
Secondo film in Cinemascope della storia (il primo fu La Tunica, nel 1953), Come Sposare un Milionario (sempre del '53), è uno dei titoli più celebri di Marilyn, in un momento nel quale la sua carriera era già lanciatissima e conclamata. Jean Negulesco (autore tra l'altro del Titanic...e siamo sempre nel '53) lo sa bene e sfrutta nel miglior modo possibile il sex appeal bombastico della bionda più irresistibile che il mondo di celluloide abbia mai conosciuto. La Monroe, grazie ad un fisico sexy e burroso come nessun'altra, ad una radiosa bionditudine, ad un maliziossimo paio di occhiali da segretaria frizzantina, e ad un musino diabolicamente ingenuo e scioccherello, è imbattibile. Nonostante a tenerle testa ci sia nientedimeno che Lauren Bacall (e un'affatto trascurabile Betty Grable).
La storia è nota, tre modelle spiantate investono tutti i propri averi, il proprio tempo e la propria intelligenza in un piano che le sistemi a vita: accalappiare un milionario (possibilmente uno a testa sarebbe meglio) per trovare agio e lusso vita natural durante. Benzinai, pompieri, facchini e uomini senza cravatta sono banditi, si mira solo alla caccia grossa, ricconi, scapoli (o vedovi), meglio se decrepiti. Le tre dame rimorchiano tre possibili candidati, anche se poi, inevitabilmente, il loro cuore verrà spezzato da tre spiantati (finto spiantato quello della Bacall). Commediola romantica divertentissima e apparentemente innocua, che cela invece un sottile (neanche tanto) velo di misoginia. La Bacall è una stratega di gran classe, snob, cinica e disillusa, mentre le altre due compari sono due ochette tutte curve, vestiti e capelli ossigenati. Per quanto si industrino a manipolare gli uomini - sembra volerci dire il film - il sentimentalismo innato delle donne rende impossibile che il loro diabolico piano trovi compimento, poiché l'ammmore vince sempre, nonostante un conto in banca in rosso. Ed in fondo in fondo, sono gli uomini a manipolare sapientemente queste "sprovvedute" vedove nere in cerca del principe azzurro. Per Marilyn si adotta la trovata della miopia che garantisce un portato di gran comicità al suo personaggio, il quale legge libri al contrario, inciampa negli scalini, sbatte contro le pareti e non si accorge nemmeno che il suo spasimante è guercio.
Molte le scene culto: su tutte quella del défilé alla casa di moda, durante il quale Marilyn sfoggia un costume rosso da infarto al miocardio in 12 secondi netti, o la quadrupla specchiatura. Inoltre il film si apre e si chiude come fossimo a teatro, con un'orchestra (la Century Fox Orchestra) che ci accoglie e ci congeda (fuori dalla sala) in pompa magna. La vicenda ha luogo ha New York, celebrata nel suo connubio di immagini e musica, alla maniera di Gershwin, attraverso numerosi luoghi iconici (Rockefeller Center, Central Park, il palazzo delle Nazioni Unite, il ponte di Brooklyn, l'Empire State Building, Times Square, il ponte George Washington), un po' di fondali posticci ed una deliziosa canzone espressamente dedicatale. L'ispirazione del film arriva dalle opere teatrali The Greeks Had A Word For It (1930) e Loco, soprattutto la prima, che è alla base di almeno 3 rifacimenti più una serie televisiva (e su 3 dei 4 titoli compare sempre Betty Grable). Trivia: mentre Schatze Page (il personaggio di Lauren Bacall) discute con J.D. Hanley (William Powell) della propria passione per gli uomini maturi, fa un riferimento a "quel tardone di Bogart" che all'epoca era il vero marito della Bacall. nel 2007 Nicole Kidman ha acquistato i diritti per un possibile remake, per ora confinato in un cassetto.