The Party

The Party
The Party

Presentato in concorso alla 67° edizione del Festival del Cinema di Berlino, il film di Sally Potter (regista di Orlando e Lezioni di Tango) si è aggiudicato il Guild Film Prize ed è stato genericamente ben accolto e valutato dalla critica, questo "nonostante" Sally Potter, regista stimata ma al contempo considerata un po' troppo leziosa, snob e cervellotica per partorire una commedia tutto sommato sapida e scattante come questa. Il discorso lascia il tempo che trova, The Party è a suo modo un film intellettuale e cerebrale, anche se declinato nella farsa. Tra la black comedy ed il kammerspiel, di impostazione evidentemente teatrale, si gioca tutto in un appartamento e nel suo giardino, spazi ristretti, tanti personaggi, attenzione massima su ogni minima espressione facciale, situazioni all'estremo, emotivamente parlando. Le sottolineature grottesche, ciniche e un po' perverse condiscono la pietanza.

Tutto gira attorno ad una festa a casa di una neo proclamata ministra della Sanità britannica, in forze ad un partito che si presume essere quello Laburista, viste le istanze non proprio conservatrici che emergono durante l'incontro (buffo pensare che il "party" del titolo possa dopotutto essere proprio quello politico). La donna riceve i suoi più cari amici a casa, assieme al marito, che fin dall'inizio si mostra decisamente assente e stralunato. Come nelle migliori commedie d'assalto, dietro ogni personaggio si cela una rivelazione esplosiva che innesca reazioni a catena nei confronti delle vite degli altri personaggi. E per altro, sia metaforicamente che concretamente, il film si pone a cerchio, ovvero inizia dove finisce e viceversa. La forza centrifuga deve necessariamente risiedere nel ritmo, nel ribattere colpo su colpo, in dialoghi sferzanti e nella recitazione un po' sopra le righe, ad accentuare risposte e reazioni. In tutto questo la Potter si dimostra una ottima direttrice d'orchestra, coadiuvata da un buon cast di attori. Lo spirito ironicamente "british" aleggia sulla casa e sulla pièce.

Personalmente muoverei un appunto solo sulla April di Patricia Clarkson, a tratti davvero troppo verbosa e acida, e sul Tom di Cillian Murphy, che tutto sommato è in parte ma ha a che fare con un personaggio che, al di là di uno stato di perenne sovraeccitazione (acuito anche dalla cocaina), molto non fa. Il suo faccione scultoreo rende al meglio tale condizione fisiopatologica ma Murphy ne esce un po' castrato. Assai spassosi soprattutto Bill (Timothy Spall) e Gottfried (Bruno Ganz, un attore veramente per tutte le stagioni). Il film è molto breve, appena 70 minuti, ma la scelta è intelligente perché tirarla per le lunghe avrebbe certamente edulcorato la portata caricaturale e salace dei fatti messi in scena. Da Agatha Christie a Polanski - con tutto ciò che sta nel mezzo - è un autentico tutti contro tutti che in patria è stato letto come una brillante e fedele rappresentazione dello stato odierno della società britannica, con tutte le sue fragilità e contrapposizioni, con particolare riferimento ai tanto vituperati "radical chic" (mai categoria sociale fu più sbeffeggiata).

Trailer ufficiale

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