
Ha l'aspetto di un tv movie The Keeper, co-produzione anglocanadese. Da noi è recuperabile in dvd, avrei detto che neppure fosse mai uscito al cinema ma IMDB sembra invece accreditarlo ufficialmente come pellicola da sala. Il che in effetti non suonerebbe strano poiché nel cast spicca una figura di primo piano come Dennis Hopper (anche se un po' in disarmo), affiancato da Asia Argento. Girato nella British Columbia canadese, il film ha dalla sua una certa glacialità delle ambientazioni, che non a caso ricorda vagamente Twin Peaks di Lynch, e forse anche questo spingeva nella mia testa per un "ridimensionamento" televisivo. Importa poco comunque, The Keeper ha una sua storia, solida, un suo minutaggio corposo, una sceneggiatura che permette agli attori di dispiegare il proprio potenziale; magari non brilla nel finale ma rimane comunque dignitoso. Curiosamente il regista si chiama Paul Lynch, ma eventuali parentele non sono pervenute; negli anni '70 dirigeva gli episodi del telefim Petrocelli, negli anni '80 quelli di Moonlightning (con Bruce Willis), Mike Hammer e Ai Confini Della Realtà, e nei '90 Star Trek: Deep Space Nine, Baywatch Nights, F/X e Xena.
Gina (Asia Argento) è una spogliarellista di origini italiane che se la intende con un mascalzone. Dopo l'ennesimo litigio in un motel, un tizio entra nella camera e massacra il suo fidanzato, dopodiché aggredisce Gina - divenuta improvvisamente una testimone scomoda dell'omicidio - mentre esce dalla doccia. Un passante si accorge della colluttazione (tracimata oramai per strada), e soccorre Gina con una mazza da baseball mettendo in fuga l'aggressore. Gina viene portata alla stazione di polizia per gli accertamenti di rito e, sulla strada del ritorno, accade l'imponderabile; l'insospettabile tenente Krebs (Dennis Hopper) stordisce Gina e la reclude nella cantina di casa propria, adibita a cella, insonorizzata, con tanto di sbarre di ferro e lucchetto. Gina, sequestrata, vi trascorre oltre un anno, mentre il resto del mondo crede sia scappata agli antipodi. Hopper instaura con la donna un sadico gioco fatto di punteggi, comportamenti morali e redenzione. Gina deve imparare a comportarsi, solo così guadagnerà piccole ricompense. Dapprima la donna si ribella, poi cerca di stare al gioco, meditando continuamente la fuga. - SPOILER: saranno molteplici i tentativi in cui Gina riuscirà a scappare, ma ogni volta verrà riacciuffata. Fino a che le sarà chiaro che l'obbiettivo di Krebs è replicare la situazione che ha vissuto da bambino quando suo padre, un poliziotto, si occupò di una spogliarellista, facendola diventare sua moglie e non perdonandole mai però, per tutto il resto della sua esistenza, la sua dissoluta vita precedente. Quindi, quando non riuscì a ridurre la donna ad un esempio morale, la "liberò" (...uccidendola).
Il personaggio di Krebs è reso bene, l'ambiguità che gli dona Hopper è disarmante; da una parte c'è la perfidia, la quasi completa insensibilità, la patologia psichica, dall'altra c'è una sorta di padre/amante amorevole che si preoccupa del rigore etico e morale della sua protetta, la accudisce con pasti caldi e la riverisce con mazzi di fiori e pacchetti infiocchettati. Asia Argento è un po' inchiodata ad un ruolo stereotipato, pare di vederla la Produzione, tutta impegnata a partorire in una manciata di secondi il nome dell'Argento per il personaggio di Gina. Ciò nonostante, e considerando anche che il 70% delle scene che la coinvolgono sono girate in un paio di metri quadrati, tra una brandina e delle sbarre, Asia offre una discreta prova, sempre lucida e credibile. Il massimo della perversione lo si raggiunge con Ruthie (Helen Shawer), una giornalista che si appassiona a Krebs. Il tenente è solito rappresentare piccoli spettacoli divulgativi nelle scuole, dove anima il pupazzo di Deputy Rock, un tutore della legge che combatte gli spacciatori di droga. Ruthie riesce a far interessare mezzo mondo a Krebs e lo manda addirittura sulla tv nazionale. Vuole quell'uomo, anche fisicamente e quando scopre che egli cela nella sua cantina una donna rapita, va su tutte le furie accecata dalla gelosia. Non pensa neppure per un momento a liberarla, ma anzi se ne serve per ricattare Krebs e tenerlo legato a sé. Ovviamente farà una gran brutte fine (meritata). Infine c'è il personaggio totalmente buono della situazione (ma anche un po' tonto), il sergente Burns (Lochlyn Munro), uno stallone di razza che interverrà al momento opportuno, non ricavandone alcuna ricompensa, anzi. Semplice ma claustrofobico e teso al punto giusto, The Keeper si rivela un film di medio lignaggio ma che si lascia vedere. Peccato per la fine un po' sbrigativa ed il prevedibilissimo pullman che si porta via Asia lungo una motorway che sembra non finire mai.