
Una Vita Tranquilla sfoggia un Toni Servillo doc che, da quando vidi Le Conseguenze dell'Amore ho imparato ad apprezzare assai; dunque quando capita recupero volentieri un film che lo vede interprete. Una Vita Tranquilla ricorda non poco Le Conseguenze dell'Amore, vuoi per Servillo stesso, vuoi per le atmosfere un po' glaciali e rarefatte, vuoi per l'uso della musica electro (divenuta quasi un must nelle pellicole nazionali che sfuggono ai filoni comico pecoreccio e sentimentalismo psicanalitico). Brevemente, si narra di Rosario Russo, napoletano che vive in Germania da 15 anni, sposato con Renate, padre del biondissimo vichingo Mathias di 9 anni e gestore dell'albergo ristorante "Da Rosario". Tutto scorre pacifico e bucolico finché due giovani ragazzotti campani non si presentano all'albergo. I due sono killer della camorra in missione; non solo, Diego in particolare è il figlio di Rosario, che si rivela essere un vecchio camorrista "fuggito" in Germania per salvare la pelle e quella della sua allora famigliola. Diego ha evidentemente intrapreso la carriera (oramai abbandonata) del padre, e dunque Rosario ripiomba di colpo in un passato che credeva e sperava di aver definitivamente archiviato. Violenza e paura tornano ad angosciarlo, mentre tutto il suo mondo tranquillo crolla, un pezzo alla volta.
Il film ha molte freccie al suo arco; un'ottima recitazione, un ritmo convincente (pur non essendo un fulmine), una bella fotografia, una storia interessante. Felice la scelta del regista di narrare la storia secondo un piglio asciutto e rigoroso, senza eccessi, patetismi o emotività tracimante, nonostante i molti affetti familiari coinvolti, ed in questo la facciotta compunta di Servillo aiuta molto. Discreta anche la coppia di giovani malavitosi, il cui rapporto evolve in modo molto convincente. Dapprima Diego è il leader, quello sveglio, mentre il compare Edoardo sembra un po' il gregario stupidotto; progressivamente i ruoli si invertono, con Edoardo che prende l'iniziativa, assume sostanzialmente il comando con grande determinazione, mentre Diego rimane sempre più invischiato dal rapporto col padre, fino a perdere lucidità e presa sulla realtà. A discapito del film vanno invece i molti stereotipi che caratterizzano vicenda e personaggi, una little Italy fatta di napoletani che se non sono pizzaioli tutt'al più sono camorristi; giovani cameriere che, da brave tedesche, alla sera si tracannano ettolitri di alcol allo kneipe e cedono immancabilmente alle lusinghe del primo macho italico playboy; presidi della scuola teutone con la scopa nel sedere che richiamano alla puntualità, e l'italiano Servillo che, per rabberciare la situazione, in perfetto stile aumma aumma, ricambia invitando a cena (sottinteso: a gratis) nel proprio ristorante. Insomma, un catalogo di situazioni molto italiane vs atteggiamenti molto tedeschi. Probabilmente il tutto è comunque funzionale alla storia, però salta all'occhio e non c'è il minimo tentativo per dare qualche sfumatura meno orizzontale (vedi anche la moglie di Servillo, una tedesca da manuale).
Anche il finale è largamente prevedibile e al contempo richiede un discreto tasso di sospensione dell'incredulità e della inverosimoglianza per essere sposato a pieno (mai visti tanti errori da parte di scafati camorristi come in questo caso); qualche sorpresina in più l'avrei gradita. Cupellini comunque è stato il regista di Lezioni di Cioccolato - sua opera prima - quindi, considerando quello che mi poteva capitare, direi che Una Vita Tranquilla è pura arte cinematografica. Però prima, se non l'avete fatto, vedetevi Le Conseguenze dell'Amore, meglio.