Una Donna Di Notte

Una Donna Di Notte
Una Donna Di Notte

Nello Rossati non è un regista consideratissimo nel panorama cinefilo italiano, anche in quello "di genere", solitamente più accogliente e tollerante. Non mi è capitato molte volte di vederlo citato o di sentirne parlare con dovizia di particolari, nonostante nella sua non estesissima filmografia alberghino titoli abbastanza di culto come La Gatta In Calore, L'Infermiera, Io Zombo, Tu Zombi, Lei Zomba, Django 2 Il Grande Ritorno. Nel 1979 Rossati gira Una Donna Di Notte, pellicola piuttosto atipica e curiosa. Il titolo, la bella Lorraine De Selle protagonista, la presenza pure di Ajita Wilson, ed una sceneggiatura fatta ad arte, non lasciano molti dubbi sul fatto che il film sia ascrivibile al filone dell'erotismo, tuttavia trattarlo "solo" come un erotico sarebbe alquanto riduttivo. Aldo Muratti (Otello Berardi) è un romanziere porno, costretto a narrare solo e soltanto di amplessi e donne scostumate (la "letteratura" che vende) dalla precaria condizione economico-familiare. Separato e con una figlia, deve passare gli alimenti alla moglie e mantenersi. Nonostante le aspirazioni da romanziere a tutto tondo quindi, lavora a libercoli che sostanzialmente sono la versione su carta dei film a luci rosse. Vessato dal suo editore (un laidissimo Daniele Vargas in salsa meridionale), cerca l'ispirazione come può, in particolar modo immaginando una sua vicina di casa, Laura (la De Selle) prodursi in una oscura vita libertina degna del Marchese De Sade. La descrive preda di ninfomanie, incontri al calor bianco e abiezioni morali del più infimo livello. Un giorno però attacca bottone sul serio con la donna, fino a portarsela a casa e flirtare con lei. Un sogno premonitore dopo una nottata di sesso mancato gli regalerà il tanto sospirato finale del libro che all'indomani deve consegnare al suo editore.

La stranezza di Una Donna Di Notte consiste nella eterogeneità del suo linguaggio filmico. Rossati attribuisce ugual peso alla commedia e al sesso, ma non si limita a questi; il film infatti ha momenti diversi, che pescano persino nel thriller e nel dramma. Inoltre, ognuna di queste componenti è dosata a vari livelli. Intendo, alla bisogna l'aspetto comico sa farsi popolare, greve, ma anche sofisticato. Quando Berardi descrive il dipanarsi del suo romanzo lo fa con ironia sottile ed una proprietà di linguaggio che va chiaramente oltre la prosa da pornazzo di quarta categoria (lo slogan della collana editoriale per altro è: "i libri che si leggono con una mano sola"). I suoi dialoghi con Vargas invece ci portano in un clima più ruspante e popolare, ed ancora più in basso si situa ad esempio l'incontro immaginato dall'autore tra la sua eroina Bianca Maria ed un avventore di un cinema hard. Bianca Maria si spinge in cerca di uomini in un una sala che proietta "quei film", qui un giovane militare (Sandro Ghiani), intento a concedersi qualche minuto di catartico piacere, si trova con sua grande sorpresa invitato a seguire la bellissima e misteriosa donna al bagno dove, senza tanti complimenti, potrà godere del corpo della De Selle. Il linguaggio di Rossati si adegua a quello di una sexy commedia da marmittoni, con gag pecorecce e guepierre in primo piano e Ghiani recita lo stupidotto imbranato della situazione al pari di un Alvaro Vitali.

Come per la commedia, la stessa gradazione interviene anche nelle scene erotiche. Ad esempio l'inizio del film (che in realtà è già una proiezione del romanzo in divenire di Berardi) ci riserva un tête-à-tête di un certo livello tra la De Selle e il suo amante occasionale di turno. La De Selle ammicca e finge di essere una signora per bene, ma poi si denuda, fa soffrire allo spasimante le pene dell'inferno per averla, si concede nel frattempo alle voglie di un cameriere celato da una tenda, ed infine pretende di essere divisa tra entrambi. La scena in cui la De Selle ha le terga da un lato della tenda (alla mercé del cameriere) e il resto del corpo a disposizione dell'altro amante è sì ironica ma anche carica di erotismo, idem quando successivamente viene irrorata di champagne da entrambi. Rossati insomma dimostra di saper far risvegliare gli spiriti sopiti pur rivestendo il tutto di una patina sollazzevole e divertente. Questo schema si ripete continuamente nel film, le scene erotiche sono erotiche e comiche al contempo, il che rende la visione estremamente leggera e magnetica. Quando poi pensi di esserti abituato a questo equilibrio, arriva qualcosa di diverso che rimette tutto in discussione. Berardi e la De Selle sono a casa di lui, pronti ad amarsi per tutta la notte; lo scrittore proietta sulla donna le sue visioni artistiche, immaginandola come l'alter ego della Bianca Maria letteraria, ed al culmine del piacere Laura estrae un rasoio e lo evira, non senza raccogliere il sangue tra le mani e cospargerselo sul seno e sul corpo come una voluttuosa e sadica vampira. Di colpo pare di essere finiti in un morboso e malatissimo giallo macabro degli anni '70 (ed invece naturalmente è tutto un sogno, che però fornisce lo spunto a Berardi per terminare il suo romanzo).

Capace e smaliziato insomma Rossati nel dirigere una pellicola che poteva limitarsi a fare la sexy commedia facile facile, ed invece passa dall'essere un erotico "serio" ad un thriller dai risolvi sentimentali drammatici. Merito della fotografia sufficientemente elastica di Sandro Mancori e della bravissima De Selle, capace tanto di eccitare lo spettatore quanto di recitare con la R maiuscola ove necessario. A corollario dei protagonisti troviamo il già citato Vargas (con Rossati pure ne L'Infermiera), Ajita Wilson che - tanto per non smentirsi - recita la parte di una lesbica piuttosto infoiata, e Franca Mantelli, una simpatica prostituta che anziché giacere con Berardi gli rassetta casa e gli prepara il caffè. Il film è circolato anche col titolo/sottotitolo di Porno Romanzo D'Autore.

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