Roger Spottiswoode era uno che prometteva tanto e che ha avuto anche il suo momento di gloria dirigendo un discreto 007 (Il Domani Non Muore Mai), ma che non è mai veramente "arrivato" nel gotha dei registi incensati, quelli che contano e vengono trattati con riguardo, o perlomeno con interesse. Sarà per colpa di titoli come Turner E Il Casinaro e Fermati O Mamma Spara, tuttavia il regista canadese dei numeri li aveva (tra le altre cose ha curato le due sceneggiature dei 48 Ore, con Nolte e Murphy). E' possibile averne conferma guardando il suo esordio su grande schermo, che cuiosamente avviene con uno slasher, Terror Train (1980), ovvero con un film appartenente ad un filone assai codificato e standardizzato, di quelli che servono proprio a farsi le ossa e che non concedono troppi voli pindarici, libertà e re-interpretazioni personali. Spottiswoode però un suo tocco ce lo mette, nei limiti in cui il genere lo consente. Rispetta tutti i cliché da rispettare, ciononostante cura una pellicola dalla bella fotografia (John Alcott), composto da un cast dignitoso, e provoca qualche brivido sulla schiena dello spettatore; c'era di che essere orgogliosi.
Ad una festa di fine anno di collegiali un ragazzo rimane vittima di uno scherzo crudele orchestrato dagli anziani della confraternità, finendo all'ospedale. Tre anni dopo, per la fine del liceo, gli stessi studenti affittano un treno e organizzano il solito party di fine anno. Sarà la celebrazione di un massacro. Per chi volesse cautelarsi, io vi avverto col consueto maiuscolo grassettato che è in agguato lo SPOILER, ma c'è poco da scansare, dato che l'identità del killer la capisce pure il gatto che guarda il film con voi, comodamente sbraciolato sui 3/4 di divano, mentre a voi rimane lo spigolo del bracciolo (scucito perché lui ha l'abitudine di farcisi le unghie). Chi potrà mai essere quello tanto incazzato da decimare uno dopo l'altro i liceali festaioli, proprio quegli stessi che tre anni prima avevano mandato un ragazzo all'ospedale? Bravi, quello che è finito all'ospedale, Kenny (Derek MacKinnon), un timido pelleossa imbranato che pensava di conoscere finalmente le gioie della prima volta (e che prima volta, tra le braccia di Jamie Lee Curtis!) e che invece si ritrova in mutande e canottiera, spalla a spalla con un cadavere pieno di tagli e cicatrici. Siamo diretti diretti in un teen movie, però non di quelli innocui e indolori, Terror Train ha i suoi momenti di inquietudine, derivanti sostanzialmente da due aspetti pregnanti: l'ambientazione sul treno, un luogo chiuso dal quale non si può scappare, ripreso sempre in notturna e tra scenari invernali e nevosi; e il fattore maschere, poiché la festa dei ragazzi è una gran carnevalata. La maschera, anche quella comica di Groucho Marx usata dall'assassino (che poi passa al costume da lucertolone ed infine a quello di vecchiaccia) è sempre un elemento di paura, perché nasconde le normali fattezze della persona e le trasfigura nell'ignoto, nell'inconoscibile, nel misterioso. E se il travestimento è buffo - come Groucho - l'effetto è amplificato, perché è facile aver paura di un mostro, ma quando a ucciderti è un clown (Stephen King lo sa), la coltellata fa più male perché inaspettata, a tradimento.
Più che il disvelamento del killer dunque è interessante la costruzione della tensione che fa Spottiswoode, i singoli episodi che costituiscono l'insieme della storia, gli ammazzamenti, le fughe, gli indizi, le sorprese. Un colpo di scena comunque c'è, sul finale; riguarda il killer, ma non tanto la sua identità, quanto come abbia fatto a passare inosservato per tutto il tempo. Quando vi verrà svelato, realizzerete subito che un qualcosa che non vi era tornato per tutto il film effettivamente c'era, ma era rimasto a livello subliminale, una specie di fastidio non ricomposto, una nota stonata che nell'insieme avevate colto ma che non eravate riusciti a isolare dal contesto. Per il resto, ottima prova della Curtis, ovviamente a suo agio negli horror thriller del periodo (una vera scream queen del genere), e buono tutto il cast di contorno, perfetto per un Porky's che si tramuta in un incubo. Da segnalare la partecipazione di un giovane David Copperfield, che praticamente fa se stesso. Il film risulta molto credibile anche perché venne realmente girato su un treno in corsa; i piccoli effetti di movimento e traballìo che si possono vedere nei fotogrammi fanno parte di quei particolari che, seppur piccoli, donano profondità ad una pellicola. L'uso delle luci poi fu molto accorto è brillante, poiché si scelse di ricostruire una apposita illuminazione per i vagoni con luci di divera intensità, ed addirittura si ricorse a luci di ambito medico (le cosiddette "pen torches") per illuminare direttamente i volti degli attori. La corsa del potenziale assassino ai danni della Curtis nella penombra di un vagone è una roba che fa accapponare la pelle. Ci sono pure due o tre incongruenze, non dico di no, quelle ingenuità che a mente fredda non tornano ma che lì per lì fanno climax, ma se non fate i precisini e vi godete la paura, secondo me Terror Train il suo lavoro lo fa. Io i manifesti di questo film me li ricordo nei cinema della mia città, quando avevo 6 anni, e mi facevano paurissima; ancora oggi, quando guardo la locandina non nascondo che sento la pelle d'oca arrivare.