
Chi trova un amico trova un tesoro, il nostro tesoro ed i nostri amici sono stati Carlo e Mario, in arte Bud e Terence, e la generosa quantità di film che ci hanno lasciato in dote. Intendiamoci, sono entrambi vivi eh - ché sembra l'elogio al caro estinto - ma certo, difficile pensare che vedremo una nuova pellicola dei due sullo schermo, a meno che Stallone non lo scritturi per The Expendables 12. Nel frattempo si può sempre recuperare i loro titoli e ri-ri-rivederli per la miliardennesima volta, male non fa, si ride sempre e ci si sente a casa. La premiata ditta Amendola/Corbucci firma come al solito la sceneggiatura, e Sergio dirige. Siamo nell'81 e da quando è arrivato il nuovo decennio Spencer e Hill non hanno ancora fatto un film insieme, c'è stato un Piedone (D'Egitto), lo spaziale Chissà Perché Capitano Tutte A Me e la commedia western Occhio Alla Penna (tutti e tre con Spencer senza Hill). Il tesoro quindi capita proprio a fagiolo, e i fagioli piacciono molto ai nostri. Ci sono pure in questa pellicola naturalmente.
Alan Lloyd (Hill) è uno scommettitore di cavalli senza arte né parte, assillato dai debiti e dallo zio Brady, malato di meningite, che sostiene di custodire la mappa di un tesoro nascosto su di un'isola tropicale. All'ennesima truffa andata male, Alan è costretto a fuggire in fretta e furia dai suoi cacciatori; prende la mappa e si rifugia sull'imbarcazione di Charlie O'Brien (Spencer), un navigatore in solitaria che per pubblicità (sponsorizzato dalla marmellata Puffin) sta per effettuare una crociera attorno al mondo assieme al suo pappagallo e a decine di scatole di marmellata. Una volta al largo, Charlie scoprirà il clandestino; tra i due saranno nuvole grigie da subito, fino a che addirittura Alan causerà addirittura il naufragio a qualche miglio dalla fatidica isola. Sul posto i due verranno accolti da una popolazione indigenza. Per essere "deserta", l'isola è piuttosto affollata, ci sono i nativi, un giapponese asserragliatosi in un fortino dalla seconda guerra mondiale in poi, e dei pirati che fanno sistematiche incursioni e razzie. Nel bel mezzo, Charlie e Alan che cercano di raggiungere il mitico tesoro. - SPOILER: il luogo deputato si scoprirà essere proprio sotto il fortino del giapponese. Intanto anche i creditori di Alan, dopo aver sistemato il povero zio Brady, hanno scoperto l'esistenza dell'sola e hanno raggiunto Alan. Charlie e il suo compagno, coadiuvati dalla tribù locale e dal giapponese, convintosi finalmente alla pace incondizionata, dovranno così fronteggiare una volta per tutte pirati e criminali. Il tesoro si rivelerà essere una montagna di dollari risalenti agli anni '40, che Alan e Charlie crederanno falsi e pertanto cederanno al Governo degli Stati Uniti; ma i dollari sono veri e per tutta ricompensa i due finiscono a fare le pulizie in un museo nel quale è esposto un preziosissimo idolo (del valore di 10 milioni di dollari) che la tribù dell'isola aveva gli regalato (e che Alan si era perso).
Salta subito all'occhio come, tra i film della coppia, Chi Trova Un Amico Trova Un Tesoro sia uno dei titoli il cui plot è tra i più corposi. Anche se il tono è ovviamente leggero e scanzonato, rispetto ad esempio ad un ...Altrimenti Ci Arrabbiamo!, qui la sceneggiatura è di sostanza, ha continue trovate e non demanda tutto unicamente alla mimica e agli schiaffoni. Le risse ci sono, figuriamoci se potevano mancare, ma alla fine non sono l'epicentro del film. Sono sostanzialmente due, la prima sull'isola contro i pirati, e la seconda contro i pirati e i creditori di Terence Hill (oltre ad una in solitaria di Hill, sempre contro i suoi creditori, praticamente ad inizio film). Fanno morir del ridere, sono piene di effetti comici, come denti rotti, parrucche che schizzano via, montagne di uomini ammassati gli uni sugli altri, sonorizzazioni da cartone animato, velocizzazioni, acrobazie impossibili, facce buffe, eccetera. Fondamentale in tal senso l'apporto di Sal Borgese, stuntman spesso e volentieri presente nei film di Spencer e Hill, che qui viene promosso quasi a co-protagonista; è Anulu, figlio della grande matrona della tribù, e quindi in qualche maniera condottiero del popolo. Più che un eroe impavido però è un goffo ed imbranato Fantozzi indigeno (la sua sfida a Bud è da manuale, per metterlo ko basta un cazzottone e via, degno del miglior Indiana Jones). La lingua usata dalla tribù è uno strano miscuglio di ciociaro e dialetti meridionali, con la sottrazione di tanto in tanto dell'ultima vocale della parola. Gli abitanti di Pongo Pongo sono comprensibilissimi, parlano un idioma buffo ma estremamente riconoscibile, gran trovata comica di Corbucci.
Sul fermo immagine di chiusura del film appare una scritta con la quale si ringrazia l'isola ed i suoi abitanti, e si intende mantenere fede alla promessa fatta di non rivelarne l'ubicazione, così da preservarla da curiosi e turisti. In realtà "l'isola" altro non era che un lembo di terra antistante proprio all'albergo nel quale soggiornava la troupe del film, una penisola Miami chiamata Key Biscayne, dunque il luogo più civilizzato e commercializzato del pianeta probabilmente. Un resort a 5 stelle in piena regola. La marmellata Puffin è rimasta nella storia, tanto che dopo il film un imprenditore tedesco l'ha inventata e messa in vendita, esattamente con il logo e lo slogan presenti nel film ("solo Puffin ti darà forza e grinta a volontà"). Il giapponese Kamasuka è ispirato a Hiroo Onoda, ex ufficiale dell'intelligence giapponese che proseguì in autonomia la sua guerra personale sull'isola filippina di Lubang, nonostante il Giappone si fosse ufficialmente arreso agli Stati Uniti. Solo nel 1974 l'ex comandante di Onoda riuscì a convincerlo a deporre le armi.
Tutta l'idea dell'isola rimanda chiaramente a Stevenson e alla sua "Isola del Tesoro" letteraria, non solo per il concept di fondo, ma anche per riferimenti più concreti, ad esempio l'idea del fortino nel quale è asserragliato Kamasuka: nel libro infatti, i marinai si dividono tra ammutinati e leali, e la battaglia tra le due fazioni avverrà proprio attorno ad un fortino. Il film non ricevette critiche entusiastiche, come sempre si parlò di "cinema da oratorio" per la commistione di paternalismo e ceffoni, e si disse che Spencer e Hill avevano segnato il passo ripetendo per l'ennesima volta il loro trademark oramai abusato (praticamente le tesi sostenute sin dal primo film non western della coppia....sai che noia!). Il film invece è divertente oltre ogni ragionevole aspettativa, ma se ciò non bastasse va aggiunta anche la ciliegina sulla torta rappresentata dalla musica, che stavolta non è appannaggio dei "soliti" Oliver Onions ma viene curata dai fratelli La Bionda, con tanto di hit ("Movin' Cruisin'") cantata dai The Oceans, pezzo meraviglioso - che per altro riecheggia tantissimo le atmosfere dei De Angelis - e che diventerà famoso quanto il film, grazie ai suoi sapori esotici irresistibili.