Non sono molti i film nei quali Woody Allen ha accettato di farsi dirigere, lasciando la macchina da presa in mano altrui. Storie di Amori e di Infedeltà è uno di questi. Mazursky con questa pellicola realizza probabilmente il film della vita, mettendo assieme sullo schermo due giganti come Allen e Bette Midler. Il film è quasi interamente girato dentro un centro commerciale, eccezion fatta per il prologo che è ambientato a casa della coppia, dunque quasi esclusivamente in interni (non ci si allontana dall'isolato del super magazzino). In meno di 90 minuti assistiamo alle montagne russe emotive di una coppia in crisi, forse no, forse si; ad ogni fotogramma la coppia scoppia, per poi riappacificarsi in quello successivo, e ricominciare tutto da capo in quello successivo ancora. La sceneggiatura si basa prevalentemente sui due attori e su qualche trovata collaterale (la tavola da surf, feticcio che Allen è costretto a portarsi ovunque, ed il mimo, spassosissimo). Ovvimente il film pecca di verbosità ma, come per una piece teatrale, i dialoghi sono anche la sua prima ragion d'essere. Inoltre, con due attori come Allen e la Midler non si fa alcuna fatica a seguire il saliscendi affettivo dei due, ma anzi se ne viene avviluppati e coinvolti sempre più.
Recitazione impeccabile, assoluta, perfetta, capace di mescolare tanta comicità a fugaci ed improvvise punte drammatiche, senza mai eccedere nella retorica o nel sentimentalismo ruffiano. Vista l'ambientazione consumistica, si potrebbe arditamente tentare qualche parallelismo con gli zombie capitalisti di Romero (Allen cita proprio gli zombi, quando deve riferirsi al sesso praticato con la moglie dopo tre lustri di matrimonio, particolare fondamentale poiché proprio quella esternazione fa infuriare la Midler e dà una chiave di svolta alla tensione strisciante tra i due). Allen e la Midler si trascinano senza meta dentro il centro commerciale (arrivando a comprare tre volte lo stesso sushi, per un totale di 1000 dollari), popolato da una fiumana di clienti pronti ad acquistare. E mentre tutto scorre, compresi i cantanti che intonano le canzoni di Natale (classici e rap), lui e lei inscenano drammi shakespeariani e commedie chapliniane, urlando come forsennati, rincorrendosi, mandandosi a quel paese, sfoggiando vestiti del tutto fuori luogo. Fino all'ovvio happy ending, che però non arriva a costo zero, ma che anzi è il frutto della liberazione dai rispettivi fardelli. Marito e moglie si sentono "appiccicati" assieme, nonostante tutti i reciproci tradimenti, i risentimenti, le mancanze e le intolleranze. Memorabile la scena d'amore al cinema, mentre sul grande schermo scorre Salaam Bombay.