Pare che un alone di culto circondi questa pellicola del 1985 di Tonino Valerii, data la sua carica di morbosità e maledettismo. Addirittura scopro che la solitamente parca Wikipedia dedica ampio risalto al film, evidentemente tra le pieghe della rete si cela qualche appassionato compilatore di pagine assai innamorato di quest'opera. Confesso evidentemente la mia inadeguatezza ma al sottoscritto Senza Scrupoli non è sembrato andare al di là del classico erotico italiano degli anni '80, stortignaccolo, pretenzioso, a tratti un po' pezzente e con pagine di sceneggiatura abbozzate tra un amplesso e l'altro. Vero è che le musiche (senza scomodare John Williams e Morricone) sono divertenti ed appropriate (ad opera di James Senese) ma sul resto faccio fatica a comprendere lo status di pellicola mitologica.
In quel di Torino la borghese Silvia (Sandra Wey) moglie di un gioielliere - annoiata e debosciata come da copione - viene assalita in casa mentre il marito è a vedere la partita di Coppa. Il manigoldo (naturalmente terrone, è Marzio Honorato) trafuga un disegno di Andrea Del Sarto e contestualmente, ispirato da quel nudo, violenta Silvia. - SPOILER: Alla sciura si accende la lampadina, dal disonore e dalla nausea passa rapidamente alla libidine incontenibile. Fiutate le tracce dello stupratore, si mette addirittura in società con lui, cedendo al lato oscuro della Forza e compiendo crimini. Arriva financo a partecipare ad uno squallido spogliarello di casalinghe pur di compiacere il suo amante. Il punto di non ritorno è una rapina nella quale ci scappa il morto. Le strade di Silvia e Diego si dividono, ma quando Diego versa in cattive acque torna a rivolgersi a Silvia per un ultimo favore, il furto di diamanti acquistati dal marito gioielliere (Antonio Marsina). Si tratta di una trappola, il telefono della villa è sotto controllo, la Polizia accorre e fredda Diego. Per Silvia è troppo, lascia il marito per dedicarsi ad una nuova vita...senza scrupoli.
Primo buco nell'acqua, la "bellissima" (cito sempre Wikipedia) Sandra Wey è a mio parere inversamente proporzionale ad un film con queste atmosfere. Trattasi di modella dunque il bel faccino c'era, ma manca del tutto la carica erotica, il corpo, la felinità, la perversione che si cela dietro gli orecchini di madreperla e il capello permanentato da signora dei salotti bene. Nelle scene erotiche la corrente non si accende. Il povero Honorato, che la sbatacchia come può, ha sempre quella faccia da Renato Poggi di Un Posto Al Sole. A momenti qualche casalinga stripteseause avrebbe seriamente potuto scippare il ruolo alla Wey. Marsina pare uno a cui è andato male il provino di cattivo della Spectre in un film di James Bond. Ingessatissimo e glaciale. Totalmente gratuito il momento dance (ragazzi vestiti "alla moda" che ballano senza un perché in mezzo alla strada) che, assieme alla corsa in moto in soggettiva, cerca di pescare spunti da altri generi all'epoca in voga. Inspiegabile il poliziotto che in piena notte armeggia alla scatola dei contatti elettrici della villa indossando gli occhiali da sole, come il cecchino che col mirino del suo fucile di precisione vede attraverso le tende della finestra. Tanti i momenti "alla come viene viene" sparsi lungo la pellicola.
Honorato ha dichiarato tutto il suo amore per il film, ritenendolo "una bellissima storia maledetta". Contento lui. L'evoluzione della sindrome di Stoccolma nella protagonista è del tutto implicita, lo spettatore la deve prendere chiavi in mano, senza porsi tante domande. Inoltre è un tira e molla continuo. Il marito di Silvia pare fatto di marmo e filo spinato (impagabile quando, mentre Silvia racconta lo stupro, lui reagisce chiedendo "....e il furto?"). E sorvoliamo sul finale "senza scrupoli". Non mi ha preso neanche per un attimo, chiedo venia se non ho capito il capolavoro. Pare esista anche un sequel con Virna Anderson/Barbarella, diretto da Carlo Ausino, che a questo punto rischia di allettare parecchio di più, vista perlomeno l'indubitabile carica erotica (e bellezza) della protagonista..