Esisteva già un adattamento dei romanzi di Robert Ludlum sulla figura della spia Jason Bourne, ne era stata tratta una miniserie televisiva interpretata da Richard Chamberlain nel 1988 intitolata Identità Bruciata. Doug Liman tuttavia decide di tuffarsi nell'impresa e seleziona il protagonista facendo sfilare ai provini tra gli altri Brad Pitt, Russell Crowe, Sylvester Stallone. Pitt è più interessato a girare Spy Game con Robert Redford, Stallone credo sarebbe stato un Bourne completamente diverso, imprimendo a quello che poi diventerà un franchise - così era stato pensato sin dall'inizio - una cromatura decisamente più alfa e testosteronica. Per fortuna la scelta ricade su Matt Damon, che all'epoca non era mai stato il protagonista di un vero e proprio action movie. L'attore prende molto seriamente il ruolo e chiede di poter girare la maggior parte degli stunt in prima persona. Impara arti marziali, l'uso delle armi e le coreografie di combattimento, e così sarà. Damon girerà i propri stunt, alcuni affatto semplici e rassicuranti, come l'arrampicata della casa per ricavarsi una via di fuga dai suoi inseguitori. Jason Bourne ha le stesse iniziali di James Bond ed anche una certa assonanza che non può passare inosservata. La filiazione è quella, anche se Ludlum e Liman cercano di inserire sfumature che diano una personalità ed una peculiarità al proprio prodotto, per altro in diretta concorrenza anche con un altra saga, quella di Mission Impossibile, iniziata nel '96 ed arrivata al secondo capitolo quando il film di Liman esce nelle sale.
Jason Bourne parte dalla fine, un agente di qualche servizio segreto che viene salvato in mare aperto da dei pescatori (tra i quali il nostro Orso Maria Guerrini che qui ha un quarto d'ora di celebrità). Ha due proiettili dietro la schiena e nessuna memoria di chi sia e del perché sia in quelle condizioni. Assieme allo spettatore cercherà di ricostruire a ritroso il suo passato, mentre deve barcamenarsi con un presente nel quale è braccato da tutti, buoni e cattivi, e conseguentemente ha un futuro davanti a sé piuttosto incerto. Bourne è l'incarnazione del carpe diem, tutto ha senso solo nell'ora e adesso, deve sopravvivere, deve nutrirsi, deve nascondersi, deve scappare, deve capire. Strada facendo incappa in una compagna, Marie (Franka Potente), un'altra underdog come lui, una ragazza scapestrata e senza radici, che proprio malgrado si ritrova inizialmente coinvolta nella fuga di Jason, mai che poi sceglie deliberatamente di restargli accanto provando un sentimento per lui. Pur trattandosi di un thriller spionistico dislocato in tanti luoghi diversi (Parigi, Roma, Mykonos, Zurigo, Mykonos), The Bourne Identity non punta tutto esclusivamente sull'azione vorticosa, o meglio, quando ci sono le scene di azione sono rese al massimo delle possibilità, ma il film non si propone di essere un serie di inseguimenti senza soluzione di continuità. Bourne è uno riflessivo e Liman si prende il suo tempo per ambientare, contestualizzare, mostrare e dare un minimo sviluppo ai personaggi, perlomeno quelli principali. L'ambientazione europea aiuta molto in tal senso, alla maniera di John Frankenheimer. Né l'attrice scelta per spalleggiare Bourne è la solita modella bellissima, bensì una ragazza piuttosto normale, senza curve glamour e chiome biondo platino messe lì a distrarre lo spettatore (semmai diventerà bionda nel sequel). Si vuole infondere un'anima insomma a Bourne e non presentarlo come un robot micidiale, anche se quello è il tipo di formazione (e di lavoro) al quale sembra essere stato sottoposto fino ad un attimo prima dei titoli di testa che danno l'avvio alla storia.
Ci furono dissidi tra la Produzione e Liman proprio a tal proposito, poiché la Produzione voleva più adrenalina in grande stile, ma Liman tenne il punto. Personalmente non ho apprezzato la tendenza a velocizzare i fotogrammi nei momenti action, in particolar modo nelle colluttazioni (ma anche durante alcune parentesi del celebre inseguimento della Mini), non se ne sentiva minimamente il bisogno, si tratta di uno stratagemma vecchio che fa apparire il film terribilmente demodé. Complessivamente comunque il risultato è discreto, l'accoglienza del pubblico lo fu altrettanto ed ecco arrivare tre sequel e addirittura uno spin off (The Bourne Legacy) con Jeremy Renner. Nel cast anche Julia Styles, appena esplosa con Save The Last Dance, che tornerà in tutti i titoli della serie con Matt Damon.