Nella sterminata filmografia di Jess Franco spesso i film sono conosciuti e circolati con parecchi titoli diversi, a seconda dei paesi e delle varie edizioni, più o meno horror, più o meno erotiche, più o meno hardcore. E' il caso anche di Female Vampire, oppure Bare Breasted Countess, Le Comtesse Noir, Erotikill, Un Caldo Corpo Di Femmina. Quest'ultimo come è facile intuire è quello italiano e fin da subito si capisce l'afflato squisitamente erotico che i distributori hanno inteso dargli a suo tempo. Certo, non che il girato di Franco non lo fosse sufficientemente di per sé. La storia vede l'ultima discendente della casata dei Karlstein, Irina (Lina Romay), aggirarsi sull'isola di Madeira alla ricerca di vittime. Il rapporto con il suo cibo è tuttavia molto particolare e sofferto, Irina deve nutrirsi, non vorrebbe ma non può privarsene, come ogni brava maledizione prevede. Dunque lei prima ama gli umani, poi li prosciuga. Alquanto peculiare il metodo, poiché questa vampira anziché succhiare il sangue dalle arterie, magari in zone più pratiche del corpo, lo fa succhiando via l'afflato vitale dai genitali. E da lì che tira via l'anima agli uomini (e alle donne) che la nutrono. La sequenza alimentare procede monotona ed ininterrotta fino a che Irina si imbatte in un uomo del quale si innamora, un malinconico scrittore (Jack Taylor) che sembra non avere più nulla da chiedere alla vita e che dunque cerca insistentemente il contatto con la vampira per seguirla nel suo mondo di tenebra. Irina vorrebbe risparmiarlo ma dominata dalla sua stessa sete lo porta fino alla morte. Sulle tracce della creatura ci sono anche due scienziati (uno dei quali è lo stesso Franco) e sarà proprio il confronto finale con il Dr. Orlof (Jean-Pierre Bouyxou) a farle rinunciare al suo olocausto, sebbene la vampira rimanga come prigioniera nel suo eterno girovagare tra la vita e la morte, un confine liminare rappresentato da una cupa boscaglia nebbiosa.
Female Vampire è considerato tra i film più rappresentativi di Franco nonché punta di diamante del suo filone cosiddetto "romantico", sebbene declinato tra erotismo ed esoterismo. La rappresentazione estetica è molto poetica, sospesa tra nichilismo e decadenza. La Romay rappresenta eros e thanatos al contempo, la sua sessualità è molto viva, pulsante, feroce, ma altrettanto è il suo tocco mortale, implacabile e insidioso proprio perché preannunciato dall'orgasmo delle sue vittime. Esalato l'ultimo respiro diventano il banchetto erotico di Irina, che continua a darsi soddisfazione rovesciata sui loro corpi, come se rendesse loro un ultimo omaggio. Franco dichiarò che aveva inteso mettere in scena una vampira buona, che era costretto ad agire come agiva ma che provava innanzitutto amore. Non un mostro dunque ma un'amante. La Romay è praticamente sempre e solo nuda, all'epoca aveva appena 19 anni ed era sostanzialmente all'esordio (chiamata a sostituire la musa di Franco, Soledad Miranda, prematuramente scomparsa); certo il coraggio non le mancava, considerando che Female Vampire è una lunga ininterrotta sequenza di amore praticato con uomini, donne, oggetti di scena e in solitaria. Per altro la sua Irina è muta, dunque l'intera gamma espressiva dell'attrice catalana è affidata al suo corpo e ai suoi occhi. Stupisce quanto, nonostante tutto, la esibita sessualità della Romay non sia mai rozza o volgare, ma a suo modo elegante e raffinata.
La pellicola ha elementi di surrealismo piuttosto arditi, come il fatto che a fronteggiare la vampira silente sia un parapsicologo cieco, e del resto anche l'intervista che Irina rilascia alla giornalista, tutta fatta di segni e cenni del capo, ha un taglio sinistro e disturbante. Si fa esplicito riferimento al suo vampirismo e agli omicidi che esso ha comportato da sempre in seno alla sua famiglia, come fosse una cosa del tutto normale ed assodata. Curioso l'uso delle musiche da parte di Franco (ad opera di Daniel J. White), apparentemente alquanto svincolate dal film, a tratti quasi stridenti con l'atmosfera lugubre e sensuale delle immagini. Allo stesso modo la versione italiana (Un Caldo Corpo Di Femmina) venne distribuita con una differente colonna sonora di stampo marcatamente horror, che dal canto sua fiaccava un po' il lirismo della poetica franchiana. Il regista stesso curò tre versioni del film, La Comtesse Noire (The Black Countess), 72 minuti, meramente horror; La Comtesse Aux Seins Nus (The Bare Breasted Countess), 82 minuti, anche erotico; Les Avaleuses (The Swallowers), versione pornografica, 96 minuti.