
Quando nel 2008 Gwyneth Paltrow arriva a questo View From The Top (il titolo originale) è in fase calante; esplosa nel '97 con Sliding Doors - nonostante avesse già diverse pellicole all'attivo - conosce un periodo d'oro di circa un lustro, nel quale pare l'attrice hollywoodiana definitiva. Film come Shakespeare In Love o lo stesso Sliding Doors vengono citati ossessivamente come i film assolutamente da vedere, senza i quali il cinema avrebbe perso il senso di esistere.... insomma era molto facile prendere in antipatia la Paltrow per chi magari era abituato da tempo a vedere del buon cinema. Per altro, a mio gusto, la losangelina (quasi mia coetanea) non ha mai rappresentato né un ideale di talento né di bellezza, ho sempre fatto una certa fatica a capire perché ad un certo punto sia esplosa come fa un buon piatto di spaghetti aglio olio e peperoncino in bocca. Certo, "invecchiando" (si fa per dire) trovo sia migliorata, forse perché il suo volto si è fatto più espressivo, più maturo, meno slavato e anonimo rispetto al primo periodo della sua carriera; fatto sta, che mi sono ritrovato a guardare Una Hostess Tra Le Nuvole, prevalentemente a causa del mio feticismo verso i film sulle hostess. Aerei, aeroporti, poltroncine di prima classe, le divise di alta moda, la frenesia dell'incombenza di orari sempre alla rincorsa, tutto questo ambiente - visto rigorosamente dal buco nero del divano nel quale sprofondo peggio di un gatto - ha un fascino enorme sul sottoscritto, tanto che, come detto, sono persino sceso a compromessi con la Paltrow (cosa che mai avrei creduto...). E del resto Una Hostess Tra Le Nuvole è la quintessenza di quanto sopra elencato, indubbiamente un film per parafiliaci come il sottoscritto.
Tutto ciò è anche l'unico motivo per il quale suggerire a qualcuno la visione del film, poiché da un punto di vista artistico e strettamente cinematografico c'è ben poco da salvare in questa commediola diretta dal brasiliano Bruno Barreto (precedentemente persino arrivato alla soglia dell'Oscar). La Paltrow è Donna Jensen, una ragazza di provincia senza doti particolari se non la determinazione. La carriera di assistente di volo è per lei un viatico per lasciare il paesello e mettere la quinta all'autoaffermazione di sé, un piccolo sogno americano da realizzare. E che puntualmente si realizza. Tra gli incidenti di percorso si registrano una amica/collega particolarmente infida e velenosa (Christina Applegate) che quasi rischia di rovinarle tutto, e il grande amore con la A maiuscola (Mark Ruffalo), dapprima relegato ai margini e messo in un angolo per non ostacolare l'ascesa nei cieli, ma poi recuperato con scuse e lacrimoni di comporto, perché una brava donna americana segue il cuore e non il cervello, dunque al bando carriera, profitti economici, autostima, autonomia ed indipendenza, in nome del focolare domestico. Un film aberrante per filosofia e messaggio sottinteso, che fa della donna un mero oggetto, prima un corpo in divisa, poi un corpo tra le braccia del pater familias. A questo ruolo debosciato e puramente estetico si presta perfettamente la Paltrow, con la sua asessuata silhouette da silfide ed i suoi sguardi da peluche abbandonato.
Mentirei se vi dicessi che mi sono annoiato tutto il tempo. Gli 87 minuti scorrono con un buon ritmo, la fotografia è luminosa e fortunatamente per me le scene sono generosamente scandite da atmosfere aeroportuali, hostess con uniformi scintillanti e sgargiantissime, poltroncine in cashmere di alpaca albino delle Ande, architetture a vetrate da cattedrale di aeroporti internazionali, etc.. Il resto è cervello spento e pilota automatico. Tutto va esattamente come ti aspetti, dialoghi e personaggi telefonatissimi, "svolte" narrative ovvie e predestinate, tanti buoni sentimenti e tutto è bene quel che finisce bene (ammesso che il ripiegamento a casalinga ubbidiente della Paltrow sia da considerare un happy ending). A discapito della efebica Gwyneth va detto che a distanza di tempo pure lei si è convinta che questa sia stato il suo peggior film in carriera. Cosa della quale per altro non sarei neanche così sicuro. Particolare menzione di demerito va anche a Mike Meyers, lui si in uno dei suoi peggiori ruoli di sempre, lo strabico e stralunato istruttore del corso per hostess. Dovrebbe far ridere a crepapelle con tutte le sue manie e i suoi tic, invece è di uno squallore infinito. Musicalmente si ha un grande brivido all'inizio, ancor prima dei titoli di testa, quando parte "Don't Stop Believin'" dei Journey, e comunque nella soundtrack sono comprese buone cose come Cindy Lauper e Bon Jovi. Oggi la Paltrow, abbastanza al tramonto come attrice, si è riciclata come blogger ed influencer, pubblicizzando su internet prodotti alquanto estrosi come uova vaginali di giada, candele all'odore sempre di genitali femminili, clisteri al caffè e tutta una serie di presunti rimedi salutisti che hanno fortemente allarmato le associazioni di medici e la Food and Drug Administration poiché, ben lungi da portare benefici, sarebbero anzi a rischio di danni per la salute delle utenti (infiammazioni e infezioni batteriche, dato l'uso "intimo"). Dalle nuvole al bidet insomma.