
Mi sono avvicinato a questa opera prima di Joe Verni perché avevo letto di omaggi veri o presunti al cinema di genere italiano dei '70 e '80, nonché palesi rimandi alla trilogia vanziniana delle passerelle, quella di Sotto Il Vestito Niente, il cui ultimo capitolo era uscito poco più di un lustro fa. La produzione è italiana ma fa di tutto per sembrare straniera, anche se poi le targhe delle auto tradiscono la cornice geografica dentro cui si muovono perlopiù i personaggi. Da subito le scritte sono ovunque in inglese e il film stesso è girato in lingua inglese, quindi ridoppiato in italiano. Il respiro vuole essere internazionale, come del resto richiede un soggetto che riguarda la Moda. Qui più che di Moda si parla di modelle e nemmeno tanto, visto che le ragazze in questione gravitano in quel limbo grigio che va dalle copertine dei giornali al velisnismo televisivo e alle fiction - definite "Italian style" - sui dottori e le infermiere.
Eva (Ksenia Kapinos), ucraina di Odessa, dopo un paio d'anni vissuti a Londra arriva in Italia su suggerimento della collega Cindy (Philippa Bingham). L'impatto con l'Italia e le regole del suo jet set è problematico, Eva diventa una specie di vittima predestinata di ogni tipo di bullismo, prevalentemente maschile. Fotografi, produttori, amici e parenti dei fotografi e dei produttori vogliono portarsela a letto, qualcuno ci riesce mediante droga e volenza. L'unico rifugio sicuro che Eva trova è Orlando (Douglas Dean), un gay (ovviamente!) non meglio identificato, uno che lavora nell'ambiente, anche se non è chiaro a che titolo (agente, fotografo, giornalista, mediatore...?). - SPOILER: l'ennesima angheria (uno stupro di gruppo) scatena la voglia di vendetta di Eva, la quale si affida a Cindy che la introduce al culto di una setta esoterica a cui lei stessa appartiene convintamente. Tra paganesimo, satanismo un tanto al kg e femminismo militante, le affiliate della setta fanno sterminare tutti i maschi alfa sgraditi. Eva, sempre un po' stordita, sulle prime non realizza, ma quando viene coinvolta fattivamente nell'omicidio di uno dei tanti che aveva provato ad abusarne, si pente rapidamente delle proprie scelte para-religiose. Prima di essere assassinato, Orlando le dà qualche dritta su come uscirne. Eva scappa via dall'Italia e torna a Londra per riprendere una serena vita mondana.
Stalking Eva promette molto, innanzitutto per il genere e le ambientazioni, poi per il mestiere di Verni, che indubbiamente realizza un prodotto la cui confezione è molto matura e professionale. A livello estetico Stalking Eva sta più dalle parti di Tulpa che di Cattive Inclinazioni, per intenderci. Un occhio ad Argento (gli omicidi glamour), uno a Bava (i colori accesi), uno ai Vanzina, mentre non è possibile citare The Neon Demon tra le referenze, arrivato l'anno dopo, anche se assonante. Dove il film non mi ha convinto per niente è nella sceneggiatura e nel suo sviluppo. Senza offesa, ma il dipanarsi degli eventi, oltre che lento ed a tratti estenuanti (con il lungo soffermarsi su scene che non terminano mai) è spesso e volentieri banale. Accade quello che si prevede sempre che accada, fino al finale-non-finale, che è quanto di più lontano dal concetto di climax che io ricordi al cinema (anche se stiamo parlando di homevideo).
Il cast è fatto da due primedonne diametralmente opposte, sempre molto teatrale e caricaturale la Bingham, inespressiva e legnoa la Kapinos, sempre settata in modalità canino bastonato. D'accordo che le modelle vengono educate ad essere delle statuine con lo sguardo vacuo, ma qui forse si esagera. Eva è un bel faccino (per altro su un manico di scopa) ma non trasmette mai un'emozione allo spettatore. Il panorama maschile è desolante, si salva (moralmente) solo un gay, mentre la strage omicida coinvolge tutti, nessuno escluso. In questo senso, tra gli extra del dvd c'è una scena tagliata (gli incubi ad occhi aperti di Eva) che a me pareva importante per l'economia del film, mentre inspiegabilmente viene tagliata (quando invece si indulge per lunghi minuti nei quali non accade assolutamente niente ma si vuole evidentemente creare "atmosfera", si veda ad esempio tutta la parte dalla piscina al salotto di casa di Tatjana Inez Nardone).
Sembra che Stalking Eva debba andare a parare chissà dove, invece alla fine è una storiella esile e sempliciotta, basata su parafernalia da discount (due collanine e un saio con cappuccio). Si salvano i crimini efferati (talvolta efferati senza una ragione, come lo sgabello piantato in bocca ad Elettra Capuano), gestiti dalla sapiente mano di Sergio Stivaletti. Molto bella la fotografia, acciaccata però da una storia poco saporita e da un cast algido e poco empatico. Il personaggio di Orlando ricorda vistosamente quello di Stanley Tucci in Il Diavolo Veste Prada. A conti fatti Stalking Eva è stata per me una cocente delusione perché le premesse (e le ambizioni) c'erano tutte. Niente, i Vanzina sulla passerella ancora non si battono.