensore) si trova il loft di Calà, è a Roma e con molta probabilità anche le scene di interno sono state girate nella Capitale. Nel 2008 Calà gira il sequel, inevitabilmente "appesantito" da un ineludibile effetto nostalgia, ma tenendo fede a quanto aveva dichiarato in passato, ovvero che oggi il film si sarebbe dovuto aggiornare tenendo il passo con i nuovi usi e costumi di una società nel andata al contrario, ovvero con i figli bamboccioni ed i genitori che lasciano la casa per costruirsi seconde e terze famiglie allargate e ristrette.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica