
Sul finire dei '60 la parabola artistica della Lollo era perlopiù compiuta (anche se la mitica fata turchina dello sceneggiato televisivo Pinocchio era ancora da venire), pellicole che passeranno alla storia dopo quella data non ce ne saranno, fatta eccezione per Buona Sera, Mrs Campbell per la quale viene nominata ai Golden Globe (poi vinto dalla Streisand) e riceve un David di Donatello. Quando Mauro Bolognini la scrittura per Un Bellissimo Novembre dunque è una mezza scommessa, per svariati motivi. Vuoi perché il blasone era pur sempre di peso, vuoi perché la pellicola aveva spiccati accenti erotici; non solo, il principale partner della Lollo nella vicenda è un diciassettenne interpretato da Paolo Turco, quindi un terreno scabroso poiché scivola verso l'amore minorenne e adolescenziale. Da questo punto di vista la Lollo, per coraggio o per disperazione, fece una scelta anche azzardata ma, a mio modesto parere, sia lei che Bolognini vinsero con merito la scommessa. Il film è tratto dall'omonimo libro di Ercole Patti (che però ha un finale diverso).
Nella campagna catanese, per il giorno dei morti, una famiglia borghese si ritrova per celebrare la scomparsa del marito di Elisa (Danielle Godet), nonché padre di Nino (Paolo Turco). I parenti ci sono tutti, di ogni ordine e grado. Alla masseria di famiglia tra gli ultimi ad arrivare c'è zia Cettina (Gina Lollobrigida), la sorella di Elisa, con suo marito Biagio (Gabriele Ferzetti). Nino ha una predilezione per Cettina, della quale ha ricordi molto nostalgici (in particolare una notte di Pasqua di 4 anni prima quando dormì insieme a Cettina e sua madre nello stesso letto). Durante la permanenza alla masseria, Nino sviluppa un rapporto possessivo di forte gelosia nei confronti di Cettina, arrivando a dichiararsi e a strapparle un incontro d'amore. Cettina da parte sua è la "pecora nera" della famiglia, poco incline a formalismi e a rituali ipocriti e perbenisti, libera nell'amore e nei sentimenti; nonostante sia sposata con Biagio infatti (col quale a suo tempo fuggì per amore, a dispetto delle regole), flirta con Sasà (André Laurence), socio di Biagio in una società edile nonché suo principale finanziatore. E' proprio Biagio strumentalmente a spingere Cettina nella braccia di Sasà ogni volta che può. Nino, testimone della tresca, non può sopportare la situazione, che per altro gli evoca quella della madre, vedova eppure amante dello zio. Nino identifica inconsciamente sua madre con Cettina e, in un tripudio di complessi edipici, intende possedere e dominare l'una per l'altra.
Un Bellissimo Novembre - chiamato così perché ambientato nel mese di novembre, ma quel novembre sarà tutto fuorché "bellissimo" - paga un debito samperiano molto evidente. Bolognini dirige il suo personale Grazie Zia, pur riveduto e corretto sulla scorta del testo di Patti. Sia a livello di plot che di sapori e sensazioni sono parecchie le similitudini tra le due pellicole. Naturalmente Bolognini ha la sua sensibilità e la sua cifra registica, tuttavia è quasi impossibile non sentire l'eco del film di Samperi in questa pellicola che la segue di appena un anno. Il clima familiare è morboso e distruttivo, tutti i singoli personaggi passati in rassegna sono moralmente abbietti, conformisti, farisei; tutti covano segreti, chi giace nottetempo con la cameriera, chi ha l'amante, chi gestisce un menage a trois, chi cerca il tornaconto economico, chi signoreggia con arroganza e strafottenza sugli altri, chi si è rifugiato nella follia per sfuggire alla realtà. Le figure più interessanti sono tre: quella di Nino, apparentemente un puro di cuore, dalle emozioni violente e totalizzanti, che sul finire della storia si trasformerà nella sua nemesi, ovvero proprio uno di quei borghesi ipocriti della sua famiglia che tanto detestava; Cettina, più fedele e rispettosa di se stessa e dei propri sentimenti rispetto all'asfissiante contesto familiare al quale appartiene, ma allo stesso tempo anche talmente schiava del piacere da non potere appartenere (affettivamente) a nessuno se non a se stessa; Giulietta, una coetanea di Nino, sinceramente innamorata del ragazzo, non ricambiata. Al culmine della Götterdämmerung orchestrata da Nino, Giulietta riuscirà a farsi sposare da Nino, anche se il ragazzo ha assunto oramai i connotati pestilenziali dei suoi familiari, preparandosi già ad una vita coniugale di tradimenti, menzogne e adulteri.
Mereghetti boccia il film (ma va? Che novità....) adducendo anche una inadeguatezza recitativa della Lollobrigida. Veramente curioso pensare a che razza di film vedano i critici quando si lanciano in disamine così diametralmente opposte dalla tua, che hai appena finito di vedere il film e la pensi nel modo contrario. Durante la visione di Un Bellissimo Novembre, non ho potuto fare a meno di notare come la Lollo - inaspettatamente, questo è vero - fosse l'attrice giusta al posto giusto. Non solo, proprio la sua espressività, il suo cinguettare malizioso con i vari Biagio, Sasà e Nino sono del tutto convincenti, naturali, appropriati. Indiscutibile anche la sensualità della sua presenza scenica (nel '68 la Lollo, quarantunenne, era ancora di una bellezza radiosa); i momenti di seduzione con Paolo Turco trasmettono una carica erotica pazzesca nonostante il film sia una pellicola dai forti colori drammatici più che un erotico cercato e consapevole. Bolognini è bravissimo nel creare con eleganza un clima di disagio quasi epidermico; c'è un macigno di sgradevolezza in ogni personaggio, in ogni situazione, e la voglia di fuggire, anche all'estero (in Inghilterra), dei giovani della famiglia è più che comprensibile. Rimanere in quel fango significa morire, spegnersi lentamente ogni giorno, o divenire come loro (sorte che toccherà al ribelle Nino, contrariamente all'epilogo del libro, liberatorio e funereo al contempo).
Tutto il cast è lodevole ma la Lollobrigida in particolare è eccelsa; per altro nient'affatto a disagio pur trattandosi del film più "erotico" girato dall'attrice in carriera (diverse le scene in cui appare in vestaglia, compresa una nella quale, facendosi versare delle brocche d'acqua fredda addosso, ha i seni in evidenza). Bolognini ebbe a ridire che il montaggio finale fu manipolato a sua insaputa; ed un altro fatto bizzarro è il doppiaggio multiplo di alcuni attori. Rita Savignone ad esempio presta la sua voce sia alla Lollo che alla Godet (e le due hanno anche scene di dialogo assieme), così come pure Pino Colizzi doppia due personaggi contemporaneamente. In Un Bellissimo Novembre non faticherete a cogliere suggestioni già avvertite in altre pellicole del periodo (anno più, anno meno), al netto delle stringenti ed eventuali similitudini di trama. Da Malizia a La Seduzione, da Con La Zia Non E' Peccato a Grazie Zia, passando per molto del cinema samperiano, il film di Bolognini rientra in quel calderone denso e viscoso della sicilianità conservatrice e delle pulsioni borghesi e ipocrite (leggi malsane, tragiche, opprimenti, rovinose) della società italiana del dopoguerra, con tanto di sottintesi psicanalitici declinati nel classico binomio eros/tanathos.