
Nell'introduzione/presentazione di Luigi Cozzi al film (edizione Sinister) si fa riferimento ai pregi che questa pellicola di Edward L. Cahn ha, ovvero ad esempio l'essere tra le primissime ad aver trattato il tema zombi e di averlo segnatamente fatto disegnando creature anfibie e subacquee (cosa che poi si ritroverà in titoli successivi come L'Occhio Del Triangolo di Wiederhorn e Zombi 2 di Fulci). Come saggiamente fa notare Cozzi, quando dici zombi tutti rispondono Romero, ma c'è stato un prima (di Romero) che molti ignorano; il regista newyorkese è colui al quale va intestato (il merito di averli consacrati e sublimati ma non necessariamente inventati (il primo a fregiarsi del titolo di zombi credo debba essere Bela Lugosi con L'Isola Degli Zombi aka White Zombie, nel 1932).
Il Segreto Di Mora Tau è un film molto bello, appassionante e colmo di fascino, anche se evidenzia un budget certamente non faraonico ed un approccio un po' facilone. Va naturalmente contestualizzato nel suo tempo, stiamo parlando del 1957, ed infatti l'aspetto che più colpisce è la semplicità, il candore, l'ingenuità con cui la sceneggiatura sviluppa eventi e personaggi. Una storiella davvero elementare, disadorna, primaria, dove tutto è estremamente semplificato, immediato e lineare, con quel tocco di avventuroso-esotico che non guasta. Intendiamoci, siamo in Africa ma non c'è un singolo elemento scenografico che trasmetta quel tipo di ambientazione, è tutto sulla fiducia, tuttavia la cornice fantastica si avverte, ci si lascia trasportare in quella finzione volentieri, pur consapevoli che si va poco oltre la favola per bambini.
Una vecchia nave colma di diamanti è affondata presso le coste di Mora Tau, da decenni molti cercatori di tesori cercano di impossessarsi del bottino ma sistematicamente cadono preda della maledizione di Mora Tau, zombi guardiani che difendono il tesoro, a loro volta esseri umani maledetti per aver rubato il tesoro agli isolani. L'ennesima spedizione americana si appoggia ad una anziana abitante dell'isola, la quale mette ripetutamente in guardia gli avventurieri e li protegge come può. Uno degli zombi è proprio il suo defunto marito, tra i maledetti che defraudarono Mora Tau dei diamanti indigeni. La donna vuole ottenere la liberazione eterna del marito, per donargli finalmente la pace che non ha mai avuto da quel giorno (e questo potrà avvenire solo distruggendo una volta per tutte i diamanti). In questa girandola di brutti ceffi e avidi masnadieri si incardinano due belle figliole, la nipote dell'anziana isolana (Autumn Russell) e la moglie del capo spedizione (Allison Hayes), fatina con gli occhi grandi grandi la prima, dark lady corvina la seconda, entrambe carrozzate benissimo nonché bocconcini succulenti oggetto della libido dei protagonisti alfa della storia. Per altro molto ambigua la Hayes che, sotto gli occhi del marito, coltiva uno rapporto morboso con l'aitante palombaro della spedizione, il quale è ovviamente assai desiderato anche dalla Russell (che alla fine la spunterà, anche perché la Hayes non farà una bella fine).
Ho davvero apprezzato tantissimo questo film perché, esattamente come l'isola di Mora Tau, emana un incantesimo, una malìa, un fascino irresistibile e magnetico, dato dal bianco e nero, dalle facce dei personaggi, dall'ambientazione così posticcia e finta da risultare iperrealista (le scene a bordo dell'imbarcazione ad esempio hanno chiaramente un fondale improponibile, non si sono manco sforzati di abbozzare un minimo di paesaggio, di cielo, di sfondo credibile, siamo nel bel mezzo degli studios; per non parlare delle scene di immersione, in cui il palombaro è sempre ripreso frontalmente con camera fissa, mentre compie ogni sorta di lotta e movimento), dall'afflato esotico e a metà strada tra l'horror e il cinema di pura avventura. Donzelle pure come Cenerentola o maliarde come la più perfida delle vedove nere, zombi tenerissimi, romantici cercatori d'oro che si inteneriscono per le lacrime di una vecchia, incongruenze di sceneggiatura, risoluzioni frettolose e banali (i diamanti anziché essere distrutti vengono semplicemente rigettati in mare, il relitto col tesoro viene trovato subito al primo colpo, alla prima immersione, e la cassaforte viene aperta in un battibaleno; gli zombi terrorizzati dal fuoco - anzi, perfino da delle innocue candele - non si capisce perché non vengano bruciati una volta per tutte, eccetera eccetera). Tutto gioca al cinema d'altri tempi qui perché proprio di cinema di altri tempi si tratta. Vedere Mora Tau è come essere risucchiati dalla macchina del tempo, come leggere Stevenson o Jules Verne e, scusate la franchezza, non c'è horror contemporaneo che possiate citare in grado di competere nel mio lettore dvd con questo tipo di emozioni vintage.