Pellicola d'esordio della regista Christelle Raynal, dopo il corto J'Attendrai del 2009, nonché unico titolo all'attivo a tutt'oggi; strano perché Se Sposti Un Posto A Tavola - al di là dell'orrendo titolo pensato dalla distribuzione italiana per echeggiare la nota commedia musicale di Garinei e Giovannini dei primi anni '70 con Johnny Dorelli, Paolo Panelli, Bice Valori e Daniela Goggi - è una commedia franco-belga decisamente carina, con molte frecce a favore, qualcuna anche a sfavore, ma nel complesso una pellicola divertente, gradevole e sicuramente riuscita. Per molto meno a qualche regista italiano viene dato assai più credito. Anzi, sorprendente che ancora non sia arrivato il nostro remake con Argentero, la Agiolini, la Foglietta, Memphis e Gassmann. Il primo grande centro di Plan De Table (questo il titolo originale) è il ritmo, forsennato, incessante, fustigatore, martellante; la Raynal non concede un attimo di tregua agli spettatori ed ai propri attori, facendoli correre a perdifiato nella ruota da criceti messa in scena dalla sceneggiatura del film, ricca e compatta. Per reggere tale atletismo occorreva un cast all'altezza e Se Sposti Un Posto A Tavola ce l'ha, decisamente vincente. Quattro coppie, più un marito (destinato a diventare ex in un brevissimo lasso di tempo) ed un dj sornione e un po' cafone. Lo stratagemma scelto per tenere alto il ritmo e ravvivare continuamente il clima è una sorta di riavvolgimento di nastro che scatta ad intervalli regolari durante gli 84 minuti. Si segue una strada e poi arriva il "what if", o le sliding doors se preferite, ed ecco che tutta la vicenda riparte da capo ma con una diversa prospettiva, una deviazione sui binari che porta altrove e mostra una variante alternativa. Succede praticamente quattro volte, troppe perché ad un certo punto lo spettatore non si senta un po' canzonato.
L'assunto del film è comunque quello, noi siamo gli artefici del nostro destino e dunque anche la banale assegnazione dei posti alla tavola di un matrimonio può innescare una tale girandola di conseguenze da rompere e/ o battezzare unioni, smascherare inganni e tradimenti, oppure ancora alimentare desideri insopprimibili. Come ad esempio quello di Edith (Shirley Bousquet) di rimanere incinta, forse il personaggio più simpatico del film. Oppure quello di Marjorie (Audrey Lamy) di trovare un uomo che la sappia amare e vada oltre la prima notte, mentre invece David (Arié Elmaleh) vorrebbe finalmente vedere riconosciuto il suo talento come fotografo, mentre nel frattempo è costretto a sbarcare il lunario lavorando come commesso. I due personaggi meno interessanti sono forse proprio i "protagonisti", anche se la definizione va loro stretta perché in fin dei conti si tratta di un film corale. La sposa Marie (Louise Monot) e la sua (vera) anima gemella Eric (Lannick Gautry) sono descritti in modo tutto sommato piatto e privo di reale approfondimento. Soprattutto Marie è scialba, gne gne, quasi incomprensibile nei suoi comportamenti. Difficilmente lo spettatore riuscirà ad empatizzare con lei o a notarla in mezzo al circo che le ruota attorno, assai più brillante e spumeggiante. Eric è sostanzialmente il motore degli eventi ma, premesso questo ruolo, anche lui finisce col soccombere rispetto al parterre di sparring partners maschi, disegnato con maggiori dettagli ed ironia. Al dunque il pubblico dovrà porsi la domanda su quanto siamo realmente padroni del nostro destino e delle nostre scelte, quanto il libero arbitrio sia determinante o perlomeno preferibile al caso, al destino. Ma tale quesito esistenziale arriverà a valle di un'oretta e venti molto leggera ed effervescente, fresca come acqua sorgiva. Da denuncia il trailer che spoilera senza ritegno. Evitabile anche il momento danzereccio, con ballo di gruppo incastrato a forza in sceneggiatura, quasi fosse una tassa obbligatoria da pagare.