Red Siren è un "criminal thriller" franzoso che ho scoperto direttamente in dvd, non so se sia mai uscito in sala a suo tempo. Tratto da un romanzo di Maurice G. Dantec, il film narra di una bimba, figlia di una madre abbastanza sui generis (Frances Barber), un'assassina con strane manie, parte di una non meglio precisata organizzazione criminale molto stratificata. La bimba scappa di casa e si rivolge alla Polizia, accusando la madre dell'omicidio della propria tata, con tanto di prove video e torture annesse. La Polizia inizialmente ha le mani legate, le prove non sono sufficienti e la donna è una "intoccabile". La bimba scappa e per caso finisce sotto protezione di un uomo misterioso (Jean-Marc Barr) che però si rivela un super soldato, una sorta di angelo custode pronto a difendere la bambina fino alla morte. - SPOILER: Coadiuvato dall'agente di Polizia Asia Argento, tenterà di resistere a tutti gli assalti degli scagnozzi della mamma monstre, fino alla risoluzione finale, con ricongiungimento della bimba col padre creduto morto.
La trama è gestita male, nel senso che diversi aspetti non sono ben chiariti e spiegati. Ad esempio, la mamma dark lady non si capisce bene chi sia e cosa faccia. E' ripetutamente definita "intoccabile", ovvero ha forse un ruolo pubblico, ma quale? E' protetta? Come e da chi? Fa parte di un'organizzazione criminale (alla quale afferisono pure dei "colonnelli"...) che non si sa bene a cosa sia dedita e perché sia criminale. Per altro, a un certo punto si accenna a orge depravate in casa, quindi la donna più che una gangster pare soprattutto una zozza. Però tortura e uccide per sport...boh, insomma la cosa è assai raffazzonata. E pure Jean-Marc Barr non si sa bene chi sia e perché faccia quel che fa. Un breve prologo lo ritrae nei Balcani (siamo un po' vaghi geograficamente) coinvolto nella guerra, malvolentieri però, perché col fucile in mano fa discorsi da pacifista a uno strano prete che invece fa il guerrafondaio. Poi lo ritroviamo per gli affari suoi, che gira in città armato fino ai denti e indossa un ciondolo simbolo di una sua affiliazione ad un... gruppo rivoluzionario? Sempre col solito prete giustiziere comunque a capo. Non sappiamo niente di Barr e dei suoi scopi, esattamente cosa faceva prima e cosa farà dopo la missione inaspettata di proteggere la bambina. Capiamo che è un "buono" e basta. Molto insomma è lasciato sullo sfondo della trama principale, forse il romanzo aiutava a chiarire, ma secondo Megaton si trattava evidentemente di orpelli inutili, visto che il focus della storia si riduce alla fuga della bimba, circondata dalla poliziotta amorosissima ed emotiva Asia, da Burr, eroe idealista, e dai cattivi che lo sono perché-si. Non è chiaro neppure perché la mamma strega tenga così tanto a riprendersi la bambina, visto che prove schiaccianti a suo carico non ce ne sono, anzi, sembra godere di protezioni ad alto livello, né si può dire che l'istinto materno sia una caratteristica dominante del personaggio, vista la sua caratterizzazione a metà strada tra Al Capone e Dita Von Teese.
Al di là di questo, l'azione è resa abbastanza bene, con momenti anche coinvolgenti, come la sparatoria in albergo ad esempio. Asia ha un ruolo un po' diverso dal solito, stavolta la dark lady mignotta non è lei; il suo look è molto casual, scarpe da ginnastica, jeans e camicetta slavata, niente trucco ed espressione sempre stropicciata. Nel film è doppiata, il che dovrebbe avallare la mia teoria che la Argento con una voce di una brava doppiatrice verrebbe dispensata dal suo peggior difetto (secondo alcuni), ovvero accento romanesco e timbro di voce mascolino, riuscendo a far emergere il suo non disprezzabile talento recitativo; tuttavia, mi sono così abituato alla voce di Asia che, lo confesso, per quanto paradossale, mi è mancata! Le atmosfere sono visibilmente francesi, c'è poco da fare, c'è quel non so che di europeo e, segnatamente transalpino, che caratterizza il film, per alcuni magari un pregio, per altri un limite, dipende. Il titolo, Red Siren (La Sirène Rouge), si riferisce al nomignolo con il qule il papà chiamava la bimba dopo che lei aveva preso il sole e la sua faccia era diventata tutta rossa. Caruccio, senza infamia e senza lode.