Tra una tetta di Carmen Russo (Giovani, Belle...Probabilmente Ricche) ed una di Marina Marfoglia (Quella Peste Di Pierina), Michele Massimo Tarantini nel 1982 gira pure un fantasy uber poveristico: Sangraal - La Spada di Fuoco. Partito come ideale seguito di Gunan il Guerriero (di Prosperi), dal quale eredita la coppia Pietro Torrisi e Sabrina Siani, aveva come titolo di lavorazione Gunan il Vendicatore, divenuto poi Sangraal, cogliendo forse le suggestioni mistico-cristiano-esoteriche sul Graal, il calice dell'ultima cena, il calice del sangue di Cristo, da cui appunto sang-raal, il "sangue reale". E che qualche influenza del genere alberghi sottotraccia nel film è suggerito anche dalla caccia di Torrisi all'arca dell'alleanza, custodita dai templari....francamente incomprensibile in un fantasy a-storico e a-temporale. Ma del resto, pure il cinese che recita proverbi cinesi lascia piuttosto basiti (....quale sarebbe la cognizione della Cina nel mondo di Sangraal?). E non dimentichiamoci nemmeno che, casualmente, Indiana Jones l'Arca l'aveva trovata appena un anno prima, nell'81.
La storia è il classico polpettone bene contro male, mutuato parzialmente da Conan, e ridotto al minimo sindacale dell'intreccio. Sangraal ha visto la sua gente trucidata quando era un neonato (che fa molto Conan); portato in salvo dalla propria nutrice, cresce e diventa signore delle proprie genti. Vive in pace ma le forze del Male lo perseguitano. Lui aiuta i deboli, e alla fine è costretto ad una lotta apocalittica e definitiva contro la dea degli Inferi (che gli ammazza pure la fidanzata), i cui emissari sulla Terra fanno capo al nero Nantuk. Nel suo continuo peregrinare Sangraal si imbatte in popolazioni di ogni genere, clan pacifici, popoli scimmia, umanoidi ciechi che abitano delle grotte, e soprattutto fighe che prima o poi, com'è...come non è, rimangono a tette di fuori. A proposito, i personaggi femminili del film sono: la bionda Xiomaria Rodriguez (Lenne), compagna di Sangraal nonché brutta copia della Siani; Yvonne Fraschetta, morettona discretoccia, figlia del capovillaggio Belem (pronunciato con involontaria comicità come Belen Rodriguez), e innamorata di Sangraal; Margareta Rance, alias Rani, la nera dea infernale perennemente a seno scoperto; Sabrina Siani, sorta di creatura tentatrice, una specie di sirena omerica della libidine che tenta Sangraal per indurlo alla perdizione e distoglierlo dal suo proposito di ottenere l'Arca dell'alleanza. La Siani, definita la reginetta del fantasy italiano, qui fa una comparsata di appena una manciata di secondi (anche se d'effetto, tutta ricoperta d'oro e in topless); tuttavia si gioca alquanto sulla sua presenza, poiché la locandina del film mette in primo piano un guerriero che manco per sbaglio assomiglia a Torrisi/Sangraal, e sotto, accovacciata, una bionda guerriera a seno nudo, che assomiglia più alla Siani che alla Rodriguez (Xiomaria eh, non Belen). Insomma, un'immagine che potrebbe ritrarre qualsiasi fantasy a caso; chi l'ha disegnata non aveva la più pallida idea del film, se non che si trattasse genericamente di "roba fantasy".
I dialoghi del film sarebbero quasi tutti da buttare, la voce narrante che apre e chiude il film è esaltata come fosse Apocalypse Now, e invece si tratta di quattro stracciaroli tra i sassi del Molise o della Calabria (non ho idea di dove sia stato girato, ma a occhio non mi pare la Nuova Zelanda di Peter Jackson). I combattimenti sono maldestri e pesanti, le facce del 90% del cast tradiscono profili non proprio ariani. Per non parlare di incongruenze senza un perché, come le creature della caverna, umani accecati dal buio e richiamati dalla luce e dal suono. Ora, nella caverna ogni 2 metri ci sono delle torce accese (da chi? Perché? E soprattutto, com'è che le creature non le hanno già trovate, visto che al minimo bagliore spuntano fuori come zombie?). Inoltre la caverna termina con il potente scroscio di una cascata, e anche qui: se il minimo sibilo allerta le creature, com'è che non si sono mai scapicollate alla cascata? Sangraal incontra un saggio, Rudek, che nella sua saggezza riesce pure a smaterializzarsi e sapere tutto di tutti; Rudek invia Sangraal alla ricerca dell'Arca dei templari, e qual è l'inestimabile tesoro di fede contenuto nell'Arca? Una balestra avvolta nel pellicciotto di gatto d'angora. Sangral la porta con sé, e spara dei dardi che uccidono chi ne viene colpito (eh....addirittura? Sensazionale!). Salvo che poi i cattivi vanno affettati a spadate altrimenti sai che palle con i dardini. Nella scena finale però la balestra serve finalmente a qualcosa, l'unica arma che può sconfiggere la perfida Rani è proprio la balestra templare, e tac, Rani muore, Sangraal vince, e bacia Yvonne Fraschetta a tette di fuori. Finalmente regna la pace nel mondo. Produzione super cheap, per un genere che in Italia ha avuto comunque la sua fetta di gloria proletaria con registi come D'Amato, Lenzi, Deodato, Fulci. Da notare gli effettacci un po' splatter, con spadate che sventrano budella e mozzano teste, e le musiche di Beppe Vessicchio, che ci provano ad essere epiche, con tanto di tema principale dedicato a Sangraal, sulla falsariga dei Carmina Burana (però è Beppe Vessicchio...).