Tutti Dicono I Love You arriva dopo un film che adoro di Allen (La Dea Dell'Amore) e prima di uno che forse dovrei rivedere perché ricordo di averlo visto una sola volta e di aver desiderato di non tornarci sopra perché mi aveva persino un po' infastidito per la sua volgarità ed il suo ossessivo e morboso martellamento sessuale (Harry A Pezzi). Fermo restando che stiamo parlando di un autore unico, sempre interessante e che non è riducibile a letture manichee e banalmente inchiodate al bianco e nero, tuttavia a partire dalla fine dei '90 mi pare che Allen abbia avuto un certo calo qualitativo e a suo modo Harry A Pezzi ne dava le avvisaglie. Tutti Dicono I Love You si colloca invece tra gli spunti (e gli omaggi) più classici di Allen al cinema della golden age. Una commedia musicale, di stampo corale, con molti numeri musicali ed una sceneggiatura appositamente lieve e soffice come panna montata, a sottolineare che non si tratta tanto di "cosa" si racconta, ma del "come" lo si fa e del "chi" lo interpreta. Come da titolo (programmatico), tutto ruota attorno all'amore, tutti i personaggi del film vivono le loro paturnie sentimentali, ognuno con la sfumatura derivante dal proprio carattere e dalla propria indole. Manco a dirlo, il più tormentato è naturalmente Allen, alle prese con donne che lo lasciano continuamente, e che - nell'arco del film - trova la sua storia importante tra le braccia di Julia Roberts (debitamente "allenizzata"), nella cornice di Venezia. Le città sono protagoniste importanti del film, segnatamente tre, le preferite di Allen, New York, Parigi e Venezia. Buffo come gli americani da questo punto di vista siano estremamente prevedibili; chiaro che Viterbo, Dusseldorf e Oakland non avrebbero fatto lo stesso effetto sullo schermo, tuttavia la scelta di Parigi e Venezia nello specifico dà proprio il segno dell'Europa da cartolina (esattamente come l'autunno e l'inverno newyorkesi ritratti da Allen come un vero maestro della fotografia poetica, solleticano il nostro sogno americano). Allen insomma elegge le tre città a culle d'amore, nelle quali ambientare le peripezie della sua compagnia di giro.
A mio modesto giudizio il film parte un po' diesel, i primissimi momenti musicali con Edward Norton ("Just You, Just Me", "My Baby Just Cares For Me") non sono fenomenali, mentre di contro molti altri nel corso del film sono brillantissimi e divertenti, ad esempio "Makin' Whoopee" all'ospedale, "Hooray for Captain Spaulding" alla festa dei Groucho Marx e soprattutto "I'm Through With Love", il magnifico balletto finale che Allen e Goldie Hawn inscenano sulle rive della Senna, un'esibizione di rara eleganza e romanticismo. Le canzoni usate nel film sono classici preesistenti che Allen riadatta al contesto del suo film, compresa la theme song che dà il titolo al film, usata nel film I Fratelli Marx Al College (1932). La pellicola è disseminata di omaggi a Groucho Marx (che ad un certo punto Allen provocatoriamente dice di non gradire affatto), con il climax addirittura in una festa a tema dove tutti, uomini e donne, indossano i tratti somatici di Groucho. In generale il tocco di Allen è molto soave, spesso il tono del racconto è all'insegna del grottesco e dell'inverosimile, intesi ad acuire l'aspetto comico, tuttavia non manca qualche stoccata più in profondità. Si veda ad esempio il continuo e gustoso battibecco tra Alan Alda e Lukas Haas (padre e figlio nel film), rispettivamente "democratico" e "repubblicano". Le intemerate conservatrici del giovane vengono poi spiegate con un blocco dell'aorta ed una conseguente mancanza di ossigeno al cervello (non esattamente un complimento ai sostenitori dell'ala destra americana). Non di meno anche il mondo "democratico" ha le sue spine nel fianco poiché la famiglia su cui è incentrato il film è una convinta sostenitrice dell'ala sinistra, nonché di di politiche liberali e sensibili al sociale, purché si mantengano sempre su di un piano squisitamente astratto, al primo contatto con i bassifondi infatti il caritatevole e comprensivo punto di vista si ribalta di 180 gradi. Parimenti, allineate alle goffe difficoltà sentimentali di Woody Allen, ci sono quelle dei vari personaggi femminili del film, fondamentalmente assai instabili nei propri desideri e sempre sul punto di rimangiarsi quanto appena detto e fatto.