Spiando Marina

Spiando Marina
Spiando Marina

Culto, straculto e cultissimo, Spiando Marina (1992) è un titolo cardine di Cineraglio. Ve lo infangheranno in ogni modo, siate pronti a subirne di ogni; spalle larghe, petto in fuori, testa alta, noi non ci facciamo spaventare, difendiamo la posizione e amiamo questo thriller erotico un po' sgangherato diretto da George Raminto, il cui anagramma, come è facile intuire, nasconde in realtà il nome di ....Theo Angelopulos. No dai, si tratta del mitico Sergio Martino, mano felicissima di molti gialli della golden age italiana del cinema di genere, e non sto qui a rielencarveli perché: 1) dovreste saperli; 2) sul blog trovate quelli già trattati sotto il tag dedicato al regista.

Spiando Marina, nonostante il titolo da soft porno, è un film in equilibrio tra erotismo e thriller, senza che uno dei due aspetti fagociti l'altro. Tuttavia la presenza del fisico mastodontico della Caprioglio (all'epoca 24enne) sposta inevitabilmente il piatto della bilancia sul versante dell'eros. La trama vede l'ex agente di Polizia corrotto Steve Bond (che nel film si chiama Derrick, un corto circuito notevole) essere assoldato come killer per uccidere un mafioso a Buenos Aires. Il malavitoso appartiene alla stessa famiglia che a suo tempo sterminò moglie e figlio di Bond, come ritorsione per la sua testimonianza sotto processo che inguaiò il cartello dei trafficanti di droga. Bond dunque ha l'opportunità di vendicarsi. Spedito sul posto, si apposta per giorni e giorni fino al momento di agire; l'obbiettivo è solito frequentare proprio l'appartamento accanto a quello di Bond, dove viva una procace ragazza, amante del boss. Nel frattempo l'ex poliziotto ha instaurato un legame sentimentale e morboso con la dirim-pettaia, tanto da desistere dal suo proposito di mietere vendetta e abbandonarsi definitivamente all'amore. Ma la Caprioglio, schiava di piacere del boss, vuole invece essere liberata dal suo giogo e poter vivere serenamente la sua nuova storia d'amore con Bond.

- SPOILER: la Caprioglio stessa organizza l'agguato, conoscendo mosse, abitudini e spostamenti del suo padrone. Ecco che secondo le sue indicazioni, Bond accoppa il mafioso durante una partita di polo, salvo poi scoprire che il morto è il committente dell'omicidio, nemico giurato del boss. Bond è stato tradito dalla Caprioglio, che lo ha manipolato a suon di copule. In un finale concitato e "shakespeariano" (vabbè...) la Caprioglio spara a Bond, Bond ammazza il boss e la Caprioglio, della quale però si era perdutamente innamorato tanto da stringerle la mano un'ultima volta prima di stramazzare al suolo, morto stecchito.

I detrattori del film hanno agio ad accanirsi su una messa in scena molto povera, una regia meno acuta del solito ed un cast non particolarmente espressivo. Alla Caprioglio non si chiedeva certo un'intensità emotiva degna di Susan Sarandon, ma semplicemente di sfoderare quanto Madre Natura le ha dato in dono. Debora lo fa generosamente, apparendo continuamente nuda, fronteretro, e simulando numerosi amplessi (anche piuttosto espliciti, manca giusto il dettaglio della penetrazione per saltare lo steccato e sconfinare nell'hardcore). Dopo tanta grazia, difficile avere la lucidità di valutare adeguatamente questo un thriller, perché il film è (anche) un thriller. E del resto credo che l'obbiettivo di Martino fosse un po' quello, divertirsi e crogiolarsi nei seni della Caprioglio, condividendo filantropicamente quei pascoli con lo spettatore. Premesso che Spiando Marina non è un giallo, rimane il fatto che nelle pellicole con la Fenech degli anni '70 ad esempio la firma di Martino è assai più marcata, solida, di spessore; questo titolo arriva fuori tempo massimo per il cinema di genere italiano (gli anni '90 non sono stati terribili solo per la musica.....), con pochi soldi e con l'ispirazione un po' in calo (giusto Graffiante Desiderio nel '93 "graffierà" ancora). Detto tutto ciò, Spiando Marina rimane un cult ineludibile per gli amanti del cinema "de-genere", di Sergio Martino, delle sexy eroine nostrane e segnatamente del cinema del cinema delle "tette".

Quando viene commissionato l'incarico a Bond viene precisato che, per mantenere l'anonimato e il basso profilo, egli verrà insediato in un appartamento "qualunque" di Buenos Aires, in attesa di istruzioni. Ammetto di aver avuto qualche perplessità alla scoperta dell'appartamento "qualunque", un bel 100 mq minimo, con parquet e vetrate decorate, in un elegante stabile liberty di svariati piani. E se volevano che Bond venisse notato dove lo mettevano, al palazzo di vetro delle Nazioni Unite? La Caprioglio è una figura ambigua; da un lato è ritratta come una bambina cresciuta (soprattutto nelle forme) che pensa in modo naive, non ha pudori e gioca con il suo serpentello boa come fosse un gattino di casa (in una scena però lo usa ai limiti della masturbazione cicciolinesca). Allo stesso tempo fa continuamente sesso (e pure rumoroso), conserva in un cassetto una nutrita collezione di oggettistica BDSM, e tradisce una certa freddezza d'azione (questo per merito anche della "recitazione" della Caprioglio.....). Il personaggio di Bond invece sarebbe più approfondito e sfumato, anche se la fissità dell'attore nemmeno aiuta... Il contesto argentino e le facce da periferia violenta dei mafiosi poi contribuiscono a dare un'estrazione un po' misera e dimessa alla pellicola. Nondimeno il finale ha il suo colpo di coda, il che, unitamente alla grande libido ininterrotta della Caprioglio, obbliga perlomeno ad una visione del film.

Trailer ufficiale

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