Tron Legacy sequeleggia il leggendario e oramai storico Tron della Disney (1982). Chissà cosa ne penseranno un giorno i miei figli di questo tecnologicissimo, avanguardissimo, ciberneticissimo nuovo Tron, se a loro farà lo stesso effetto che oggi (ripeto: oggi) a me farebbe riprendere in mano il vecchio Tron degli '80. All'epoca mi fulminò al cinema, oggi pare Pomi D'Ottone E Manici Di Scopa.
Del nuovo Tron avevo letto peste e corna, della serie: "guai a toccare la vecchia gloria", quasi fosse una blasfemia, lesa maestà. Macché...Tron Legacy è uno spasso, oltre 2 ore di film che si seguono tutte d'un sorso. Ok, il plot è un frullato di antani informatici e spiritualità new age a buon mercato (con qualche innesto cristiano neanche troppo celato...il padre creatore, il figlio, la rigenerazione, il disco che nella locandina pare quasi un'aureola, etc), vale quel che vale, però visivamente il lavoro svolto da Kosinski (architetto e scenografo prima che regista) e dal suo team è delizioso, ambizioso ma anche assai riuscito. Del primo film viene mantenuto il concetto (assai simbolico pure quello) di "luce", come cuore e ragione di ogni cosa, e da lì si parte per ampliare in ogni forma e direzione, espandendo tutto a millemila gradi e fiondarci direttamente nella tecnologia del 2010. Un'autentica gioia per gli occhi. Le scenografie e gli effetti speciali sono grandiosi, in parte si sfrutta la nuova scienza di Avatar di James Cameron (soprattutto per quanto riguarda il 3D), associata alla pulizia "liquida" dell'immagine di Aeon Flux (film molto sottovalutato ma che invece è stato tremendamente innovativo nella sua visione estetica della fantascienza). Ovvio, nemmeno da Matrix si può prescindere, soprattutto per le sequenze dei combattimenti.
Non tutto è perfetto; ad esempio ho poco gradito il personaggio di Michael Sheen (Castor), ottimo attore, qui però eccessivamente carico e macchiettistico, praticamente il Joker di Batman calato nel contesto di Tron. Così come Jeff Bridges in versione zen (perché altrimenti c'è anche l'altro Jeff Bridges, il cattivissimo Clu) è un po' ridicolo con il suo abbigliamento monacale, i piedi scalzi, il buen ritiro simil tibetano con i tomi rilegati dell'800 e la domestica tuttofare. La "domestica" (si fa per dire...) è la bellssima Olivia Wilde, che ricorda non poco la Aeon Flux di Charlize Theron (anche per il quasi identico taglio di capelli), guerriera ovviamente iper sexy. Pure la sopravvivenza forzata del personaggio Tron e la sua "conversione" nel finale mi sono sembrate un po' facilone e superficiali. Tron Legacy è un film fighetto e assai fashion, è vero, lo ammetto senza timore, ma nonostante ciò è comunque estremamente godibile e piacevole, riesce ad essere leggero nella sostanza senza essere mai stupido, ed è evidente che nel film i "perché" contino assi meno dei "come". Garrett Hedlund (il figlio di Flynn) è il giovane "qualcosa" che spesso arriva nei film dello zio Sam, che sia il giovane Indiana Jones, o il giovane Shia LaBeouf di Transformers. Il tipo giusto della situazione, scattante, sveglio e con la rispostina pronta, che serve per portare la gioventù al drive in.
Molto interessante la prospettiva da considerare riguardo a internet. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare infatti, questo non è un film sulla rete e su internet (benché la parola "rete" venga continuamente evocata), poiché il concetto è che Bridges/Flynn crea (e penetra) la sua realtà virtuale nei primi anni '80, dopodiché viene risucchiato dalla sua stessa creazione e tra i due mondi - il cyberspazio e la realtà vera - non avviene più alcun contatto, poiché il portale di comunicazione è chiuso e, come una cassaforte, può essere aperto solo dall'esterno, ovvero dal nostro mondo verso quello virtuale (ma dato che Flynn era l'unico genio in circolazione...). Dunque, tutto lo sviluppo del metamondo computeristico avviene in parallelo ma senza punti di tangenza con la realtà, un universo autarchico, autoprogrammatosi ed evolutosi con leggi proprie, ecco perché internet non ha alcun ruolo. Paradossale no? Non fatevi demolire da quelli che con una punta di supponenza snob vi dicono che Tron Legacy è una film per bimbiminkia, non lo è (a patto naturalmente che il termine di paragone non sia 2001: Odissea Nello Spazio). Se volete approfondire leggi quantistiche sulla fisica dedicatevi magari alla lettura di Asimov o di Hawking, ma se volete divertirvi lasciandovi accarezzare gli occhi, tuffatevi nel mondo delle scie luminose. Abbiate fede.