Sahara

Sahara
Sahara

Ad appena 11 mesi di vita Brooke Shields è già fotografata sulle riviste (e poi anche in tv) per delle pubblicità di prodotti di igiene personale. A 11 anni è una modella, la più giovane della sua agenzia (la Ford di New York), a 14 è già apparsa su corazzate del calibro di Cosmopolitan o Vogue ed è considerata una vera e propria star. Al netto di piccole comparsate tv e in uno slasher al cinema, la sua carriera di celluloide ha inizio seriamente con Pretty Baby (1978) di Louis Malle dove, appena undicenne, interpreta il ruolo di una prostituta bambina, non esattamente il modo più indolore per debuttare nel cinema. Ed infatti fu subito scandalo (anche per via delle scene di nudo contenute nella pellicola). Il primo vero grande successo da protagonista però è Laguna Blu (uno dei miei film preferiti, per quanto possa interessare a chi legge), anche quello con i suoi bei momenti tutto sommato maliziosi considerando che la Shields aveva 14 anni quando lo girò. L'anno prima è in Wanda Nevada di Peter Fonda ed anche lì c'era stato del nudo. Intorno ai 16 anni la Shields è un nome di fama mondiale con la doppia carriera di attrice e modella, all'epoca il Time scrisse che il suo guadagno giornaliero ammontava a 10.000 dollari. Nel 1983 la Cannon dei cugini Menahem Golan e Yoram Globus finanzia quello che sarebbe dovuto essere un super colossal con la Shields, sulla scorta degli ottimi riscontri ricevuti da Indiana Jones al botteghino, dunque un film avventuroso ed esotico, con un tono declinato nella commedia e ovviamente la bellezza mozzafiato della Shields, decisamente un progetto ambizioso rispetto ai b-movies di stampo action, marchio di fabbrica della compagnia soprattutto nell'era Golan-Globus. Lo spunto di sceneggiatura derivava dal fatto storico realmente accaduto del figlio della Tatcher scomparso in nord Africa nel 1982 durante un rally automobilistico, a questo si aggiunse una particolare nevrosi di Golan per il film Lo Sceicco del 1921 con Rodolfo Valentino. Venne preventivato un budget di 15 milioni di dollari, enorme per la Cannon, e Guy Hamilton come regista. In realtà i nomi dei possibili registi cominciarono ad avvicendarsi come una girandola e, più in generale, tutta la fase di pre-produzione fu pesantemente minata dai diktat di Teri Shields, madre di Brooke ed executive producer del progetto.

Teri mise bocca nella sceneggiatura, nella scelta del cast e del regista. Il film doveva essere costruito attorno alla figlia, senza accenti sensuali troppo marcati, il ruolo del capo dei beduini Jaffar (che nel film si innamora della Shields, ricambiato) doveva essere affidato ad un attore bellissimo e dall'accento strano. Vennero presi in considerazioni anche non attori come il figlio di Khashoggi o quello di Kennedy (John F. Kennedy Jr.), ma il personaggio alla fine andò a Lambert Wilson. Poi c'era Golan, il quale a sua aveva la visione di  un film che non temesse gli stereotipi, Sahara anzi doveva essere un blockbuster romantico ed avventuroso nel quale tutti i giovani americani si sarebbero potuti identificare. Come regista si optò per Andrew V. McLaglen (con diversi western di successo all'attivo come McLintock, Shenandoah, Chisum e Rancho Bravo, ed autore nel '78 de I Quattro Dell'Oca Selvaggia e del relativo sequel). Gli abiti furono curati dallo stilista Valentino, le musiche da Ennio Morricone e per gli scenari desertici del Sahara venne utilizzato Israele (nei dintorni di Elat). La data di uscita sarebbe dovuta essere Natale 1893 ma venne posticipata al febbraio dell'anno dopo, ufficialmente perché la Cannon disse di non aver potuto ottenere una copertura di sale soddisfacente, ma secondo le malelingue il ritardo fu dovuto al pessimo feedback nelle anteprime. Col senno di poi il film incassò poco più di un milione di dollari (uscendo esclusivamente nelle sale della costa occidentale degli Stati Uniti), all'incirca il valore del compenso pagato alla Shields per la sua partecipazione. Sahara fece anche guadagnare un Razzie Award alla Shields, la quale più tardi disse che le esperienze vissute nei mesi di permanenza in Israele per girare il film furono nettamente più interessanti ed eccitanti del film stesso. Per la Cannon si rivelò un flop finanziario pesante e drammatico.

Ma la pellicola in sé poi com'è? La descrizione del suo diario di concepimento e lavorazione sostanzialmente ne rispecchia gli esiti, un film travagliato come gestazione, tronfio, costruito attorno all'attrice protagonista e con un occhio agli aspetti che avevano fatto ben incassare I Predatori Dell'Arca Perduta. Innanzitutto soffre di una sceneggiatura debole, con dialoghi a tratti di grande ingenuità, il tutto ulteriormente franato sotto i colpi di una regia lenta e con dei vuoti evidenti che non vengono colmati in nessun modo. Tutta la parte mediana nel deserto, durante la faida tra le tribù di beduini, dura troppo per il troppo poco che accade. D'accordo la bellezza stordente della Shields (e del suo corrispettivo maschile Wilson) ma più che appassionarsi al romanticismo della storia ci si annoia per la sua scarsità di eventi salienti. Il comparto comico è ai limiti del demenziale (si vedano i piloti tedeschi del rally, degni delle Wacky Races di Dick Dastardly e Muttley); così come è difficile credere alla verosimiglianza della Shields volitiva pilota da corsa, con i capelli al vento sempre perfetti come appena curati dal coiffeur, senza occhialini (come invece indossano tutti gli altri piloti), trucco ed abbronzatura perfette, mai un granello di sabbia addosso ed un sorriso Colgate ultra smagliante. Anche Jaffar è un beduino alquanto metrosexual per trascorrere la sua intera esistenza nel deserto. Tutto è molto manicheo, la tribù di Jaffar veste di blu, gli antagonisti sono bianchi, i piloti italiani del rally (che corrono su Alfa Romeo) sono dei gran cialtroni, i tedeschi sono tenaci e irriducibili, i francesi sono vaghi e inconcludenti.

Di stereotipi il film rischia effettivamente di morire. Tuttavia, esattamente come per Shanghai Surprise con Madonna, Sahara è un mio guilty pleasure, pur nella piena consapevolezza dei mille difetti che lo appestano. Il suo esotismo posticcio e urlato, l'autoreferenzialità della Shields, le atmosfere anni '20, la semplicità e l'ingenuità fanciullesca della storia, hanno un qualcosa di magico ed attraente, pur senza negare che Sahara sia di fondo un progetto mal riuscito, fallimentare e deficitario. A ben guardare il rapporto tra la giovane pilota e il tenebroso beduino è piuttosto sbilanciato, l'uomo piega la donna, la prende con la forza e lei cede come stregata (nonostante sia lui a professarsi innamorato pazzo); il "femminismo" della Shields cede rapidamente il passo alla sottomissione e addirittura nel finale lei abbandona tutto per concedersi al suo sposo e probabilmente trascorrere il resto della sua esistenza tra scorpioni e dune di sabbia, un ending decisamente contrario a ciò che ci si sarebbe aspettato, molto patriarcale e arcaico. Non passa un messaggio esattamente femminista e di grande modernità. Il film è difficilmente reperibile (se non a pagamento su piattaforme streaming), poiché non c'è un'edizione in dvd (o bluray) con traccia audio italiana né gode di passaggi televisivi.

Trailer ufficiale

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