The Killer

The Killer
The Killer

Dodicesima pellicola in carriera per David Fincher, non tantissime se si pensa che l'esordio data 1992 con Alien³, il che però vuole anche dire che se con un relativo numero di titoli Fincher è entrato nell'immaginario collettivo del popolo cinefilo ciò che ha fatto è stato pregnante. Di questo infatti si tratta se pensiamo al terzo capitolo della saga degli xenomorfi ideata da Dan O'Bannon, a Seven, a Fight Club, a Social Network, tutti film che al netto dei gusti personali hanno comunque segnato la propria epoca e soprattutto fatto parlare molto il pubblico. The Killer è l'ultimo in ordine di tempo e non è stato accolto benissimo, qualcuno lo ha assegnato al novero delle peggiori prove di Fincher. Probabilmente non è tra le migliori ma io non sarei così categorico, The Killer è un film che ha pregi e difetti ma si lascia guardare. Innanzitutto sfoggia il consueto gusto estetico del regista del Colorado, il fotogramma è sempre perfetto, ottimamente riempito e decorato, l'uso delle luci e dei colori è sapientemente dosato, il montaggio è perfetto e i 118 minuti che scorrono sullo schermo hanno un sapore assai cinematografico, questo al netto del fatto che invece lo "schermo" in questione sia quello televisivo, di Netflix nello specifico. Il punto di vista narrativo è particolare, ed anche questo accade spesso nelle storie di Fincher. Tutto ci viene raccontato in prima persona dal protagonista, l'assassino Michael Fassbender, addirittura senza nome. Attraverso il suo io narrante, unitamente ai dialoghi, comprendiamo ciò che accade, cosa pensa il personaggio e ci prefiguriamo cosa starà per accadere. Tutto quindi si basa sulla forza di quel personaggio e sulla sua capacità di riempire la sceneggiatura e la nostra mente.

La vicenda di per sé è piuttosto lineare, Fassbender deve commettere l'ennesimo omicidio su commissione della sua carriera ma per la prima volta in vita sua commette un errore ed uccide la persona sbagliata. Da quel momento in poi ha inizio la sua fuga per tornare al rifugio sicuro. Nel frattempo però il committente si è tolto il capriccio di picchiare quasi a morte la sua donna, a parziale risarcimento danni. il nostro killer non apprezza per niente e riparte da capo, andando alla ricerca uno per uno di tutta la filiera, il suo tramite (un avvocato corrotto) che gli procura gli incarichi, i due tizi che hanno materialmente picchiato la sua donna (un bruto ed un'avvocatessa), il committente dell'incarico fallito da Fassbender (un faccendiere upper class), e persino il tassista che ha materialmente portato gli sgherri a casa sua. Non ci sono sorprese e colpi di scena, quindi tutto si riduce a come il film ci viene offerto, cosa lo rende così accattivante da farci rimanere a sedere per quasi due ore. Fincher si concentra sul valore formale dell'immagine e sul magnetismo di Fassbender, interprete di un killer metodico ai limiti dell'autismo, glaciale, risoluto e irriducibile. La voce di Fassbender (nel nostro caso doppiato da Francesco Prando) è strabordante, per essere un assassino abituato alla concretezza ed all'incisività, la logorrea lo investe totalmente. Naturalmente questo è dovuto alla necessità di spiegare continuamente al pubblico, eppure talvolta qualche linea di dialogo poteva essere risparmiata, non aggiunge nulla e crea ridondanza. Ma forse Fincher voleva mettere in luce anche questo aspetto caratteriale del killer.

I personaggi sono tutti piuttosto eccentrici, a partire dallo stesso Fassbender, è un mondo parecchio sopra le righe il suo, popolato di individui estremi, da fumetto. Non sfuggirà che il film è proprio l'adattamento di una serie a fumetti francese chiamata Il Killer. L'azione è inserita col bilancino nel film, fondamentalmente c'è una sola grande scena di azione (quella col bruto Sala Baker) che dura parecchio e che per fattura mi ha ricordato non poco l'estetica di Soderbergh in Knockout - Resa Dei Conti (nel quale per altro c'è Fassbender in un ruolo decisamente affine a questo). Curioso l'uso della colonna sonora nel film (che poi è letteralmente la colonna sonora del killer, la ascolta in cuffia durante il lavoro, per distendersi), fatta di band come The Smiths, Portishead, Talking Heads, etc, affiancate alle suggestioni d'ambiente ordite da Trent Reznor and Atticus Ross piuttosto peculiari ed eterogenee rispetto alle atmosfere del film. Così come lo è l'iniziale ambientazione parigina, nella quale trascorriamo molti minuti assieme a Fassbender. Interessante il ricorso a tanti elementi di contemporaneità, come congegni elettronici, display, palestre di fitness, grattacieli, Amazon, etc, che collocano il film in un presente iper amplificato e cogente. la narrazione si chiude come doveva chiudersi, non sembra esserci una morale o un qualunque bilancio finale da dover trarre, abbiamo semplicemente assistito ad una finestra nella vita di un killer professionista, alla deroga di qualche sua regola autoimposta nel momento in cui sono entrati in ballo i sentimenti (ed una delle regole attiene proprio al fatto che ciò non deve accadere per non inficiare la buona riuscita del lavoro). Forse a fine visione non si rimane "riempiti" da ciò che si è visto ma lo stile di Fincher è talmente appagante che si rimane comunque soddisfatti del tempo trascorso assieme, sensazione che torna spesso con il regista americano.

Trailer ufficiale

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