Suor Emanuelle

Suor Emanuelle
Suor Emanuelle

Dopo i primi 3 Emanuelle versione nera (Emanuelle Nera, Orient Reportage e Emanuelle In America) e dopo Eva Nera (ennesima variazione sul tema), e nello stesso anno di Emanuelle - Perché Violenza Alle Donne? e Gli Ultimi Cannibali, Mario Gariazzo (soggetto), Marino Onorati (sceneggiatura) e Giuseppe Vari (regia) si inventano Suor Emanuelle (un controsenso in termini), deriva conventuale del personaggio originariamente strappato al cinema francese. Una sorta di apocrifo dell'apocrifo, con Laura Gemser sempre nei panni di una Emanuelle che però ha pochissimo a che vedere con il filone di Massaccesi. Sfruttando i tonaca movies, la nunsploitation e il genere wip (qui molto labile), Vari cerca di inventarsi qualcosa di nuovo per Emanuelle ("si era un già visto un po' tutto, bisognava dare qualcosa di diverso alla gente" diceva sbagliando, perché Masseccesi tirò fuori altri 3 episodi e comunque la saga emanuellesca proseguì in mille altri rivoli più o meno coerenti con l'originale).

Per altro la vera protagonista del film stavolta non è la Gemser ma Monica Zanchi (Monica Cazzabriga nel film...che razza di cognome, pensavo di aver capito male invece poi, controllando, scopro che è proprio quello lì), una figlia di papà troppo allegra dal punto di vista sessuale, che viene spedita in collegio dopo che il padre la sorprende ad amoreggiare con la matrigna (Dirce Funari) praticamente coetanea della Zanchi ("se te la scegli di 30 anni più giovane vuoi proprio le corna!" - dice velenosamente la Zanchi rivolta al padre). Presa in consegna da suor Cecilia (una Pia Velsi cicciotta, con l'accento napoletano e problemi di incontinenza) e da suor Emanuelle, la "bambina" viene scortata in treno al convento. Da subito Emanuelle ha modo di vedere all'opera il potenziale offensivo della ninfa, dato che prima ci prova con lei e poi si apparta col bigliettaio praticandogli una fellatio (dettagliata con insert hard). Giunti al convento la Zanchi sbaraglia tutto e tutti, travia la compagna di stanza nonché prima della classe (Vinja Locatelli), portandola sulla strada del lesbismo, fa comunella con un bandito che si nasconde in zona (Gabriele Tinti, addirittura nei panni di René Vallanzasca), coinvolge Emanuelle nei suoi traffici, mettendola in cattiva luce con la severissima badessa, fino a portare la povera Emanuelle al limite della frustrazione. Sorpresa nottetempo, dopo l'ennesima trasgressione, la Zanchi viene finalmente espulsa dal convitto (obiettivo a cui la ragazza aveva mirato sin dal principio). Emanuelle però non ne può più e, sulla strada per il ritorno, si ferma in piena boscaglia e trascina la Zanchi in un casolare diroccato, dove legata e denudata, la costringe e vedere (senza toccare) gli amplessi che la suora consuma con il bel René. Punizione peggiore per la ninfomane Zanchi non si poteva escogitare. Mentre si strugge dal desiderio la Zanchi rischia quasi di essere bruciata viva, dato che Emanuelle afferra un tizzone ardente e si dirige minacciosa verso il pube della ragazza.... - SPOILER: e proprio qui la Gemser si risveglia nella cuccetta del treno, mentre lo spettatore realizza di colpo che tutti i fatti accaduti sono stati un sogno di Emanuelle. Sogno premonitore però, visto che alcune piccole coincidenze iniziano a verificarsi, facendo intuire ad Emanuelle che il soggiorno della Zanchi potrebbe andare proprio come lei lo ha immaginato. Ecco che allora, compromessa oramai la propria moralità (anche se solo in sogno), Emanuelle decide di lasciare il convento e tornare alla vita laica.

La Gemser, pur relegata a co-protagonista, ha il suo bel da fare sullo schermo, è coinvolta in situazioni piccanti ed amplessi, il più importante quello con suo marito Tinti, dove evidentemente il trasporto è massimo. Nel film si fa capire che il passato di suor Emanuelle sia stato assai peccaminoso, il che creerebbe una certa continuità con il personaggio massaccesiano, anche se per qualsiasi fan della serie è impossibile da credere che la bella, disinibita, emancipata Emanuelle abbia ceduto alle lusinghe della vita monacale e della castità (ed infatti, manco per il c***o, anzi, proprio per quello, tant'è che poi abbiamo la ripresa della vera Emanuelle con Joe D'Amato in Perché Violenza Alle Donne?). La Zanchi in compenso furoreggia, è sempre nuda e ingrifata, si accoppierebbe anche con i termosifoni, uomini o donne non le fanno differenza, per lei pure uno stupro si trasforma in un'occasione di sesso, è bugiarda, opportunista e malevola. Quando seduce la Funari mostra un talento naturale nell'uso delle banane. Un personaggio squisitamente negativo insomma; tutti cadono sotto le sue grinfie. Capita l'antifona, la sola Emanuelle si sottrae ai giochi perversi della ragazza, abbandonando per sempre la tonaca. A me il film non è piaciuto troppo, l'ho trovato noioso, molto telefonato in ogni sua evoluzione, anche se la diabolicità del personaggio della Zanchi ha un suo fascino. La Gemser così dimessa fa tenerezza, e i siparietti comici che dovrebbe regalare suor Cecilia sono al minimo sindacale. Poca verve nella pellicola di Vari, che sconta tantissimo il paragone col ben più creativo ed esuberante Massaccesi. Il Vallanzasca di Tinti è pretestuoso e lascia il tempo che trova. Ma è il difetto di tutto il film, abbozzare personaggi e situazioni senza poi dargli una reale valenza e profondità. Musiche di Stelvio Cirpiani, discrete anche se non eccelse.

Trailer ufficiale

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