
The Pale Blue Eye, ribattezzato con l'aggiunta di I Delitti Di West Point in italiano, è uno di quei film (Netflix) sui quali mi accapiglio con qualcuno sui social, poiché scrivo che non mi ha convinto del tutto e allora sorge il commento critico a confutazione che prima si stranisce della mia affermazione poi intende confutarla. Quello di Scott Cooper è il classico film apparentemente solidissimo, ben fatto, con l'ambientazione "giusta" per acchiappare il favore del pubblico, di nicchia ma non troppo, esoterico ma non troppo, con un gigante come Christian Bale che qualsiasi cosa tocca trasforma in oro (secondo la critica) e la furbizia di andare a pescare un personaggio come Edgar Allan Poe, mai troppo amato e frequentato dal cinema. O meglio, Vincent Price e la Hammer ci hanno costruito una carriera sopra, ma io intendo Poe come personaggio in carne ed ossa, non tanto come narratore di storie alle quali la celluloide si è generosamente rivolta, altroché. Tutto parte dal romanzo di Louis Bayard (2006), qui adattato a pellicola. 1830, Accademia di militare di West Point, New York, una catena di omicidi efferati (i corpi vengono mutilati e privati del cuore) sconvolge la vita dei cadetti e il detective veterano in pensione August Landor (Christian Bale) è chiamato ad indagare e possibilmente assicurare alle patrie galere l'omicida. Landor non ha un bel passato, sua figlia è scomparsa e lui si addolcisce la vita con l'alcol, quindi a suo modo è egli stesso un'attenzionato speciale dalle alte sfere militari. Coniuga le sue indagini con la conoscenza e la compagnia di un cadetto in particolare, il poeta Edgar Allan Poe (Harry Melling), il quale dice di sentire continuamente (nel sonno e nella veglia) la presenza guida di sua madre, morta venti anni or sono. Dove c'è Poe accade qualcosa, i suoi nemici vengono trovati morti e lui sembra sempre sapere qualcosa al riguardo. Questa non invidiabile condizione lo rende presto un sospettato. - SPOILER: tuttavia ciò che appurerà Landor andrà oltre ogni previsione. Ma ciò che successivamente appurerà Poe sui fatti accaduti a West Point sarà un ulteriore motivo di sorprendente e sconvolgente angoscia.
Cosa mi è piaciuto di The Pale Blue Eye? La fotografia, l'accattivante atmosfera del primo '800 innevato di West Point, una landa ostile, fredda e respingente come i fatti che vi accadono, come il cuore indurito di un padre che ha perso la propria figlia, o di un poeta bullizzato da chiunque che cerca riscatto nella poesia, nell'arte e in un mondo di intimo e sottile come quello delle tenebre, della morte, del confine liminare tra luce e ombra. Certamente la mesa in scena è solida, il cast è di livello, e in generale osservando il fotogramma è tutto ben costruito e gradevole da vedere per gli occhi, Si respirano gli odori di quella terra, se ne vedono i tenui e grigi colori ed al contempo si annaspa nelle penombre e nell'oscurità a fatica rischiarata dalle fiamme di candela. Cos'altro mi è piaciuto? I riferimenti effettivi all'opera letteraria di Poe, da Il Corvo a Lenore, da Il Cuore Rivelatore a Il Pozzo E Il Pendolo, per citarne qualcuno. Cosa mi è piaciuto finisce qui. Due ore abbondanti di sceneggiatura rendono a tratti un po' aggrovigliata la trama che non sembra sempre aver bisogno di una ragnatela così fitta di dialoghi, luoghi e situazioni. Bale è un eccellente attore ma oramai ha attorno una specie di aurea di eletto, di unto degli Dei della recitazione, per la quale è sempre più difficile vederlo calato in un personaggio e sempre più facile leggerlo in modo tridimensionalmente come Bale che sta interpretando un personaggio, l'ennesimo. Né ho particolarmente apprezzato la figura di Poe. Notevole la somiglianza fisica, un po' meno quella (che suppongo) caratteriale. Ci mette pochissimo a perdere la sua cornice di mistero per palesarsi assai più prosaicamente come una specie di studente sfigato del college. Melling recita con il proprio fisico e declama battute in un modo, con una concitazione ed una teatralità che non sfigurerebbero in una teen comedy magari a sfondo horror di quelle che periodicamente infestano i cinema, con il povero ragazzo preso in giro dalla confraternita dei grandi anziani, vittima designata di ogni presa in giro e scherzo di pessimo gusto. Avrei preferito qualcosa di più sfumato, non dico intellettuale, ma certamente quella di Poe era una figura elitaria, criptica, con tratti di inquietudine e stravaganza che qui si riducono ad un rapporto onirico con la madre (pure mammone, per giunta).
Il finale (doppio) non mi ha fatto impazzire, avrei preferito un'altra elaborazione, meno pacchiana, a suo modo meno pavidamente incardinata nel genere di riferimento del film (il thriller che gioca con l'horror), ma immagino che questo abbia più a che fare con il romanzo che col film, che cerca di tradurre in immagini quanto concepito da Bayard. In chiusura, soprattutto pensando ai personaggi di Bale e Melling, è tutto troppo affettato, enfatico, pomposo ed eroico. Né ho ben compreso perché Gillian Anderson si sia prestata ad un personaggio così stupidino ed incolore, che avrebbe potuto interpretare qualsiasi altra attrice di minor lignaggio. Idem per il poco più che cameo di Charlotte Gainsbourg, dopotutto un'attrice che ha retto sulle proprie spalle il feroce e monumentale Nymphomaniac di Lars Von Trier. La necessità di ripercorre tutti gli eventi a ritroso, spiegandoli in flashback, è molto didascalica, pesante e banalizza il mistero. A un certo punto ti aspetti i lupi mannari, i fantasmi, gli zombie, Satana o Jack lo squartatore, indifferentemente ognuna di queste potrebbe essere una soluzione appropriata dei delitti e ciò - a conti fatti - non è un bene per il film.